Con Diamanti, Ferzan Ozpetek costruisce un sontuoso melodramma corale che esplora la sorellanza in tutte le sue forme. Da quella di sangue, incarnata dal rapporto complesso tra Alberta e Gabriella, a quella universale, fatta di comprensione, supporto reciproco e affinità elettive. È un tema tutto al femminile, che Ozpetek racconta intrecciando tante storie piccole ma piene di vita, capaci di reggersi autonomamente e, al contempo, di convergere in un unico, suggestivo affresco.

Ambientato in una sartoria teatrale splendidamente ricostruita, la trama del film racconta di un celebre regista che convoca un gruppo di attrici con cui ha lavorato in passato, le interpreti che più ha amato. Le riunisce per un misterioso progetto dedicato alle donne, lasciandosi ispirare dalla loro presenza e dal loro talento. Non è solo un racconto di relazioni umane, ma anche un tributo al mondo dell’artigianato che anima l’industria cinematografica. Tra velluti e taffetà, Diamanti restituisce la magia di quei luoghi che, dietro le quinte, danno vita ai sogni. L’eco dei tumulti sociali dell’epoca filtra appena, incarnata dalla giovane ribelle che si lascia incantare da questo microcosmo, dimenticando per un momento le battaglie della strada.

Ozpetek guida un cast corale in cui ogni attrice brilla come una faccia di un diamante. Jasmine Trinca e Luisa Ranieri regalano intensità al rapporto tra le due sorelle, mentre Mara Venier sorprende nei panni di Silvana, un personaggio autentico e struggente. Ogni interprete porta sullo schermo storie vive e toccanti, sebbene la narrazione centrale tra Alberta e Gabriella soffra, in alcuni punti, di snodi troppo rapidi, che ne limitano la profondità.

Alcune scelte narrative, come il dialogo tra passato e presente che vede il regista radunare il cast per preparare il film, appaiono superflue e spezzano la magia dell’opera. Tuttavia, l’incantesimo di Ozpetek resta intatto grazie alla sua abilità nel mescolare colori, sguardi e dettagli, e all’uso sapiente di una colonna sonora memorabile.

Tra i momenti più emozionanti del film spiccano due brani inediti: una canzone di Mina, che riassume con poesia ciò che i protagonisti non riescono a esprimere a parole, e un’altra di Giorgia, che chiude il film con una nota di bellezza struggente.

Diamanti è un’opera che celebra la forza e la complessità delle relazioni umane, con uno sguardo particolare rivolto al mondo femminile. Ferzan Ozpetek firma un film che, pur con qualche limite, conquista per la sua intensità emotiva, la ricchezza dei suoi personaggi e la bellezza delle sue immagini. Un gioiello corale che brilla di luce propria.

 

Diamanti (Italia, 2024)

Regia: Ferzan Ozpetek
Cast: Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Sara Bosi, Loredana Cannata, Geppi Cucciari, Anna Ferzetti, Aurora Giovinazzo, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Carla Signoris, Kasia Smutniak, Mara Venier, Giselda Volodi, Milena Vukotic, Stefano Accorsi, Luca Barbarossa, Vinicio Marchioni, Valerio Morigi, Edoardo Purgatori, Carmine Recano
Sceneggiatura: Carlotta Corradi, Elisa Casseri, Ferzan Ozpetek
Fotografia: Gian Filippo Corticelli
Produzione: Greenboo Production di Marco Belardi, Faros Film e Vision Distribution, in collaborazione con Sky
Distribuzione: Vision Distribution

L'abbaglio, nuovo lavoro del regista Roberto Andò, racconta uno degli avvenimenti più salienti della storia italiana. Il film è ambientato nel 1860, quando Giuseppe Garibaldi inizia da Quarto l’avventura dei Mille circondato dall’entusiasmo dei giovani idealisti giunti da tutte le regioni d’Italia, e con il suo fedele gruppo di ufficiali, tra i quali si nota un profilo nuovo, quello del colonnello palermitano Vincenzo Giordano Orsini.

Se c’è una costante nei film di Pedro Almodóvar, è la capacità di emozionare con una profondità che lascia il segno. Con La Stanza Accanto, il regista spagnolo ci regala un altro intenso melodramma, questa volta ambientato tra le strade della vibrante New York e la desolata provincia americana. Al centro della narrazione ci sono due donne, Martha e Ingrid, interpretate magistralmente da Tilda Swinton e Julianne Moore, capaci di trasformare dialoghi e sguardi in pura poesia cinematografica.

Maria è il racconto della vita tumultuosa, bella e tragica della più grande cantante d’opera del mondo, Maria Callas, rivissuta e reimmaginata durante i suoi ultimi giorni nella Parigi degli anni Settanta. Ad interpretarla è Angelina Jolie.

Siamo nella Parigi del 1977. A quattro anni dal ritiro dalle scene, Maria Callas riceve un giornalista per ripercorrere la storia della sua vita in un'intervista. Successivamente, il 16 settembre 1977, la cantante muore a 53 anni nel suo appartamento di Parigi, dove  viveva sola, accompagnata solo dalla domestica Bruna (Alba Rohrwacher) e dal fidato autista e maggiordomo, Ferruccio (Pierfrancesco Favino). Una vita segnata dalla gloria, ma anche dal dolore, quella della Callas, sempre in bilico su emozioni e sentimenti contrastanti, con grandi amori, come quello per l'armatore greco Aristotele Onassis, ma anche tante delusioni che ne hanno minato la felicità.

Una terapia di gruppo racconta le vicende di sei personaggi accomunati da disturbi ossessivo-compulsivi, che si ritrovano nella sala d'attesa del dottor Stern, uno psicologo specializzato. Federico, archivista affetto dalla sindrome di Tourette; Emilio, tassista con aritmomania, ossessione per il conteggio; Bianca, tecnica di laboratorio iperfocalizzata sull'igiene; Annamaria, una legale perfezionista e ipercontrollata; Liliana, ossessionata dalla simmetria e dai rituali ripetitivi; e Otto, perennemente attaccato al cellulare per la sua paura di essere escluso. La segretaria Sonia tenta di gestire il caos, mentre i sei, inizialmente in preda all’ansia, scoprono pian piano di poter essere di aiuto l’uno per l’altro. La convocazione simultanea si rivela un enigma con una sua logica peculiare.


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