di Giovanni Cecini

Il referendum confermativo dell’autunno 2001, invertendo il titolo V della Costituzione e avviando il primo abbozzo di federalismo (voluto dall’Ulivo e criticato dalla Lega perché troppo tiepido), investì gli enti locali di nuovi onori e oneri. A tali disposizioni le giunte e i consigli comunali si dovettero attenere, anche in sussidiarietà con il governo centrale, nella speranza di far quadrare i bilanci in parte con le imposte locali e in parte con gli stanziamenti nazionali. Già nella legislatura 2001-2006 il governo limitò una parte importante di questi ultimi, nella rincorsa ai tagli, ma le iatture per i comuni non dovevano finire. Berlusconi lo aveva promesso per due campagne elettorali di seguito: se vengo scelto a guidare ancora il governo nazionale, tolgo l’Ici. Nel 2006 per una manciata di voti aveva dovuto cedere il passo a Romano Prodi, ma nel 2008 il Cavaliere ha convinto gli italiani, ha vinto lo scontro elettorale e a tempo di record ha varato il provvedimento per abolire l’imposta comunale sulla prima casa, già dalla scadenza di giugno.

di Valentina Laviola

Si va delineando il nuovo volto della Sanità italiana con il maxi emendamento alla legge Finanziaria, già approvato alla Camera e in attesa ora che ripassi dal Senato per l’approvazione definitiva. Si faranno dei passi indietro rilevanti sia rispetto al risanamento economico della sanità regionale ottenuto negli ultimi anni, sia rispetto ai nuovi servizi a disposizione dei cittadini introdotti dal precedente ministro Livia Turco. Con le nuove regole, in pratica, cambiano i Lea, cioè i livelli essenziali di assistenza sanitaria: in sostanza, le prestazioni che il Sistema sanitario nazionale è tenuto a garantire (che erano stati invece innalzati dal precedente governo). Ora garantirli spetterà alla discrezionalità - e disponibilità economica - delle singole Regioni. Cadranno, ovviamente vittime dei tagli economici, alcune misure rivolte alle categorie sociali deboli, quali le cure odontoiatriche per gli indigenti, la fornitura di apparecchi acustici e per parlare, una maggiore assistenza ai malati cronici (per esempio le persone colpite da Alzheimer) e per i malati terminali.

di Mariavittoria Orsolato

La corsa in discesa del governo Berlusconi sta subendo un arresto clamoroso sulla questione sociale. La norma anti-precari e l’abolizione dell’assegno sociale hanno trovato la strenua resistenza dell’opposizione, che martedì alla Camera è riuscita a far andar sotto la maggioranza. Non bastasse, da Strasburgo arriva puntuale il rapporto del commissario ai diritti umani per il Consiglio Europeo - branca indipendente dall’Unione che, con 47 Stati membri, è il principale organo continentale per la tutela dei diritti fondamentali – che stronca in toto i frutti di quella che è ormai stata definita dalle Istituzioni, l’emergenza clandestini. Nel carteggio inviato lo scorso 1° luglio al Viminale, lo svedese Thomas Hammarberg punta il dito contro la politica securitaria del Ministro dell’Interno Maroni, a suo dire “incapace di affrontare con gli strumenti normativi tradizionali un fenomeno non nuovo”.

di Maura Cossutta

Il congresso di Chianciano è finito e Paolo Ferrero è il nuovo segretario di Rifondazione, eletto con 142 voti a favore (uno soltanto in più rispetto al quorum necessario) e 134 contrari. Un voto a sorpresa, che ha portato alla vittoria il candidato non favorito. Uno spettacolare colpo di scena? Certo, la sorpresa c'è stata, i pronostici sono stati ribaltati, ma di colpo di scena sarebbe meglio non parlare. Si tratta infatti della vittoria di un'operazione politica organizzata bene, ma giocata con rituali ben noti, utilizzando meccanismi e dinamiche da tempo consolidate in quel partito. E che si sapeva potessero prevalere. In questo senso la vittoria di Vendola poteva essere nelle cose, se la mediazione fosse riuscita. Ma la vittoria di Ferrero non può stupire più di tanto. Sembra allora piuttosto un dejà vu, per chi ben ricorda la storia di Rifondazione e il passaggio di un altro lontano congresso, nel 1998.

di Mariavittoria Orsolato

Lo potremmo chiamare lodo Speedy Gonzales. Venticinque giorni: tanto è bastato al team delle libertà per discutere, approvare e promulgare il disegno di legge sull’immunità alle quattro più alte cariche dello Stato. Con 171 voti a favore, 128 contrari e i soliti 6 Udc astenuti, il lodo Alfano - versione riveduta, corretta ma non edulcorata, dell’incostituzionale lodo Schifani targato 2004 - ha superato lo scoglio del Senato ed è arrivato tra le mani del Presidente della Repubblica che, probabilmente (auto)convintosi che l’immunità istituzionale era il male minore tra i tanti proposti mali-decreti, l’ha controfirmato e promulgato ufficialmente come legge dello Stato. Grazie a questo blitz della maggioranza, Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio e Presidenti delle due Camere potranno teoricamente commettere all’interno dei loro mandati qualsiasi tipo di malefatta perseguibile penalmente e non essere nemmeno sfiorati dalla lunga ( ? ) mano della Giustizia.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy