Con Breve storia di una famiglia, il regista cinese Lin Jianjie firma un esordio sorprendente, presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2024. Il film, a metà tra dramma familiare e thriller psicologico, esplora con sguardo lucido le fragilità emotive e i contrasti sociali della Cina post-politica del figlio unico, tracciando un ritratto intimo di una famiglia della media borghesia il cui equilibrio apparente viene incrinato dall’arrivo di un outsider.

Tra il Golfo e il Vesuvio, la terra talvolta trema, le fumarole dei Campi Flegrei segnano l’aria. Sotto le nuvole è il nuovo film documentario di Gianfranco Rosi, presentato in Concorso alla 82ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Sulle tracce della Storia, delle memorie del sottosuolo, in bianco e nero, una Napoli meno conosciuta si  popola di vite. Sotto le nuvole c’è un territorio attraversato da abitanti, devoti, turisti, archeologi che scavano il passato, da chi, nei musei, cerca di dare ancora vita, e senso, a statue, frammenti, rovine.

Montse è entusiasta all’idea di trascorrere un fine settimana nella casa di famiglia a Cadaqués, sulla splendida Costa Brava. L’occasione è agrodolce: la villa sta per essere venduta e questo sarà l’ultimo momento condiviso tra quelle mura. Ma ciò che dovrebbe essere un tranquillo addio si trasforma presto in un campo minato di segreti, rancori e vecchie ferite mai rimarginate.

Firmato dalla regista svizzera, Petra Volpe, L'ultimo turno racconta con ritmo incalzante la vita ospedaliera di una giovane e assennata infermiera. Durante un turno di notte difficile, in un reparto sovraffollato e a corto di personale, Floria affronta con professionalità e dedizione ogni emergenza, prendendosi cura di tutti i pazienti, nonostante la crescente pressione e la corsa contro il tempo. Il turno, però, le sfugge gradualmente di mano, culminando in un drammatico sfogo.

Affrontare la figura di un personaggio controverso, metterlo al centro di un film, usarlo per aprire un dibattito – anche scomodo – è un’operazione legittima, anzi necessaria. Perché il silenzio, in fondo, è la forma più subdola di censura. E in un’epoca in cui il cinema non può che essere intrinsecamente politico – non per appartenenza ideologica, ma per responsabilità narrativa – scegliere di raccontare diventa un atto di coraggio. Con Albatross, Giulio Base accetta questa sfida: al centro, c’è un uomo ideologicamente collocato nella destra più radicale, riletto però attraverso una lente professionale e cinematografica.


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