di Mariavittoria Orsolato

Tra i tanti divorzi celebri del 2008, da quello di Madonna alla nostra personalissima “guerra dei rossi” - parafrasando con spirito cinefilo la querelle correntista del Pd - spicca nel nostro stivale un fenomeno politico che, se ancora divorzio non è, è sicuramente separazione in casa: stiamo parlando del pluriennale ma ormai dissolto connubio della destra italiana con San Pietro. Il Pdl non è nuovo alle tirate d’orecchio vaticane, già a luglio i vescovi avevano giudicato “deprecabile” l’idea di prendere le impronte ai bimbi rom; a settembre poi la Santa Sede ammoniva duramente il governo per la scarsa considerazione nei confronti dei rifugiati. Sulla stessa lunghezza d’onda l’editoriale di Famiglia Cristiana firmato da Beppe Del Colle, con cui l’organo di stampa dei paolini ha aperto l'edizione scorsa del suo settimanale. Nell’articolo si puntava l’indice contro la nuova ed aggiornata versione del fantomatico pacchetto sicurezza targato Maroni: “Indegno di uno stato di diritto”, questo il giudizio che Famiglia Cristiana riserva alla proposta di legge al vaglio del Senato nei prossimi giorni.

di Rosa Ana De Santis

L’abbiamo vista sorridente e composta alle Invasioni Barbariche. Più vigorosa e rigida da Matrix. Un soldato del partito, una tifosa indottrinata a dovere che ha studiato con cura la propaganda delle virtù berlusconiane. Bellissima. E’ il nostro Ministro delle Pari Opportunità. In soli due anni un’ascesa repentina, una cometa nel panorama istituzionale nostrano. Lei, che di stelle se ne intende, a destra. Così titola il suo libro. Pronta a difendersi dalla ferocia - come lei la chiama - delle insinuazioni che le piovono addosso. Quelle per cui sembra strano e suscita dubbi, a tratti ilarità, che in cosi poco tempo una giovane donna, il cui successo mediatico stava nelle sue forme esuberanti ora castigate da abiti d’occasione, con così breve esperienza politica potesse arrivare a fare il ministro. Rimangono dubbi su presunte scorciatoie, ma certezze in un impegno sul campo quasi inesistente. Intercettazioni sì o intercettazioni no. Perché non c’entra nulla l’anagrafica, il genere e la sua indubitabile bellezza. Tornano utili come argomenti di difesa, ma soffrono di un eccesso di ingenuità.

di Eugenio Roscini Vitali

Sacconi e la Marcegaglia hanno vinto e lo hanno fatto grazie al ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, che sul fronte della tutela sul lavoro ha aggirato l’articolo 2112 del codice civile, quello che protegge i diritti dei dipendenti di quelle imprese che in momenti di crisi decidono di cedere interi rami aziendali. Questa la legge in vigore fino a ieri: “Mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d’azienda: in caso di trasferimento d’azienda, il rapporto di lavoro continua con il cessionario ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano. Il cedente ed il cessionario sono obbligati, in solido, per tutti crediti che il lavoratore aveva al tempo del trasferimento….. Il cessionario è tenuto ad applicare i trattamenti economici e normativi previsti dai contratti collettivi nazionali, territoriali ed aziendali vigenti alla data del trasferimento…….”. L’assalto è avvenuto come al solito in modo sibillino, davanti agli occhi di un’opposizione divisa ed alienata dai problemi interni, problemi che evidentemente non gli permettono di reagire.

di Mariavittoria Orsolato

Continua a trascinarsi in una penosa catena di eventi il melodramma della commissione di vigilanza Rai. L’elezione a tradimento dell’ex Udeur Villari, come preannunciato, ha sollevato un polverone di polemiche e ha scoperto altarini che in molti disperavano ormai di vedere svelati. Dopo il battibecco sulla legittimità di un’elezione avvenuta fuori dalle normali consuetudini, le dimissioni di quello che già sembrava un cavallo di Troia, erano intese ed attese come atto dovuto ma, ad una settimana dall’annuncio, il nostro Villari Riccardo non sembra proprio intenzionato a lasciare la sedia a Sergio Zavoli - senatore Pd nonché ex presidente Rai - su cui i favori di entrambi gli schieramenti sono caduti dopo l’impasse Orlando. E siccome, a quanto si dice, “ la parola dimissioni non esiste nel vocabolario di un democristiano”, l’attuale presidente di commissione si dichiara “sereno” e prepara già bozze di regolamenti e ordini del giorno perché “è mia intenzione ferma porre al primo posto la priorità di ogni parlamentare, che è quella di rispettare e garantire le istituzioni repubblicane”. Come suol dirsi, il patriottismo è l’ultima spiaggia dei cialtroni.

di Saverio Monno

Tempi duri per il Paese. Occorre tirare la cinghia. Siamo in piena recessione ed alle prese con la più forte e lunga crisi economica che si ricordi. I margini di ricchezza si sono fortemente ridotti. Cosa fa il governo liberale in una congiuntura di questo tipo? Taglia la spesa pubblica, finge di ridurre le imposte ed abbandona ciascuno a se stesso. In questi primi mesi di attività, il governo ci ha dato solo un assaggio di tutto ciò, il “bello” deve ancora venire. Ci siamo liberati dell’ICI sulla prima casa - che a quanto pare era la causa principale dei dissesti economici familiari - ciononostante, se prima non si arrivava alla fine del mese, ora non si passa la prima settimana. Poi sono arrivati i tagli alla spesa pubblica. Erano vent’anni che cercavano di farci entrare nella zucca che “tutto ciò che è pubblico è spreco”, quest’estate si è passati ai fatti. “È finita la ricreazione!” come diceva qualcuno.


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