di Giovanni Gnazzi

Da ormai quarantotto ore, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è tornato ad occupare la purtroppo misera scena politica italiana. Non per presentare provvedimenti in grado di fronteggiare la crisi, ci mancherebbe. Eluana Englaro, il suo magnifico padre Bepppino, l’ordinamento della Repubblica e la Carta Costituzionale sono stati uno dopo l’altro il bersaglio delle sue esternazioni. Il premier, parso assai provato, con evidenti segni di cedimento del lifting e chiari segnali di cesarismo patologico, ha snocciolato davanti alle televisioni protese a rimboccare gli angoli del tappeto offertogli, parole e atti che evidenziano, molto aldilà del merito delle questioni trattate, il piano di un uomo ormai deciso a tentare il tutto per tutto per sopravvivere ad una vicenda politica troppo più grande di lui.

di Mariavittoria Orsolato

Con un liberatorio sospiro di sollievo possiamo dire che finalmente è finita. E’ finito cioè quell’inglorioso spettacolino di cui la politica nostrana ci ha fatto sfoggio dallo scorso maggio, quando la poltrona maxima della Commissione parlamentare di vigilanza Rai è rimasta vacante. La nomina dell’ottuagenario (alla faccia del rinnovamento) Sergio Zavoli, già presidente Rai nonché stimato giornalista, ha messo d’accordo in modo quasi bipartisan, ponendo fine agli indecorosi giochetti e battibecchi che avevano portato al ben noto affare Villari, (detto Vinavillari, perché è così che viene scherzosamente appellato l’ex senatore Pd eletto grazie ai voti - e alle spinte - del Pdl). Su 39 commissari presenti, Zavoli ha avuto ben 34 placet, solo 4 astensioni e una scheda nulla pro Villari: un miracolo di concertazione che però era già scritto da almeno un paio di mesi e che era slittato solo ed esclusivamente a causa dell’indefesso attaccamento al dovere del precedente presidente di Commissione.

di Mariavittoria Orsolato

Squillano nuovamente le trombette di Palazzo Piacentini. Dopo l’annuncio dell’informatizzazione degli archivi delle procure, il giovane Angelino assesta un nuovo colpo basso alla dea Themis nella versione riveduta e corretta del disegno di legge sulle intercettazioni: tetti di spesa per le procure, tempi ridotti per l’ascolto - non più di 45 giorni, prorogabili di altri 15, eccezion fatta per i reati di mafia e terrorismo - e (il gran finale) intercettazioni solo per “gravi indizi di colpevolezza”. Ciò significa che se prima le intercettazioni venivano fatte anche solo per indizi di reato - ovvero si ascoltava chiunque potesse essere connesso in qualsiasi modo al reato - ora si potranno seguire le conversazioni solo di chi si sospetta abbia realmente commesso il reato: ma se il controllo delle utenze serve principalmente a dipanare i dubbi sulla colpevolezza, come si può ascoltare il sospettato senza ascoltare il suo interlocutore, che magari sospettato non è (o non lo era fino a quel momento)? Misteri di casa nostra, che però non smentiscono l’idea che questo cambiamento nel codice sia ben più e ben altro rispetto a una semplice modifica di forma.

di Mariavittoria Orsolato

L’antefatto risale allo scorso mercoledì 21 gennaio, quando in 64 sono sbarcati sulle coste di Lampedusa. Altri otto, o forse dieci, non sono arrivati perché sono scivolati inermi nell’acqua: morti di stenti, di fame o di freddo. Quelli che ce l’hanno fatta sono diventati carne fresca per un Cpa che definire al collasso risulterebbe eufemistico. Sono ormai 1800 i migranti in attesa al centro di prima accoglienza dell’isola, più del doppio di quelli che la struttura può ospitare, arrivando anche ad essere in 50 in camerate omologate al massimo per 20 persone. Il sindaco Dino De Rubeis denuncia la criticità della situazione e rimuove “a malincuore” la sua vice Angela Maraventano, senatrice in quota Lega Nord, colpevole di aver causato grave allarme sociale nella popolazione dell'isola. Nella motivazione alla revoca si legge: “La senatrice anziché farsi interprete di tale giusto e fondato disagio, ha assunto sulla questione immigrazione posizioni dissonati con quella del sindaco, dell’amministrazione e della popolazione”.

di Mariavittoria Orsolato

Pare che negli ultimi tempi il Codacons abbia avuto un boom di contatti. Una marea inferocita di pensionati e genitori single ha fatto appello all’associazione in difesa dei consumatori per denunciare un fenomeno che le molte sibille dark dell’informazione nostrana avevano paventato: la Social Card promossa dal governo è una truffa. Si era già parlato di come fosse difficile raggiungere gli standard indicati nel modulo ISEE, ma oltre al danno per le migliaia di persone ingiustamente escluse si aggiunge - come nelle migliori commedie all’italiana - la beffa di quanti la Social Card l’hanno ricevuta ma non l’hanno ancora utilizzata. Secondo i dati forniti dall’INPS, già al primo pagamento 190.000 carte di credito su 520.000 erogate - circa un terzo - risultano scoperte.


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