Una terapia di gruppo racconta le vicende di sei personaggi accomunati da disturbi ossessivo-compulsivi, che si ritrovano nella sala d'attesa del dottor Stern, uno psicologo specializzato. Federico, archivista affetto dalla sindrome di Tourette; Emilio, tassista con aritmomania, ossessione per il conteggio; Bianca, tecnica di laboratorio iperfocalizzata sull'igiene; Annamaria, una legale perfezionista e ipercontrollata; Liliana, ossessionata dalla simmetria e dai rituali ripetitivi; e Otto, perennemente attaccato al cellulare per la sua paura di essere escluso. La segretaria Sonia tenta di gestire il caos, mentre i sei, inizialmente in preda all’ansia, scoprono pian piano di poter essere di aiuto l’uno per l’altro. La convocazione simultanea si rivela un enigma con una sua logica peculiare.

Ritrovare se stessi, attraverso la scoperta del proprio passato. È questo il filo rosso che attraversa il film Per il mio bene, firmato dal regista Mimmo Verdesca. È la storia di Giovanna, donna solida, autonoma e forte che, però, si trova a dover affrontare una situazione travagliata e dolorosa, dopo aver scoperto di avere una grave malattia. Cerca all'interno della famiglia un donatore compatibile, ma sua madre le confessa che non è possibile: nessuno fino a quel momento ha mai avuto il coraggio di dirle che è stata adottata.

«Quando un personaggio nasce, acquisisce immediatamente una tale indipendenza, persino dal suo stesso autore, che può essere immaginato in molte altre situazioni, in cui l’autore stesso non aveva pensato di collocarlo, e può persino assumere significati che l’autore mai aveva sognato di conferirgli!». Questa riflessione del Padre, protagonista di Sei personaggi in cerca d’autore, sembra anticipare il modo in cui il cinema ha esplorato Luigi Pirandello nel tempo, più che per tradurre in immagini i suoi drammi, per comprendere l'uomo e l'artista. Esemplare in questo senso è La stranezza di Roberto Andò, così come il raffinato Leonora addio, ultima regia solitaria di Paolo Taviani.

Gabriele Salvatores torna al cinema con Napoli-New York, che racconta dell'immigrazione italiana negli Stati Uniti. Nell’immediato dopoguerra, tra le macerie di una Napoli piegata dalla miseria, i piccoli Carmine e Celestina tentano di sopravvivere come possono, aiutandosi a vicenda.

Una notte, s’imbarcano come clandestini su una nave diretta a New York per andare a vivere con la sorella di Celestina emigrata mesi prima. I due bambini si uniscono ai tanti emigranti italiani in cerca di fortuna in America e sbarcano in una metropoli sconosciuta, che dopo numerose peripezie, impareranno a chiamare casa.

Come sempre, il cinema di Sorrentino è eccessivo e carico di simbolismi, con dialoghi che oscillano tra aforismi brillanti e riflessioni malinconiche. Parthenope si inserisce perfettamente nel solco della sua filmografia, richiamando a tratti La grande bellezza, Youth, e The Young Pope, con il suo miscuglio di eleganza visiva, provocazioni morali e un costante senso di disincanto verso il mondo. La protagonista, colpita da un grave lutto, si muove in un mondo fatto di incontri bizzarri e maestri fuori dal comune, tra cui una diva mascherata interpretata da Isabella Ferrari e una Luisa Ranieri nei panni della fantomatica Greta Cool, una figura che ricorda lo spettro di Sophia Loren.


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