Cosa c'è di più spaventoso: credere in un potere superiore che controlla ogni nostra azione o non credere affatto? Heretic, il nuovo thriller di Scott Beck e Bryan Woods, gioca su questa dicotomia, esplorando i meccanismi della fede e della manipolazione psicologica. A differenza dei classici horror sui fanatici religiosi, Heretic scava più a fondo, analizzando non solo cosa crediamo, ma chi ci ha insegnato a crederci.

Un tenero e toccante corso intensivo per diventare "adulto" ed imparare l'autonomia. La vita da grandi, nuovo film della regista Greta Scarano, con Matilda De Angelis e Yuri Tuci, racconta la storia di Irene, che vive la sua vita a Roma, lontana dalla sua famiglia d'origine. Sua madre, però, le chiede di tornare per qualche giorno a Rimini, la città dove è nata e dalla quale è fuggita, per prendersi cura del fratello maggiore autistico, Omar.

Il documentario Lago Escondido, sovranità in gioco continua il suo tour nei festival internazionali del cinema e aggiunge due nuove partecipazioni: il Festival del Cinema di Malaga, in Spagna, e il festival "Rencontres du cinéma latino-américain" di Bordeaux, Francia.

Tra il 14 e il 23 marzo, il documentario sarà presente alla 28ª edizione del Festival del Cinema di Malaga e verrà proiettato nella Sezione "Proiezioni Speciali Documentari". Tra il 19 e il 25 marzo parteciperà al festival "Rencontres du cinéma latino-américain", organizzato da France Amérique Latine Comité Bordeaux Gironde, che quest'anno celebra la sua 42ª edizione.

In seguito, il film raggiungerà la sua decima partecipazione a festival internazionali di cinema, avendo già vinto premi a Girona (Spagna), "Contra el Silencio Todas las Voces" (Città del Messico, Messico), "Love, Peace and Freedom" (San Cristóbal de las Casas, Messico) e a Bombay (India).

La presenza di questo documentario in tanti festival internazionali rappresenta un riconoscimento alla lotta del popolo argentino per la sovranità e la giustizia. È un'opportunità imperdibile per vedere un film che ci invita a riflettere sull'importanza di difendere i nostri diritti e la nostra terra.

Il film, completamente indipendente, è stato diretto da Camilo Gómez Montero e prodotto da Javier Morello e documenta la Settima Marcia per la Sovranità al Lago Escondido, durante la quale un gruppo di militanti e attivisti argentini, provenienti da diverse parti del Paese, attraversa sentieri e montagne della Patagonia per protestare contro l'usurpazione da parte di Joe Lewis, un miliardario britannico – la sesta fortuna del Regno Unito – che si è appropriato fraudolentemente di dodicimila ettari, trasformandoli in un vero e proprio feudo, operante come uno Stato parallelo.

Tuttavia, dietro questa appropriazione di terre si celano interessi ancora più oscuri. È stato denunciato che Lewis ha legami con la NATO e che la sua proprietà a Lago Escondido potrebbe essere utilizzata per operazioni di sorveglianza e controllo nella regione. Inoltre, sono state segnalate la presenza di soldati israeliani nella zona e l’avvistamento di aerei britannici nell’area.

Recentemente, poche settimane fa, un gruppo di attivisti e militanti si preparava a marciare nuovamente verso Lago Escondido, ma i loro piani sono stati ostacolati da incendi fuori controllo che hanno bloccato il passaggio della colonna di montagna. Secondo le informazioni locali, gli incendi sarebbero stati dolosi e appiccati intenzionalmente per impedire la marcia. Questo episodio è solo un esempio della tensione e del conflitto che circondano la proprietà di Lewis a Lago Escondido.

Qualche mese fa, su AltreNotizie.org, abbiamo pubblicato un articolo intitolato "Parallelo 42: la NATO in Argentina", che analizza gli eventi nel sud del Paese, in particolare nella zona del Parallelo 42, dove si registrano questi episodi.

In occasione della proiezione a Malaga, due dei partecipanti alla settima marcia, Gladys Orellana e Paco Olveira, sacerdote del Grupo de Curas en Opción por las y los Pobres de Argentina, saranno presenti insieme al co-produttore del film, Javier Morello. Tutti parteciperanno poi lunedì 17 marzo, alle 16:00, presso il Centro Culturale María Victoria Atencia, a una tavola rotonda per dialogare con il pubblico del Festival di Malaga.

Miglior regia al festival di Cannes 2024, Grand Tour, firmato da Miguel Gomes, è ambientato a  Rangoon, in Birmania, nel 1918. Edward, un funzionario dell'Impero britannico, fugge dalla fidanzata Molly il giorno del suo arrivo per il loro matrimonio. Durante il viaggio, però, il panico si trasforma in malinconia. Contemplando il vuoto della sua esistenza, il codardo Edward si chiede che fine abbia fatto Molly. Nel frattempo Molly, decisa a sposarsi e stranamente divertita dalla fuga di Edward, segue le tracce del fidanzato in un lungo grand tour asiatico.

Un film interessante sia dal punto di vista del racconto che della costruzione dei personaggi, ben delineati in tutti i loro aspetti, anche in quelli più intimi. Una pellicola che ha iniziato a prendere forma poco prima del  matrimonio del regista. "Stavo leggendo un racconto di viaggio di Somerset Maugham - afferma - intitolato Il signore in salotto. In due pagine del libro, Maugham narra il suo incontro con un inglese residente in Birmania". L’uomo era scappato dalla sua fidanzata attraverso l’Asia finché lei non l’aveva trovato, dando così inizio a un matrimonio felice. È una storia che gioca su stereotipi universali: la testardaggine delle donne che trionfa sulla codardia degli uomini. Il percorso del futuro sposo seguiva l’itinerario del grand tour. All’inizio del XX secolo, si definiva “grand tour asiatico” il viaggio che iniziava in una delle grandi città dell'Impero britannico in India e si estendeva fino all’Estremo Oriente, terminando in Cina o in Giappone. Tanti viaggiatori europei lo intrapresero, e molti di loro scrissero libri sulla loro esperienza. Partendo dall’idea generale di un fidanzato in fuga che percorre l’itinerario del grand tour, "abbiamo deciso che avremmo scritto la sceneggiatura solo dopo averlo intrapreso anche noi. Abbiamo filmato il nostro viaggio nel 2020, creando così un archivio visivo e sonoro. A partire da questo resoconto audiovisivo della realtà, abbiamo poi scritto la sceneggiatura. Diversamente da quanto accade di solito nei film che lavorano con l'archivio, le immagini che abbiamo utilizzato non appartengono al passato, bensì al presente. Il resto del film, invece, girato nei teatri di posa di Lisbona e Roma, è ambientato nel passato, nel 1918. I due protagonisti del film percorrono un territorio così vasto per ragioni complementari: Edward fugge dalla sua fidanzata Molly, mentre Molly insegue il suo fidanzato Edward. Lui vuole evitare, o perlomeno rinviare, il loro matrimonio; lei, invece, è determinata a sposarlo. Le avventure che nascono dagli spostamenti di Edward e Molly sono, in sostanza, il motore narrativo del film e sono frutto delle interazioni virtuali tra i due: una sinfonia di incontri mancati provocati dalla casuale intromissione degli altri e del mondo.

Come nelle screwball comedies degli anni ’30 e ’40, la donna è una cacciatrice mentre l’uomo è la sua preda. Ma in Grand Tour i due protagonisti sono separati sia nello spazio che nel tempo e il cambio di prospettiva dal personaggio maschile a quello femminili trasforma la commedia in melodramma.  Ci sono vari grand tour in questo film. C’è il percorso geografico che si disegna nelle immagini dell’Asia contemporanea e che corrisponde all’itinerario percorso dai protagonisti in un’Asia immaginaria costruita in studio. C’è il grand tour emotivo che Edward e Molly vivono ognuno a modo proprio e che rappresenta un territorio non meno vasto di quello che percorrono fisicamente. E soprattutto, c’è l’immenso grand tour che unisce ciò che è separato: i paesi, i generi, i tempi, la realtà e l’immaginazione, il mondo e il cinema. Ed è proprio quest’ultimo grand tour in cui vorrei invitare gli spettatori. È a questo che serve il cinema, credo", ci dice ancora.

Grand Tour (Portogallo, Italia, Francia 2024)

Regia: Miguel Gomes

Cast: Gonçalo Waddington, Crista Alfaiate Cláudio da Silva, Lang-Khê Tran, Jorge Andrade, João Pedro Vaz

Produzione: Uma Pedra no Sapato in coproduzione con Vivo film Shellac Cinéma Defacto

Distributore: Lucky Red

Il seme del fico sacro, nuovo lavoro del regista iraniano, Mohammad Rasoulof, guarda alle proteste delle giovani generazioni, per affrontare i propri oppressori. Il film è ambientato a Teheran. I festeggiamenti per la promozione di Iman a giudice istruttore del Tribunale della Guardia Rivoluzionaria coincidono con il movimento di protesta popolare a seguito della morte di una giovane donna. Iman è alle prese con il peso psicologico del suo nuovo ruolo. Mentre le sue figlie, Rezvan e Sana, sono scioccate e, allo stesso tempo, elettrizzate dagli eventi, la moglie Najmeh cerca di fare del suo meglio per tenere insieme la famiglia. Quando Iman scopre che la sua pistola d'ordinanza è sparita, sospetta delle tre donne. Spaventato dal rischio di rovinare la sua reputazione e di perdere il lavoro, diventa sempre più paranoico e inizia, in casa propria, un'indagine in cui vengono oltrepassati tutti confini, uno dopo l’altro.


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