L’ennesimo atto di sfacciata ingerenza della OSA negli affari interni del Nicaragua, ha costretto Managua ad abbandonare l’organismo guidato da Luis Almagro. Managua risponde così all’approvazione dell’ennesima mozione illegittima contro la sua sovranità, redatta sulla base di esclusiva ostilità politica e acrimonia ideologica, non sulla base di argomentazioni probanti e veritiere.

La stupidità dei politici e dei burocrati europei ha fatto segnare nuovi picchi questa settimana con la decisione di sospendere l'approvazione del gasdotto Nord Stream 2 nel pieno della crisi energetica che sta interessando il continente. L’infrastruttura, da tempo al centro di un’accesa disputa di carattere soprattutto strategico, dovrebbe raddoppiare le forniture di gas naturale dalla Russia alla Germania, con evidenti vantaggi per quest’ultimo paese e il resto di un’Europa costretta a fare i conti con scorte ridotte all’osso e prezzi in sensibile aumento.

Lo scorso fine settimana il Congresso americano ha finalmente approvato in via definitiva uno dei punti chiave del programma elettorale del presidente Biden. Il “successo” democratico riguarda un pacchetto da oltre mille miliardi di dollari da destinare all’ammodernamento delle infrastrutture del paese, ma sembra in realtà una precoce capitolazione della Casa Bianca davanti alle forze moderate del partito e segna molto probabilmente la fine delle velleità di riforma sociale che avevano contribuito all’elezione di Biden appena dodici mesi fa.

Managua. Con un consenso che sfiora il 76%, il Frente Sandinista de Liberacìòn Nacional, guidato dal Comandante, Presidente Daniel Ortega e dalla Vicepresidente Rosario Murillo, si è aggiudicato la vittoria elettorale nelle elezioni celebratesi il 7 Novembre. Disporrà così di altri 5 anni di mandato presidenziale e di un Parlamento dove il sandinismo è maggioranza assoluta, pertanto la continuità con il governo uscente è garantita. Inizia da oggi, dunque, la nuova fase che per altri cinque anni almeno, garantirà l’incremento delle politiche pubbliche inclusive e il mantenimento di una posizione intransigente sotto il profilo dell’indipendenza e della sovranità nazionale del Paese.

La visita a Parigi di giovedì del ministro per la Brexit, David Frost, ha allentato solo in parte le tensioni tra Francia e Regno Unito, esplose da qualche tempo attorno ai diritti di pesca dei due paesi dopo l’addio di Londra all’Unione Europea. Il mancato accordo su una questione più importante dal punto di vista simbolico che economico ha minacciato un clamoroso tracollo dei rapporti anglo-francesi, evitato almeno per il momento dai colloqui rilanciati dopo il passo indietro di Macron e Boris Johnson nel corso del recente vertice sul clima di Glasgow.


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