Matteo Renzi ci ha preso gusto. Dopo aver fatto cadere il governo Letta e il proprio, da qualche mese sta cercando di picconare anche l’esecutivo di Gentiloni. Sarebbe il terzo governo Pd a cedere sotto i colpi del segretario del Pd.

Sulla riedizione dei voucher il Pd ha organizzato una doppia trappola, economica e politica. Se non funzionerà la prima, scatterà la seconda, e probabilmente è proprio quello che spera il segretario Matteo Renzi, alla ricerca del trabocchetto giusto per andare al voto anticipato scaricando la colpa su qualcun altro.

La rivelazioni contenute nel libro di Ferruccio De Bortoli, circa le pressioni esercitate da Maria Elena Boschi, al tempo Ministro per le Riforme del governo Renzi, verso l’Ad di Unicredit, Ghizzoni, affinché il suo istituto acquisisse Banca Etruria, hanno assunto ormai significato paradigmatico per dimostrare con quanta arroganza mista a incompetenza si eserciti il potere del “giglio magico”. Che si caratterizza per esibire uno sfacciato disprezzo delle regole ed una spudorata ipocrisia e che presenta l’agire di una lobby come fosse la manifesta generosità di un gruppo di benemeriti filantropi.

Ci sono diversi modi per sprofondare nel ridicolo senza accorgersene. Uno di questi è quello di votare una legge come quella sul diritto all’autodifesa approvata in queste ore. Voluta soprattutto dal PD, la si può definire una legge a orologeria, nel senso che consente di notte quello che non permette di giorno, come fosse una norma sul comune senso del pudore.

La messa in minoranza del PD alla Commissione Affari Costituzionali del Senato è il primo, vero, segnale di allarme per Matteo Renzi. Cronache giornalistiche  raccontano di un anonimo renzian che, animato dal senso della misura che gli trasmette il suo leader, si sarebbe spinto ad una similitudine tra il voto di ieri in Commissione al Senato e l’attentato di Sarajevo all’Arciduca Francesco Ferdinando che scatenò la prima guerra mondiale.


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