di Mariavittoria Orsolato

Ignorato dai colleghi di Cisl e Uil, snobbato platealmente dal Partito Democratico e ovviamente dileggiato dal Popolo della Libertà, lo sciopero generale indetto dalla Cgil contro le misure messe in atto dal Governo per affrontare la crisi economica, ha avuto un successo insperato. Malgrado la pioggia battente un po’ su tutta la penisola, un milione e mezzo di lavoratori - queste le cifre ufficiali del sindacato - ha incrociato le braccia ed è sceso in ben 108 piazze per reclamare “più lavoro, più salario, più pensioni, più diritti”. Assieme a loro gli studenti e i precari dell’Onda universitaria, riunitisi per manifestare solidarietà ai moti greci. In 200.000 a Bologna, in 80.000 a Milano, in 50.000 a Venezia e a Torino, in 40.000 a Bari, a Firenze e a Cagliari: numeri letteralmente travolti dalla piena del Tevere, che per tutta la giornata di ieri ha occupato l’informazione nazionale, a dimostrazione che la Cgil, sebbene sia il maggiore sindacato italiano, tende ormai ad essere tagliata fuori dal roboante circo della politica.

di Mariavittoria Orsolato

Nonostante le continue rassicurazioni del nostro premier a 32 denti, è innegabile che in questo momento la crisi economica sia ben più di uno spauracchio da esorcizzare con le compere natalizie delle omologhe della casalinga di Voghera. Dopo la social card e il salvataggio di Alitalia è giunta ora che il Governo batta cassa e lo sa bene il Ministro delle Finanze, Giulio Tremonti, che dopo i battibecchi per l’aumento di tassazione per 4.700.000 utenti Sky, ha deciso di istituire un nuovo dazio su tutto ciò che è concernente la pornografia, promettendo di scontentare ben più di 4.700.000 utenti. Nel piano anticrisi varato lo scorso 28 novembre dal consiglio del ministri, si può infatti leggere, all’articolo 31, che chiunque produce “un’opera letteraria, teatrale e cinematografica, audiovisiva e multimediale, anche realizzata o riprodotta su formato telematico e cartaceo, in cui siano presenti immagini o scene contenenti atti sessuali espliciti e non simulati da adulti consenzienti” dovrà pagare un’addizionale del 25% sui redditi che ne derivano.

di Mario Braconi

Rachid Ilahami e Abdelkader Ghafir sono due immigrati marocchini, due esaltati che s’infervoravano immaginandosi protagonisti di azioni terroristiche dirette contro una caserma dei carabinieri, un supermercato, un ospedale e perfino contro il Duomo di Milano. Per fortuna, quando i loro deliranti progetti criminali, supportati dalla consuetudine con siti internet terroristici jihadisti, stanno per prendere una forma concreta, arriva la polizia. Una domanda, sempre la stessa che ci siamo posti un certo 11 settembre, un certo 11 marzo ed un certo 7 luglio: cosa c’è nella mente di queste persone? Le intercettazioni pubblicate riflettono la scena surreale in cui due stranieri, ben inseriti nel tessuto sociale e professionale del Paese ospite, si domandano l’un l’altro se sia “lecito”, secondo la legge islamica, avvelenare un acquedotto o accoltellare un passante a caso (purché cristiano, beninteso).

di Mariavittoria Orsolato

“Io Sky la capisco, ha avuto un privilegio, ma non capisco i giornali che invece di chiedersi come mai c'era un rapporto privilegiato nei confronti di Sky attaccano me, che vergogna! Direttori e politici dovrebbero tutti cambiare mestiere, andarsene a casa. Politici e direttori di questi giornali, come La Stampa e il Corriere dovrebbero cambiare mestiere”. Se la prende con la “stampa bolscevica” Silvo Berlusconi: dopo l’annuncio dell’innalzamento delle aliquote Iva al 20% per le pay tv e il progressivo calo di consensi sul suo governo, il cavaliere la mette sul personale e rimprovera velatamente Mieli, Anselmi e colleghi di dimenticare che Murdoch è un birbantello conflittuale almeno tanto quanto lui. Ma il cavaliere mascarato ha timore degli spot di Murdoch; nessuno più di lui, che ha dato inizio alla sua discesa in campo utilizzando personaggi tv sulle sue reti, sa quanto lo schermo sia portatore di voti, oltre che d’interessi. E che il suo mezzo preferito nell’occasione gli si rivolti contro, non lo fa stare tranquillo.

di Mariavittoria Orsolato

Cosa si può fare con 1,33 euro al giorno? Si può comprare un biglietto dell’autobus, una barretta di cioccolata in tabaccheria o al massimo una di quelle baguette scongelate e imbustate che si trovano al supermarket. Tutto qui. Non ci deve aver pensato molto il ministro delle finanze creative - il nostro Giulio Tremonti - quando, nel pieno della crisi economica che attanaglia il mondo conosciuto, ha annunciato l’arrivo della “social card”, il bancomat postale che con 40 euro al mese pretende di risollevare le sorti del consumo e di alleviare gli stenti di quel 13% di italiani che vive sotto la soglia di povertà. In molti l’hanno già definita “l’elemosina governativa”, una forma di carità travestita da manovra del welfare, ma il responsabile del dicastero di via XX settembre non ci sta e ribadisce: “Rifiutiamo l’interpretazione della social card quale visione compassionevole della società. Noi pensiamo che a questi soggetti 40 euro servono, fanno la spesa di beni di consumo di base”. Peccato che con 40 euro non si riempia nemmeno metà del carrello della spesa di beni di consumo di base, ma questo a Palazzo non si può sapere.


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