di Eugenio Roscini Vitali

“Non consentirò occupazioni di scuole e università e invierò le forze dell’ordine contro chiunque impedisca lo svolgimento delle lezioni”. Queste le parole del premier Silvio Berlusconi che, preoccupato soprattutto del boicottaggio dei mezzi di comunicazione che - a suo dire - non danno il giusto eco alle sue affermazioni, ha aggiunto: “Avete quattro anni e mezzo per farci il callo, non retrocederò di un millimetro”. Una conferenza stampa esaustiva, un diktak che ha avuto la risonanza che meritava e di cui hanno parlato tutti, giornali e televisioni; la limpida fotografia della situazione in cui versa il Paese: tolleranza zero e diritto minimo garantito, a patto che non esca dagli schemi. Il decreto 137 sulla scuola e l’ultimo di una serie di passi che tende a riportare indietro l’Italia di almeno cinquant’anni: il populismo penale in nome della sicurezza, la militarizzazione delle città, la legge delega sul diritto allo sciopero, il nuovo modello contrattuale nel pubblico impiego e le proposte della Confindustria per un ritorno alle gabbie salariali; solo alcuni esempi che ci lasciano immaginare cosa accadrà nei tempi a venire. Berlusconi è uscito dalla discoteca, ha indossato lo scolapasta e dichiarato guerra al dissenso.

di Mariavittoria Orsolato

Ennesima tragedia greca tra le tragedie greche che ogni giorno occhieggiano dai nostri teleschermi, domenica sera in casa Fazio (Fabio) si è consumato in diretta tv un altro capitolo della versione sinistrorsa del divorzio all’italiana. Protagonista Walter Veltroni, che nell’intervista rilasciata a “Che tempo che fa”, ha sancito la fine della già precaria alleanza con l’ex pm Di Pietro e la sua Italia dei Valori: “Quell’alleanza è stata fatta sulla base di un programma che è stato sottoscritto da entrambi con l’impegno a fare un gruppo parlamentare con prospettive di convergenza ed è finita il giorno in cui Di Pietro ha preso e ha stracciato questo impegno perché aveva un numero di parlamentari necessario a formare un gruppo parlamentare improprio. Poi noi abbiamo due posizioni diverse (…) è una vita che vedo fare opposizione con un tono di voce alto. Credo appaia evidente chi dei due è venuto meno all’impegno, non siamo stati noi”.

di Mariavittoria Orsolato

Il lungo autunno caldo della scuola è ufficialmente cominciato. In tutto il belpaese si contano a centinaia le iniziative di protesta all’attuazione della riforma scolastica targata Gelmini-Tremonti, una riforma presentata come la rivoluzione del grembiulino e del 7 in condotta ma che non piace a nessuno e che, combinata con il famigerato decreto Brunetta sugli statali, investe non solo le scuole e le sue componenti ma anche le già in ginocchio governance locali. Ma andiamo per ordine: la riforma si avvale del supporto della finanziaria 2008 - già contestata per i suoi 14.000 esuberi nell’istruzione - ed ha come imperativo il taglio di tutto ciò che agli occhi del duo forzista sembra superfluo, a partire dagli insegnanti che entro il 2012 dovranno essere ridotti di 87.341 unità, di cui 42.105 già dal prossimo anno scolastico grazie - o a causa - del ritorno del maestro unico alle elementari. La scure del governo si abbatterà poi sui cosiddetti ATA (personale tecnico e amministrativo) per cui è disposta una decurtazione del 17% sempre entro il 2012 e ciò significa che ben 44.500 dipendenti verranno gentilmente accompagnati alla porta; i più esposti alla cacciata sono ovviante i collaboratori scolastici, cosiddetti bidelli, che dovranno potare sul piatto della Gelmini ben 29.076 teste.

di Valentina Laviola

Oggi scrivo da giovane italiana, da studentessa iscritta all’Università La Sapienza di Roma, per dar voce ad altri studenti e far sapere al maggior numero possibile di persone cosa sta accadendo e cosa accadrà quando la legge 133 sarà effettiva. Ieri mattina, nell’enorme assemblea che si è tenuta sul piazzale della Minerva, all’interno della città universitaria, alla quale hanno partecipato migliaia di studenti provenienti dalle diverse Facoltà, un professore ci ha detto “Vi hanno rubato il futuro”. Aveva ragione. La frase del titolo campeggiava su uno striscione ieri all’università. Credo sia rappresentativa della voglia che i ragazzi hanno di tornare a possedere il sapere che gli spetta, dell’entusiasmo con il quale credano ancora nell’università e nelle possibilità che questa dovrebbe offrire loro. Credo anche che dimostri il livello di consapevolezza che essi hanno rispetto alle conseguenze pratiche che lo smantellamento dell’istruzione pubblica porterà all’Italia. Siamo la generazione che ha avuto tutto e che non avrà niente:

di Alessandro Iacuelli

Con il "ddl sviluppo", sottoposto in questi giorni al voto della commissione Attività produttive della Camera e all'esame dell'aula di Montecitorio a partire dal prossimo giovedì, torna l'Agenzia per la sicurezza nucleare. Torna attraverso un emendamento presentato dal governo e depositato dal viceministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso, così come già anticipato dal relatore Enzo Raisi. Scompare quindi l'ipotesi della delega per definire profilo e modalità d’istituzione dell'organismo. L'agenzia è la sola autorità nazionale responsabile per la sicurezza e la salvaguardia nucleare. Sarà un organo collegiale composto dal Presidente e da quattro componenti. Il presidente è di nomina del presidente del Consiglio, due componenti sono designati dal ministero dello Sviluppo e due dal ministero dell'Ambiente.


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