Anche se lanciata con slogan di “riforme” e “progressismo”, l’inedita coalizione che sta per dare vita al primo governo del dopo-Merkel in Germania si baserà fondamentalmente su tre principi non esattamente di sinistra: rigore fiscale, militarismo e competitività del capitalismo tedesco. Quello guidato dal cancelliere in pectore Olaf Scholz sarà anche un gabinetto con un orientamento di politica estera parzialmente diverso da quello uscente della “cancelliera”, cioè maggiormente ancorato alla NATO e all’alleanza con Washington, a discapito dei rapporti con potenze come Russia e Cina.

L’impennata dell’inflazione negli Stati Uniti è diventata una delle ragioni che stanno alimentando il malcontento degli americani nei confronti dell’amministrazione Biden. Ed è alla pompa di benzina che gli effetti del carovita si fanno sentire in maniera particolarmente pesante. Anche per questo motivo, la Casa Bianca ha autorizzato in via eccezionale l’immissione sul mercato di una parte della cosiddetta “riserva petrolifera strategica”, ovvero alcune decine di milioni di barili di greggio. La speranza di Biden, anche se difficilmente realizzabile, è di indurre un abbassamento delle quotazioni del petrolio, ma anche di fare pressioni sul cartello dei produttori e sulla Russia, riuniti nel meccanismo dell’OPEC+, per convincerli ad aumentare il ritmo di estrazione e sostenere la ripresa di un’economia ancora rallentata dal persistere della pandemia.

Su richiesta del governo israeliano, la Gran Bretagna ha deciso qualche giorno fa di aggiungere l’ufficio politico di Hamas alla lista delle organizzazioni ritenute di natura terroristica. Il provvedimento verrà con ogni probabilità ratificato a breve dal Parlamento di Londra e renderà possibile l’arresto o il congelamento dei beni eventualmente detenuti in Gran Bretagna dei membri del partito/organizzazione islamista palestinese che governa la striscia di Gaza, nonché l’incriminazione di chiunque esprima una qualche forma di sostegno per quest’ultimo.

I media “mainstream” di mezzo mondo si stanno affannando nelle ultime settimane per sciogliere il mistero della ex tennista professionista cinese, Peng Shuai, la cui libertà, se non la stessa integrità fisica, sarebbe messa in serio pericolo dal regime di Pechino. La 35enne Peng, secondo la versione ufficiale, sarebbe stata presa di mira per avere denunciato un abuso sessuale subito da un potente uomo politico cinese con cui aveva avuto una relazione. La realtà che emerge dai fatti di dominio pubblico di questa vicenda, in gran parte resi noti dalla stessa Peng, disegnano però uno scenario ben diverso, nel quale non sembrano esserci non solo prove ma nemmeno accuse di stupro, né tantomeno della presunta minaccia che incomberebbe sulla ex tennista.

Caracas. Insieme a decine e decine di altri osservatori internazionali, provenienti da America Latina, Africa, Asia, Europa e Nordamerica, ho potuto constatare, durante la giornata di Domenica , l’assoluta correttezza delle procedure osservate per consentire lo svolgimento delle elezioni regionali e comunali venezuelane. Procedure che rappresentano oggi, senza alcun dubbio, il riferimento più elevato a livello mondiale, in particolare per gli aspetti costituiti dal ruolo del Consiglio elettorale nazionale  e degli strumenti di tipo informatico utilizzati, con verifica cartacea.

Il primo, riconosciuto come organismo imparziale anche dai rappresentanti dell’opposizione presenti in tutti i seggi, costituisce com’è noto in Venezuela un potere dello Stato indipendente, alla stregua di quelli classici della tripartizione montesquieuiana (legislativo, esecutivo, giudiziario).


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