Dietro alla retorica di molti governi europei impegnati ad appoggiare l’Ucraina non c’è, come si vorrebbe far credere, la volontà di difendere un governo democratico attaccato senza ragione dalla Russia, ma piuttosto una serie di calcoli strategici che, oltre al contenimento di Mosca, puntano a dare un impulso fortissimo al militarismo sul fronte domestico. Questi piani sono più che evidenti soprattutto in Germania, dove la guerra in corso ha fornito alla sua classe dirigente un’occasione unica per liquidare definitivamente il pacifismo e l’immagine di paese pragmatico dedito agli affari per accelerare un processo di riamo in preparazione da tempo.

Il massiccio invio di armi al regime di Kiev, per cercare di resistere alle operazioni militari russe, sta sollevando con estrema urgenza, anche se non per governi e media occidentali, il problema dei destinatari di questi equipaggiamenti, visto che lo stato e le forze di sicurezza ucraine sono pervasi da elementi apertamente neo-nazisti e di estrema destra in genere. Lo stesso presidente,Volodymyr Zelensky, nonostante le origini ebraiche e una carriera politica decollata grazie alle promesse di pacificazione con Mosca, ha da tempo accettato l’influenza neo-nazista sul suo governo, tanto da rendere insignificanti le rassicurazioni occidentali circa la natura democratica delle forze su cui si baserebbe la “resistenza” anti-russa.

Quito. L'Unione europea riferisce di aver approvato per l'Ucraina 450 milioni di euro per l'acquisto di armamenti. I paesi della NATO armano l'esercito ucraino, che rappresenta un chiaro impegno per il prolungamento della guerra e quindi per la maggiore sofferenza della popolazione civile. La Germania ha raddoppiato il suo budget militare, sapendo che ha recentemente smantellato le cellule naziste all'interno del suo esercito e della sua polizia, e conoscendo la vocazione militarista delle sue forze armate.

Non dimentichiamo il suo ruolo nella distruzione dell'antica Jugoslavia. Non dimentichiamo nemmeno che solo 80 anni fa, la  sua guida nelle mani di un malato mentale, ha portato all'olocausto a 6 milioni di esseri umani nei  campi di sterminio o che è costato la vita a 22 milioni di persone nell'ex Unione Sovietica, aggiungendosi per un totale compreso tra 50 e 60 milioni di morti nella seconda guerra mondiale.

Un’ondata di generosità e uno spirito di accoglienza senza precedenti negli ultimi anni stanno attraversando in questi giorni l’Unione Europea in concomitanza con l’avanzata delle operazioni militari russe e il moltiplicarsi dei profughi ucraini diretti verso Occidente. Sono in particolare i paesi dell’Europa dell’est a mostrare un’incredibile inversione di rotta delle loro politiche migratorie che, fino a letteralmente poche settimane fa davanti evidentemente a un’altra categoria di disperati, consistevano principalmente in respingimenti, espulsioni e costruzione di barriere invalicabili.

L’intervento militare russo per “demilitarizzare” e “denazificare” l’Ucraina ha scatenato una gigantesca macchina della propaganda in Occidente che rivela sia l’importanza della posta in gioco nel conflitto sia la natura relativamente inaspettata per gli USA e l’Europa dell’operazione ordinata dal presidente Putin. La demonizzazione fino a ben oltre il limite dell’isteria di qualsiasi elemento politico, economico, culturale e addirittura sportivo legato alla Russia comporta di conseguenza un offuscamento totale delle vere ragioni degli eventi di questi giorni, la cui responsabilità deve essere attribuita interamente agli alleati di Kiev e allo stesso regime ucraino.


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