Il G20 di Amburgo ha completato il disastro sui migranti. A causa dell’opposizione di Russia e Cina, nel comunicato finale del summit andato in scena nel fine settimana non si parla di sanzioni contro i trafficanti di esseri umani, come invece richiesto dalle istituzioni europee. Uno schiaffo che si somma a quello subìto dal nostro governo pochi giorni prima a Tallin, dove il Consiglio dei ministri dell’Ue aveva respinto in blocco la proposta italiana di far sbarcare i migranti anche nei porti di altri Paesi dell’Unione.



Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha dovuto attingere a tutte le sue capacità diplomatiche e retoriche, ma non è riuscito a nascondere l’imbarazzo: “L'Italia è dalla parte della ragione, ma i passi avanti sono del tutto insufficienti – ha detto dopo il G20 – Non mi aspetto conversioni improvvise ma l'attenzione di tutti sul fatto che l'Italia sta facendo uno sforzo importantissimo, che rivendico a testa alta sul terreno del salvataggio e dell'accoglienza. Ma contemporaneamente i nostri vicini sanno che questo sforzo non può essere illimitato e fatto solo da noi”.

Il problema è che la questione migratoria più di ogni altro tema scatena istinti irrazionali e aggressivi che nessun governo d’Europa vuole innescare. Il fenomeno delle migrazioni è incredibilmente complesso, ma la reazione politica dell’Ue non lo è: l’egoismo nazionale stravince sulla solidarietà perché accogliere i migranti e aiutare l’Italia sarebbe ovunque un suicidio elettorale.

È prevedibile che sul lungo periodo questa impostazione produrrà esiti drammatici, anche perché la miopia dell’Europa sui migranti spinge il nostro Paese sempre più a destra. A parte Lega e Forza Italia, nelle ultime settimane anche M5S e Pd hanno girato il volante verso posizioni salviniane, nel chiaro intento di non regalare terreno agli avversari.

L’ultima svolta è stata quella di Matteo Renzi, che si è convinto a cambiare linea proprio dopo aver capito che dall’Europa sarebbero arrivate solo porte in faccia. Il gioco ora è su due tavoli: con una mano il segretario del Pd tampona l’emorragia a sinistra premendo sullo ius soli, definito giustamente “una norma di civiltà”; con l’altra solletica la pancia degli italiani dicendo quello che presumibilmente la maggior parte di loro vuole sentirsi dire.

Si spiega così il post su Facebook, poi cancellato, in cui Renzi giocava a fare il leader della Lega: “Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio. Se ciò avvenisse sarebbe un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche economico. Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro”.

Quando era al governo Renzi non usava questi slogan. Ora però la situazione non è più la stessa di allora, tanto che il segretario del Pd è arrivato a proporre un “numero chiuso per gli arrivi”, un’idea che può sembrare ragionevole soltanto a chi non conosce i termini della questione.

Chiariamo alcuni punti. Primo: tutte le persone che sbarcano in Italia sono potenzialmente dei richiedenti asilo. Significa che, in base alla convenzione di Ginevra, possono fare domanda per ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato e nel frattempo hanno diritto al soggiorno. Non sono migranti irregolari, nemmeno se arrivano in modo irregolare e senza documenti.

Secondo: sempre in base alla Convenzione di Ginevra, lo status di rifugiato viene riconosciuto a chi dimostra di essere oggetto, nel paese in cui ha la cittadinanza, di una persecuzione individuale per motivi di razza, religione, opinioni politiche o appartenenza a gruppo sociale.

Terzo: in Italia la maggior parte dei migranti riceve un permesso di soggiorno per motivi umanitari anziché lo status di rifugiato, perché non è vittima di una persecuzione individuale, ma ha comunque bisogno di protezione perché se rientrasse nel paese d’origine sarebbero in pericolo a causa di conflitti, violenze o violazioni di diritti umani.

 

Queste tre categorie di persone (richiedenti asilo, rifugiati e beneficiari di protezione umanitaria) non possono essere rimpatriate in alcun caso, e tantomeno si può pensare d’imporre loro un numero chiuso. La Convenzione di Ginevra non è una facoltà universitaria. L’unico tetto al numero d'ingressi legalmente possibile riguarderebbe gli immigrati con un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, che non c’entrano nulla con chi arriva sui barconi.

Quanto ai rimpatri, in sostanza gli unici che possono essere respinti sono gli ex richiedenti asilo a cui le commissioni territoriali abbiano rifiutato sia di riconoscere lo status di rifugiato sia di concedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Si tratta dei migranti economici che arrivano in Italia e mentono sul proprio paese di provenienza per entrare in Europa. Di loro si parla spesso con molta leggerezza: in alcuni casi, è vero, potrebbero tornare in patria senza temere per la propria incolumità; in molti altri, però, vengono da Paesi dove la loro vita è messa a rischio da cause quali siccità, carestie o epidemie. Non lasciano casa per potersi permettere l’abbonamento a Sky, ma perché a casa non sanno come sopravvivere.

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