di Mariavittoria Orsolato

Gli ultimi sono arrivati ieri. In 331 su un barcone che il mare forza 4 e la probabile inesperienza degli improvvisati scafisti, ha fatto incagliare su uno scoglio nei pressi di Punta Faraglioni, a Linosa. Gli altri - circa 1500 - sono arrivati da Natale ad oggi, sempre su barconi malridotti, sempre a centinaia, sempre disperati e sempre alle Pelagie: solo domenica ne sono sbarcati sulle coste di Lampedusa ben 234, tra cui 60 donne e svariati minorenni. E per la politica è di nuovo “emergenza clandestini”. A Roma le feste non devono essere state abbastanza buone e dolci: i due schieramenti hanno subito ricominciato ad accapigliarsi, tornando a fare dell’immigrazione un argomento di scottante attualità. La mela della discordia pare essere l’ormai famoso “Trattato d’amicizia e cooperazione” che il nostro Padron’ Silvio ha firmato pochi mesi fa con Gheddafi. Stando a questa carta, il colonnello libico si sarebbe impegnato a limitare il numero dei migranti che fuggono dal Paese che governa, impedendo così che questi arrivino in massa sulle coste italiane. L’accordo però puzza (e di molto) di spot governativo: nonostante “l’impegno concreto” sia stato preso, il trattato non è ancora stato ratificato dal Parlamento ed è perciò legalmente nullo. In attesa del via da Montecitorio, infatti, il governo di Gheddafi ha sospeso i controlli sulle sue coste consentendo a centinaia di clandestini di partire nuovamente per la Sicilia.

“Quanto sta avvenendo in questi giorni a Lampedusa è la testimonianza più chiara ed evidente di come la strategia della faccia feroce del governo sull'immigrazione clandestina è miseramente fallita” si sfoga Marco Minniti, ministro dell'Interno nel governo ombra del Pd. “Dopo otto mesi di proclami e annunci - aggiunge Minniti - gli sbarchi, e siamo in pieno inverno, non si arrestano. Il trend del 2006 e 2007 che aveva visto una progressiva e significativa diminuzione degli sbarchi è clamorosamente rovesciato”.

Dalle colonne del Corriere della Sera, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, risponde alle accuse dell’opposizione appellandosi alla diplomazia: “Non dobbiamo fare i duri con i libici, non serve a niente. Anche perché ¬- aggiunge con il consueto cosmopolitismo che lo contraddistingue - sono sicuro che Gheddafi rispetterà gli accordi: solo che i suoi sono tempi libici, un po’ levantini. Con i leader libici è necessario imbastire una trattativa lenta”. Ma se il ministro dà la colpa al tempo, nel Centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa il tempo è l’entità che più si invoca per provare a gestire un afflusso che è tipico della stagione estiva ma che in inverno, complici il freddo e le mareggiate ostili, non si era mai visto. La struttura è praticamente al collasso e al momento ospita ben 1560 persone, il doppio della capienza massima consentita che è fissata ad 800 posti. Nel frattempo sono iniziati i primi trasferimenti dal centro, in tutto sono state portate via 540 persone dirette nei CIE (Centri Identificazione ed Espulsione) di Brindisi, Crotone e Pian del lago in provincia di Caltanissetta.

Ci pensa allora il superministro dell’Interno Maroni. Secondo il leghista dal cuore blues, quella di Lampedusa è una vera e propria emergenza e “all'emergenza si risponde con l'emergenza”: il nostro ha infatti annunciato solennemente dai microfoni di Radio Padania di aver già dato urgente disposizione per allestire alla bell’e meglio un CIE da cui poter rimpatriare immediatamente i migranti raccolti in massa nel Centro di prima accoglienza dell’isola. “Si deve sapere che chi sbarca a Lampedusa sarà rimpatriato entro pochi giorni direttamente da Lampedusa” ha tuonato.

In questo modo, i disperati che hanno affrontato giorni di navigazione disumana, hanno rischiato di morire annegati ma, soprattutto, hanno pagato con i risparmi di una vita quello che è ancora un “viaggio della speranza”, saranno caricati come buoi al macello - ironia della sorte - su eleganti charter Alitalia, per poi essere scaricati nuovamente in un paese che li condanna all’indigenza, all’invisibilità politica e a una sostanziale mancanza di diritti, oltre che alla triste ma obbligatoria idolatria del colonnello stesso. L’enorme eco delle bolle scoppiate a Wall Street non ha risparmiato nemmeno i paesi del cosiddetto Terzo Mondo (Libia compresa), c’era da aspettarsi che il flusso di immigrazione subisse un’impennata e, se le previsioni non sono errate - Maroni si rassegni - il trend non farà altro che aumentare nei prossimi 12 mesi.

Come si è visto, la linea dura adottata dall’esecutivo Berlusconi non è sufficiente a contenere le migliaia di migranti che premono per trovare rifugio nel nostro stivale. Quello che è certo è che la crisi economica che sta penetrando inesorabile in Italia sarebbe un deterrente decisamente efficace per chiunque provasse ad avventurarsi in cerca di fortuna nella nostra penisola. Purtroppo però i segni dell’impoverimento generale non sono stati interpretati correttamente dal nostro premier che, a 32 denti e a reti unificate, ha pubblicamente rassicurato gli italiani invitandoli ad essere ottimisti e a consumare allegramente come se nulla fosse. Se “Canale 5” si prende anche in Libia, Maroni sa con chi deve prendersela.

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