di Mariavittoria Orsolato

Per tutti quelli che credevano che l’Onda studentesca fosse stata prematuramente annichilita dalle vacanze natalizie, la tre giorni di Torino dovrebbe se non altro portare a ricredersi sulla caparbietà di questi ragazzi. L’occasione è stata la conferenza internazionale dei rettori delle università di 19 paesi - quello che gli stessi promotori hanno ribattezzato G8 University Summit - sponsorizzato dal Politecnico di Torino, dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) e dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. Il tema annunciato dell’incontro è stato lo sviluppo sostenibile “articolato - specifica il rettore del Politecnico Francesco Profumo, padre putativo della manifestazione - secondo le cinque E inglesi: energia, economia, etica, ambiente ed educazione”. Vuoi un po’ l’infelice o quantomeno ingenua denominazione dell’incontro (se lo chiami G8, lo scontro te lo devi aspettare automaticamente), vuoi un po’ la tematica scelta (parlare di sviluppo in tempi di crisi è praticamente un ossimoro), fatto sta che tra il 17 e il 19 si sono riuniti a Torino almeno 5.000 giovani provenienti da tutta Italia ma anche da Spagna, Francia, Grecia e Germania.

di Mario Braconi

Il 7 maggio tre carrette del mare vengono intercettate mentre ancora sono in acque territoriali libiche. I 227 migranti, tra cui 41 donne (tre in gravidanza), e 3 bambini che si trovano a bordo delle barche, vengono caricati sulle motovedette della Guardia di Finanza e della Capitaneria di porto italiane e riaccompagnati in Libia, il paese da cui sono partiti. Un’azione vile, che scatena indignate proteste delle più importanti associazioni di tutela dei diritti umani, dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, del Consiglio Europeo e della chiesa cattolica. Al generale sconcerto il ministro degli Interni Roberto Maroni risponde con palpabile esaltazione, definendo l’azione in mare degli Italiani un risultato “storico”; finalmente un “successo” mediatico da celebrare dopo le sonore bocciature subite da tutti i provvedimenti anti-immigrazione da lui stesso ideati: quelli, per intenderci, disegnati per trasformare medici e presidi di scuola in delatori.

di Rosa Ana de Santis

Nei giorni scorsi aveva fatto il giro del web e della carta stampata l’appello, inviato alle massime autorità, di Paolo Ravasin. Le parole di un uomo in un filo di voce, soffocato da una malattia cronica e progressiva come la SLA, hanno ricordato allo Stato e alla Chiesa di non potersi sostituire alla libera scelta di ognuno. Nelle sue direttive anticipate Ravasin aveva espresso la libera scelta e volontà di non essere alimentato e idratato a forza, una volta divenuto incapace di farlo autonomamente e in modo naturale. Un testamento che rischia di diventare carta straccia nel percorso che sta facendo in Parlamento il testo di legge Calabrò e che ha visto in Senato la sua ufficiale approvazione. Un obbligo alla vita, così come lo Stato la pensa e la intende, che tracima ogni limite e svilisce di valore il rispetto della libertà personale.

di Mariavittoria Orsolato

Incorreggibile: questo forse l’aggettivo più blando da tributare all’onorevole con la coppola Marcello Dell’Utri. Non pago di essere uno dei più sbugiardati bugiardi della seconda Repubblica - lo dicono diverse corti giudiziarie italiane, dalle Alpi all’Etna in modo unanime - il senatore Pdl ci ha donato una delle sue tante (e, vi assicuriamo, imperdibili) verità durante un’intervista al canale YouTube Klauscondicio, esperimento web del “noto massmediologo” Klaus Davi. Nella mezz’ora scarsa di intervista, l’ex allenatore del Torrescalla poi assurto a terzo braccio dell’ubiquo Berlusconi, ha sciorinato una sequela di battute improbabili sulla vera storia di Benito Mussolini, mutuate da cinque diari ritrovati a Bellinzona un paio di anni fa ma ancora oggetto di forti (e fondati) dubbi in merito all’autenticità.

di Mariavittoria Orsolato

In 15 anni aveva sempre avuto altro da fare. Il week-end in Sardegna (2002, 2003 e 2005), il tour del preziosissimo “chansonnier ad personam” Apicella nel 2004; nel lontano 1994 era addirittura impegnato a far dir messa nella sua cappella privata di villa San Martino, poi il lavoro e le beghe coi comunisti e i brindisi a palazzo Grazioli con il vecchio e nostalgico amico Ciarrapico. Sarà che i comunisti ormai sono letteralmente dissolti, sarà che la Sardegna - dopo l’annuncio improbabile di voler spostare il G8 a L’Aquila - non ne vuol sentire proprio parlare di capatine del premier, ma questo 25 aprile il presidente del Consiglio ci omaggerà della sua istituzionale presenza alle celebrazioni per la Liberazione dal nazi-fascismo.


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