Il tempo che ci vuole, firmato da Francesca Comencini e presentato alla 81° Mostra di Venezia in Selezione Ufficiale,Fuori Concorso, mette al centro la storia di un padre e una figlia. Il cinema e la vita. L’infanzia che sembra perfetta e poi diventare grandi sbagliando tutto. Cadere e rialzarsi, ricominciare, invecchiare, diventare fragili, lasciarsi andare ma non perdersi mai. Il tempo che ci vuole per salvarsi.

Anthony Hopkins interpreta Sigmund Freud in uno scenario ipotetico, ispirato al fatto che Freud ebbe un incontro con un importante accademico di Oxford poco prima della sua morte nel 1939. Hopkins è al meglio del suo sarcasmo, le sue frecciate vengono pronunciate con un tono mite e con uno sguardo divertito negli occhi, ma questi dettagli non riescono a mascherare il suo disprezzo. Lo sceneggiatore, Mark St Germain, suggerisce che l’accademico non identificato fosse C.S. Lewis, lo scrittore cristiano e studioso meglio conosciuto per Le cronache di Narnia e Le lettere di Berlicche.

I pizzini di Matteo Messina Denaro sono di ispirazione per il film Iddu, di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, con Toni Servillo e Elio Germano, in Concorso alla 81ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Sicilia, primi anni 2000. Dopo alcuni anni in prigione per mafia, Catello, politico di lungo corso, ha perso tutto. Quando i Servizi Segreti italiani gli chiedono aiuto per catturare il suo figlioccio Matteo, ultimo grande latitante di mafia in circolazione, Catello coglie l'occasione per rimettersi in gioco.

Come ennesimo adattamento di una serie di videogiochi AAA degli ultimi anni, il film è indubbiamente il prodotto di una Hollywood sempre più avversa al rischio. Tuttavia, non è il disastro che internet sembrava aver previsto prima dell'uscita. Borderlands è abbastanza competente da risultare semplicemente dimenticabile.

Diretto da Eli Roth (Hostel), il film vede Cate Blanchett nei panni di Lilith, una cacciatrice di taglie spensierata che viene arruolata dal CEO della onnipresente Atlas Corporation — il cui distopico portafoglio spazia dall'estrazione di risorse alla tecnologia, fino alle unità paramilitari — per salvare sua figlia Tina (Ariana Greenblatt; Barbie) da una banda di banditi su Pandora, il pianeta natale ormai abbandonato.

Pandora contiene una risorsa preziosa che gli umani sono fin troppo ansiosi di depredare. Sepolto nel terreno arido c'è un mitico “vault” che si dice contenga i più grandi tesori della loro civiltà, e Tina sembra essere la chiave per aprirlo.

Lilith abbandona presto la sua missione di salvataggio e si unisce invece all'entourage di Tina, che include l'ex-soldato d'élite Roland (Kevin Hart) e una guardia del corpo muta appartenente a una tribù di fanatici "Psicos" (Florian Munteanu; Creed II). Durante il viaggio, il gruppo viene affiancato da Claptrap (Jack Black), un robot assistente fin troppo entusiasta con un legame nascosto con il passato di Lilith, e da Patricia, una fedele amica della defunta madre di Lilith, interpretata da Jamie Lee Curtis.

Se il film fosse uscito una decina di anni fa, probabilmente avrebbe ricevuto una buona accoglienza. Oggi, questo film, appare come un chiaro tentativo di sfruttare un trend commerciale, poco più di un mix di cliché, battute ed espedienti narrativi presi in prestito da altri film.

La Blanchett non è certo estranea al cinema di genere, ma Borderlands riesce a trovare il punto debole di una delle attrici più versatili di Hollywood. Invece di sfruttare la voce sarcastica e disillusa di una ladra di mezza età, gli sceneggiatori Roth e Joe Crombie (uno pseudonimo per uno o più scrittori che hanno preferito non essere associati al film) relegano Lilith in un archetipo alla Joss Whedon, più adatto a teenager annoiati.

Per anni, i film tratti da videogiochi hanno portato con sé una cattiva reputazione, spesso per via di tentativi troppo ambiziosi di replicare lo spirito del materiale originale. L'approccio seguito in questo caso, simile a quello dei recenti film di Mario e Sonic, è semplicemente quello di applicare l'iconografia del videogioco a un modello cinematografico sicuro e collaudato, aspettando che i profitti arrivino da soli.

Magari tra qualche decennio vedremo finalmente un adattamento cinematografico di un videogioco che riesca davvero a distinguersi.

 

Borderlands (USA 2024)

Regia: Eli Roth
Cast: Cate Blanchett, Jamie Lee Curtis, Kevin Hart, Ariana Greenblatt, Jack Black, Gina Gershon, Bobby Lee, Janina Gavankar, Olivier Richters, Cheyenne Jackson, Florian Munteanu, Charles Babalola
Sceneggiatura: Aaron Berg, Craig Mazin
Fotografia: Rogier Stoffers
Produzione: Arad Productions, Lionsgate, Picturestart
Distribuzione: Eagle Pictures

Cooper Adams (Josh Hartnett), è un padre premuroso che accompagna la figlia adolescente Riley (Ariel Donoghue) a un concerto tutto esaurito della sua cantante preferita, Lady Raven (Saleka Shyamalan, la figlia del regista). Cooper sembra davvero un brav'uomo, cercando di partecipare con entusiasmo senza imbarazzare la figlia.

Più avanti nel film scopriamo che c'è un serial killer chiamato "The Butcher" (Il Macellaio). Le autorità (guidate da un profiler forense interpretato da Hayley Mills) sanno che sarà presente a questo concerto. L'arena è circondata e non c'è via di fuga. E, ovviamente, Cooper è The Butcher. Ciò che segue è una serie di svolte narrative sempre più assurde, cambiamenti di tono e umorismo sia nero che non, mentre Cooper cerca di sfuggire alla trappola del titolo senza rivelare la sua identità segreta a Riley.


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