di Maria Vittoria Orsolato

Dare un nome e un cognome ai rom grazie all’incrocio di impronte digitali e foto segnaletiche, non importa che questi abbiano 60 o 6 anni e non importa che abbiano commesso o meno reati. Questa la nuova trovata pro-sicurezza del Ministro dell’Interno Maroni, che sapevamo avere un debole per blues, tastiere e occhiali alla moda, ma che proprio non ci aspettavamo fosse un fan del filone C.S.I. Per contrastare la microcriminalità e combattere lo sfruttamento di minori con il massimo della tecnologia e della precisione, il Viminale avrebbe chiesto ai prefetti di Roma, Milano e Napoli di fare un censimento degli accampamenti abusivi nelle tre regioni commissariate in via straordinaria lo scorso 30 maggio. Lombardia, Campania e Lazio sono infatti state designate dal Governo come regioni ad “emergenza nomadi” e conseguentemente dotate di ordinanze speciali che gli osservatori internazionali, in primis gli inglesi, hanno già definito “razziste e xenofobe”.

di Saverio Monno

L’italiano è scaltro e certe cose le fiuta in anticipo; troppo spesso però, curiosamente, l’irrazionale prevale sull’ovvio, e le cose prendono una brutta piega. E’ successo nel ’94, di nuovo nel 2001 e, siccome non vogliamo farci mancare nulla, siamo punto e a capo nel 2008. Sarà la “sindrome del balcone” come la chiama qualcuno o, più realisticamente, masochismo, ma sta di fatto che, anche questa volta, l’”uomo della provvidenza” non c’è. Il cavaliere ha messo giù la maschera e al solito c’è il caimano. Appena due mesi. Tanto è durata la “commedia dello statista appassionato”. La trama – sano populismo e tanta demagogia – è quella tipica del regista di Arcore. La sceneggiatura è molto carente, ma c’era da aspettarselo. Quanto a “bassezze”, Berlusconi non ha mai deluso. Aveva inaugurato la legislatura affossando definitivamente Alitalia e mandando in fumo la trattativa con Air France. Poi è arrivato il “miracolo” della spazzatura. Tre anni, l’esercito, qualche ditta fidata per la costruzione dei termovalorizzatori, un paio di manette a chi non è d’accordo ed il problema è risolto. Ma per “zio Silvio” – come lo chiamano gli amici di Napoli – è ancora poco. Serve qualcosa di più incisivo.

di Rosa Ana De Santis

L’ultimo impeto giustizialista del ministro Maroni questa volta – forse - ha superato ogni pudore e ogni minima parvenza di buon senso. Va bene il coro sulla sicurezza, siamo abituati alla ingiusta e generalizzata condanna dell’immigrazione, ma ai bambini non eravamo ancora arrivati. Cosi lascia interdetti che mentre alla Camera dei Deputati la maggioranza propone – raccogliendo adesioni trasversali - una variazione del codice penale che introduce il reato di pedofilia culturale e, in primis, il termine stesso di pedofilia finora non presente nel codice, proprio perché all’infanzia si riconosce uno status speciale di attenzione e tutela, ci si dimentichi del tutto di questa specialità dei bambini quando si opera su altri fronti. Quelli di casa nostra. Si rischia di cadere nella tentazione di leggere oltre i fatti e di pensare che questa libertà di azione il Ministro possa prendersela senza nemmeno scomodare troppe giustificazioni, perché quei bambini sono rom o sinti. Non sarà per colpa dell’odore della povertà, dei panni sporchi, delle baracche in cui quei bambini vivono la loro piccola vita? Intanto però Maroni supera il suo camerata Borghezio, che per gli immigrati proponeva le impronte della pianta dei piedi. Sale il livello, insomma..

di Saverio Monno

Ci sono voluti tre anni per comprenderlo, ma adesso è tutto chiaro: La morte di Nicola Calipari è stato “solo” un drammatico incidente. E’ impossibile dissentire. Inammissibile cercare di far luce sui troppi interrogativi che aleggiano sulla vicenda. La giustizia italiana non ha il diritto di cercare la verità. Pertanto, non ci sarà alcun processo per Mario Lozano. Nessuna corte chiarirà in quali circostanze e con quali regole d’ingaggio il soldato americano, quella tragica sera del 4 Marzo 2005, ha esploso una raffica di colpi dalla sua mitragliatrice uccidendo l’alto funzionario del Sismi, ferendo il maggiore dei carabinieri Andrea Carpani e l’inviata de il Manifesto Giuliana Sgrena, appena liberata. Questo è quanto ha stabilito la Prima Sezione Penale della Cassazione, al termine di una camera di consiglio di circa tre ore. Il tribunale supremo dello stato italiano, rigetta dunque il ricorso presentato dalla Procura di Roma e dalle parti civili, e conferma la sentenza dei giudici di merito: “carenza di giurisdizione”.

di Mariavittoria Orsolato

Sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Dopo averci terrorizzato per anni con immigrati scassinatori/rapinatori, pericolosi attacchi terroristici e - non da ultimo - con lo spauracchio del degrado urbano, adesso ci mandano l’esercito a casa “per far sentire che lo Stato c’è e che è difficile commettere reati”. Parola di Ignazio La Russa, neoministro degli Esteri e grande estimatore della divisa (nera). Nel decreto legge sulla sicurezza approvato in questi giorni dalle Camere, oltre al famoso emendamento scansa-processi, c’è infatti una postilla che in molti hanno già definito “colombiana” e che prevede l’invio di 3000 uomini dell’esercito italiano a pattugliare e vigilare le strade delle maggiori città per almeno sei mesi, rinnovabili una sola volta. Ma non chiamatele ronde. I soldati andranno “semplicemente” a rafforzare le fila dei tutori dell’ordine convenzionali - polizia, carabinieri, municipale - affiancandoli nelle routinarie operazioni di vigilanza e presidio di siti e obiettivi strategici. In questo modo i cittadini potranno riporre torce e forconi e abbandonare l’idea di scendere in strada per dare la caccia al criminale e all’abusivo. Grazie Ignazio.


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