Risto (Pekka Strang) e Arto (Jari Virman), sono i becchini più economici sul mercato, la cui vita è stata un susseguirsi di disgrazie. Risto è un giocatore d'azzardo compulsivo, il cui vizio mette a rischio sia la sua famiglia che il suo lavoro. Arto, invece, scopre durante una visita medica di essere nato con l'85% di cervello in meno rispetto alla media, una rivelazione che lo isola ulteriormente. Nonostante tutto, i due decidono di unire le forze nella speranza di risolvere i loro problemi, accettando incarichi alquanto insoliti e spesso ai limiti della legalità.

Fino alla fine, il nuovo film di Gabriele Muccino, racconta la storia di Sophie, una giovane americana di vent'anni in vacanza a Palermo con la sorella. Quando sta per tornare in California, nelle ultime 24 ore del suo soggiorno in Sicilia, incontra Giulio e il suo gruppo di amici. Saranno proprio queste 24 ore a cambiare per sempre il corso della sua vita. Sophie scoprirà che la vita è fatta di scelte e quelle che farà la porteranno a camminare sull'orlo del baratro, trasformando una semplice storia d'amore in una di sopravvivenza, riscatto e pura adrenalina. Questo gruppo di ventenni, ancora inesperti nel maneggiare la vita, scopriranno quanto sia facile commettere errori.

È a volte difficile prevedere quale modalità sceglierà il regista francese Bruno Dumont per il suo ultimo progetto cinematografico. Inizialmente venerato per la sua tendenza rurale e austera verso il neorealismo, che gli ha valso confronti con Bresson e Pialat, Dumont ha anche mostrato una propensione per provocazioni oltraggiose e satire sociali pungenti. Il suo ultimo film, L'Impero, era stato indicato come una parodia di Star Wars, ma anche questa affermazione è piuttosto superficiale considerando che Dumont sembra disprezzare tali riferimenti culturali.

Il film ha scatenato l'auto-esilio e il ritiro di Adèle Haenel dall'industria cinematografica francese, il che può portare molti a pensare che Dumont si stia spingendo ai limiti con questa premessa bizzarra. Tuttavia, l'unica vera prova di resistenza sarà la pazienza nel confrontarsi con una storia altamente assurda e incredibilmente ripetitiva con interpretazioni volutamente (?) discutibili che alcuni potrebbero sostenere contengano battute. Che siano divertenti o meno è probabilmente la discussione più interessante.

Per coloro che credevano che France di Dumont del 2021 fosse un capolavoro, le aspettative potrebbero dover essere ridimensionate per L’impero. Indubbiamente auto-indulgente, forse non più di quanto lo fossero i suoi due recenti film su Giovanna d'Arco. Se si rimuovessero gli insipidi elementi di fantascienza impiegati da Dumont, si tratterebbe di un film che presenta molte camminate e discussioni su chi controllerà il mondo. Due gruppi senza importanza, i Zeros e i Ones, (supposti buoni contro cattivi, ma che naturalmente agiscono allo stesso modo), sono costretti a combattere. Un bambino nasce sulla idilliaca Costa d'Opale, un principe che determinerà lo spostamento dell'equilibrio del potere verso un gruppo o l'altro.

Le entità principali, da entrambe le parti, richiedono ai loro emissari avatar umani nella regione di assisterli nel trovare forme umane per la battaglia imminente. Belzebuth sceglie una guida turistica locale (Fabrice Luchini) e La Reine diventa il sindaco locale (Camille Cottin). Lavorando per La Reine c'è Jane (Anamaria Vartolomei), vestita in modo succinto, definita dal suo addome scoperto tanto quanto dalle sue abilità con la spada laser nell'addestrare il suo nuovo protetto, un uomo che è ancora per metà umano. A prendersi cura del bambino è Jony (Brandon Vlieghe), che riporta a Belzebuth. Jony è attratto da una turista superficiale (Lyna Khoudri) e la recluta per il dovere. Mescolando tutto questo c'è l'eventuale unione sessuale di Jane e Jony.

Vartolomei, la protagonista di Happening di Audrey Diwan (2021), e Khoudri sembrano divertirsi molto, ma in sostanza non riescono a fare molto. Luchini è in forma bombastica, come se fosse stato trasportato da una produzione di Danny Boon o Jerry Lewis mentre urla, balla e pavoneggia. Camille Cottin (il cui abbigliamento la fa sembrare Cloris Leachman) è un po' più interessante e i fan di Twin Peaks dovrebbero apprezzare il "prestito" di Dumont di alcuni elementi linguistici. Alternando tra essere francamente fastidioso e occasionalmente sublime, L'Impero è certamente raccomandato agli appassionati di Dumont, ma avrebbe probabilmente beneficiato dall’essere meno alienante.

 

L'Impero (Francia, Germania, Italia, Belgio, 2024)

Regia: Bruno Dumont
Cast: Fabrice Luchini, Camille Cottin, Lyna Khoudri, Anamaria Vartolomei, Bernard Pruvost, Philippe Jore, Julien Manier, Anne Tardivon, Marie Vasez, Cédric Fortin, Brandon Vlieghe
Sceneggiatura: Bruno Dumont
Fotografia: David Chambille
Produzione: Tessalit Productions, Red Balloon Film, Ascent Film, Novak Production, Furyo Films, Pictanovo, Canal+, Ciné+
Distribuzione: Academy Two

Una storia nera, fatta di luci e ombre, dove non si dà nulla per scontato. Eileen, firmato dal regista William Oldroyd, è ambientato nella Boston degli anni ‘60, dove la giovane Eileen (Thomasin McKenzie) conduce una vita monotona lavorando come segretaria in un riformatorio minorile e prendendosi cura di Jim, il padre alcolista (Shea Whigham). Le cose cambiano con l’arrivo di Rebecca (Anne Hathaway), la nuova psicologa del carcere. Brillante e disinvolta, Rebecca esercita un fascino magnetico su Eileen, che rimane immediatamente attratta dalla sua eleganza. La loro amicizia prende però una piega pericolosa quando Rebecca le rivela un oscuro segreto.

Alcuni dei temi più scottanti dell'opinione pubblica e delle posizioni più controverse sono al centro dell'ultimo lavoro di Luca Barbareschi, The Penitent, presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Venezia. Il film, ambientato interamente a New York e basato sull'opera teatrale omonima di David Mamet, è ispirato ad un fatto di cronaca, il caso Tarasoff. Segue le peripezie di uno psichiatra ebreo di nome Carlos Hirsch (interpretato da Barbareschi), la cui carriera e vita privata vengono improvvisamente sconvolte dal suo rifiuto di testimoniare a favore di un giovane paziente latino (Fabrizio Ciavoni) che ha ucciso otto persone.


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