di Mariavittoria Orsolato

Era l’8 settembre del 2007, quando chiamate all’appello da Beppe Grillo, 350.000 persone si misero pazientemente in code chilometriche per firmare una proposta di legge che espellesse i condannati in via definitiva dal parlamento, che limitasse i mandati elettorali a due legislature e che desse una sistemata al “porcellum” elettorale. A due anni di distanza le firme giacciono ancora sulla scrivania dell’onorevole Vizzini (presidente della Commissione permanente Affari Costituzionali al Senato) ma l’esercito di quelli che la stampa definì con intento di spregio “grillini” si è ingrandito, si è organizzato e, come aveva auspicato lo stesso comico genovese in occasione di quel famoso Vaffanculo-Day, si è buttato in politica. Aborrendo per manifesta autodefinizione i partiti, i seguaci, gli estimatori o, più semplicemente, i lettori del blog di Grillo, hanno creato ex-novo delle liste civiche da presentare alle prossime amministrative. I punti del programma, decisi lo scorso 8 marzo a Firenze e scritti nero su bianco su quella che è stata ribattezzata la “Carta di Firenze”, sono chiari e valgono per tutti: acqua, ambiente, trasporti, sviluppo ed energia sono gli aspetti su cui si deve concentrare una lista che voglia avvalersi delle 5 stelle che certificano l’approvazione dell’istrione genovese. Onde evitare infiltrazioni politiche e spiacevoli accostamenti, il comico ha infatti deciso di vagliare le buone intenzioni e soprattutto i candidati delle aspiranti liste civiche, nella speranza di fugare ogni ragionevole dubbio sulla credibilità del progetto: niente condannati, niente professionisti delle legislature, niente tessere partitiche.

“Questi sono degli sfigati, non vinceranno mai. Ma bastano uno o due di questi ragazzi che entrano a fare i consiglieri comunali ed è finito il giochino”. Così Grillo ha presentato i candidati alle comunali di Bologna e in effetti non ha tutti i torti: giovani precari, tecnici, impiegate, addirittura un operatore ecologico, facce semplici e sicuramente lontane anni luce dai sorrisi patinati che ci vengono propinati dall’usuale teatrino della politica. Se i modi e il linguaggio non sono certo da politicanti navigati, il piglio è però deciso e quella di ripartire dal basso, con i consigli comunali, non è certo un’idea malvagia, visto e considerato che sono i Comuni a decidere in ultima istanza sulla nostra quotidianità.

Ripubblicizzazione dell’acqua, impianti di depurazione obbligatori per ogni abitazione non collegabile a un impianto fognario, contributi e finanziamenti comunali per impianti di depurazione privati; espansione del verde urbano; concessioni di licenze edilizie solo per demolizioni e ricostruzioni di edifici civili o per cambi di destinazioni d’uso di aree industriali dismesse; piano di trasporti pubblici non inquinanti e rete di piste ciclabili cittadine; piano di mobilità per i disabili; connettività gratuita per i residenti nel Comune; creazione di punti pubblici di telelavoro; rifiuti zero; sviluppo delle fonti rinnovabili come il fotovoltaico e l’eolico con contributi/finanziamenti comunali; efficienza energetica; favorire le produzioni locali. Questo il programma tassativo di ogni lista civica, un programma che - oltre alla pretesa di avviare un “nuovo rinascimento” - dalla sua ha, se non altro, il buonsenso di voler cercare di amministrare secondo criteri razionalmente incontrovertibili e soprattutto slegati dalla solita logica clientelare.

Non c’è certo nulla di nuovo, sono anni ormai che Grillo si strappa i capelli sul palco e sul web tentando di promuovere uno stile di vita ecocompatibile, energeticamente virtuoso e autosufficiente così come è ormai palese la profonda avversione verso i tradizionali schemi della politica italiota, interpretata come un infinito soliloquio di Pdl e Pd (meno elle) ¬- come direbbe Grillo. Non stupisce perciò che uno come Antonio Di Pietro strizzi l’occhio ai progetti dei “grillini”; stupisce di più il fatto che sia Grillo a fare campagna elettorale per alcuni candidati europei in quota Idv ¬- nella fattispecie Sonia Alfano, Luigi De Magistris e Carlo Vulpio - nonostante abbia a più riprese intimato all’amico Tonino di fare “piazza pulita” nel suo partito, soprattutto in Campania.

Le ragioni di questo simil-connubio sono semplici: i tre candidati sopraccitati corrono come indipendenti nella lista dipietrista e rappresentano i tre punti fondamentali dell’anomalia italiana contro cui Grillo sbraita da anni ovvero la lotta alla mafia, la giustizia e la libera informazione. Mistero svelato. Ora, se la vita politica di queste 62 liste civiche a 5 stelle è quantomeno di durata dubbia, il progetto ha sicuramente dei presupposti validi: il “nuovo rinascimento” verso cui tendono i ragazzi di Grillo è soprattutto un rinascimento culturale, una rivoluzione nel modo di approcciarsi alla quotidianità, ripensando il propri ruolo di cittadini. Dal palco di Piazza Maggiore Grillo disse: “Mao ha fatto la più grande rivoluzione cinese partendo dalle campagne. Qui si parte da cittadini, da gente comune”. Saranno loro la vera alternativa alla defunta sinistra?

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