di Rosa Ana De Santis

A urne europee chiuse, ormai spenti gli ardori di chi dice di aver vinto quando ha perso e di chi informa di aver perso quelli che hanno vinto, si abbandona con un filo di soddisfazione l’ingrato terreno delle statistiche, per misurarsi finalmente con il gossip elettorale. La curiosità non poteva rimanere a lungo insoddisfatta: quante sono le preferite del sultano che s’imbarcheranno per Strasburgo? Non era la prima né sarà l’ultima volta che lo spettacolo occupa la politica. Il terreno che separa la rappresentanza dalla rappresentazione sdrucciola. Prima che la saga di Papi Silvio e il book pubblicato su El Pais smuovessero l’italico pudore di fronte all’esuberanza erotica del Premier, ci si ricordava però dei Gerry Scotti e delle Iva Zanicchi. Se Pubblitalia forniva i dirigenti a Forza Italia, Mediaset dava i volti telegenici alle sue liste elettorali. Questa volta, però, elezioni prime dell’era post Veronica, la curiosità era tanta. Non della maggioranza degli italiani, com’é chiaro. Molti elettori hanno dato la loro preferenza a volti e carriere che fino a qualche giorno fa avevano scatenato dubbi e polemiche, perplessità a iosa. Qualche nome tra i tanti per farsi un‘idea. Potremmo iniziare dall’esule di Ceppaloni. Ebbene si, Mastella, tornato a Canossa, ha ottenuto un seggio per Strasburgo dove potrà proseguire forse la propria battaglia personale con De Magistris, colui che aveva osato scriverlo nella lista degli indagati per l’inchiesta Why not, anche lui eletto nella stessa circoscrizione con 24mila voti in più. Accuse archiviate, ma battaglia ancora aperta, promette il signorotto di Benevento.

Nell’editto del perdono viene recuperato anche Ciriaco de Mita, che ce la fa a farsi eleggere per l’ennesima volta. Anche lui alla corte di Berlusconi dopo anni in altalena, in forte contrasto con le linee di un partito che va alla ricerca di uomini e donne del fare, che siano antipolitici per natura e preferibilmente con diploma di maturità fresco fresco. L’icona della vecchia repubblica e del partitismo, inviso alla destra di Silvio, va a Strasburgo.

Chi ha bucato lo schermo e le urne è certamente la biondissima Barbara Matera. Seconda a Berlusconi con 129.994 preferenze. Laureata per sbaglio dal Premier in scienze politiche, sull’onda del ritiro delle veline tra le candidate, non è mai stata una valletta a tutti gli effetti. Va precisato, infatti che la sua carriera conta non molte apparizioni, una parte modesta in Carabinieri, Don Matteo e poco altro. Al Sud Barbara è la seconda dopo papi Silvio. Un trionfo e un esempio per Noemi, una ninfetta ancora troppo in erba per decidere cosa fare da grande, tra spettacolo e Camera dei Deputati.

Iva Zanicchi che beneficia della rinuncia di Berlusconi e La Russa, la Gardini e le altre due belle Laura Comi e Licia Ranzulli, diventano eurodeputate. La Comi vive il successo elettorale riscosso nella circoscrizione Nord Ovest, sdegna le polemiche sulle veline dimenticando forse la sua spettegolata, degna della compagna di merende Santanchè, sul presunto amante di Veronica Lario.

La Ranzulli ha rappresentato la miglior resistenza alla polemica sulle candidate impreparate, vantando un curriculum da donna sposata con uomo di successo, studi scientifici e management sanitario. Al Sud il vincitore assoluto è il veterano Aldo Patriciello che sbanca e ottiene così il secondo mandato il veterano.

La politica italiana al Parlamento Europeo è nota, tra le altre cose, per il male delle assenze. Il vanto di un quasi primato nostrano ad eccezione del sud tirolese Sepp Kusstatscher. Un tedesco che può spiegare l’eccezione. Prima ancora di entrare nell’agenda della politica sappiamo di doverci misurare con una credibilità nazionale messa a dura prova, qui e là in giro per l’Europa, anche, ma non solo, dal drive in di papi Silvio. Da ultimo il sexy-gate e le pagine affatto clementi di tanta stampa straniera. Il Financial Times, per fare un esempio. “Infarcito dall’opposizione” ha denunciato - suscitando il ridicolo - il nostro Premier.

E’ difficile trovare la sintesi tra l’onda delle destre e il Parlamento europeo dove andranno a confrontarsi. Forse la sintesi non c’è. Piuttosto assistiamo a un’involuzione, a una fase di reciproca esclusione tra popoli ed Europa. Un’Europa che piove dall’alto, subìta e non sentita, che non riesce a passare attraverso gli stati, ma rimane cristallizzata nella circolazione di una moneta unica coniata nella trappola dei nazionalismi. Un conflitto ora nemmeno troppo silenzioso. Un tempo storico, speriamo, cui potremo guardare un giorno come un medioevo superato nella storia di un grande processo politico. La cronaca per ora non ci regala alcun avvento, racconta piuttosto di un Vecchio Continente che fa fatica e si ferma. L’Europa, a seggi chiusi, è più lontana di ieri.

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