Alla fine di maggio 2021, è stato liberato a Miami il terrorista della CIA Eduardo Arocena, legato alla destra cubana e responsabile negli anni Ottanta dell'introduzione della febbre emorragica dengue a Cuba, che ha provocato la morte di più di cento bambini cubani. Nessuna testata giornalistica ne ha parlato, benché in più occasioni il governo cubano abbia denunciato che il territorio cubano è stato oggetto di attacchi biologici con lo scopo di introdurre parassiti e malattie, cosa che ha costretto il Paese a dedicare notevoli risorse umane, materiali e finanziarie per affrontarne e mitigarne gli effetti fino a quando non vengono sradicati.

La sanguinosa guerra in corso da otto mesi nella regione etiope del Tigrè potrebbe trovare una soluzione improvvisa e decisamente inaspettata in seguito al ritiro delle forze armate del governo centrale del primo ministro, Abiy Ahmed. Quella che era iniziata come un’operazione di poche settimane si è prolungata drammaticamente davanti alla resistenza della popolazione e dei combattenti tigrini, fino a provocare una delle più gravi emergenze umanitarie in corso nel pianeta. Gli obiettivi di Addis Abeba sembrano essere per il momento falliti, ma la pace nel nord dell’Etiopia potrebbe essere ancora lontana e, anzi, i recenti sviluppi minacciano di innescare nuovi conflitti interetnici nel secondo paese più popoloso del continente africano.

La pazienza della sinistra del Partito Democratico americano nei confronti di Joe Biden rischia di esaurirsi già dopo pochi mesi dall’inizio del suo mandato alla Casa Bianca. Le recenti complicazioni del percorso legislativo di alcune delle promesse elettorali più importanti del presidente hanno messo in allarme gli ambienti progressisti americani, soprattutto per la tendenza di Biden e della leadership democratica al Congresso a cercare la collaborazione con il Partito Repubblicano.

Il veloce ripiego verso destra del presidente non rappresenta una sorpresa, ma è l’inevitabile conseguenza sia delle sue attitudini, ben note dopo mezzo secolo di carriera politica, sia della natura di un sistema bloccato ed espressione di interessi ben precisi, irriducibilmente ostili a qualsiasi scintilla di riforma sociale.

Il secondo bombardamento ordinato da Joe Biden nella zona di confine tra Iraq e Siria da quando si è installato alla Casa Bianca ha mandato in fibrillazione nel fine settimana un Medio Oriente intento a osservare gli sviluppi delle trattative in corso a Vienna per il ripristino dell’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA). I raid USA hanno colpito due depositi di armi e di droni utilizzati da un paio di milizie sciite, secondo Washington “appoggiate dall’Iran”. L’operazione rappresenta ufficialmente una ritorsione contro i ripetuti attacchi subiti dalle forze americane in Iraq, ma è difficile assegnare una logica razionale al bombardamento di domenica, se non inserendolo in un quadro più ampio che ha a che fare con la riorganizzazione delle priorità strategiche degli Stati Uniti nella regione.

Una delle località oggetto dell’incursione americana si trova in territorio siriano e l’altra in quello iracheno. Le brigate destinatarie del “messaggio” di Biden sono Kata’ib Hezbollah e Kata’ib Sayyid al-Shuhada, incorporate nelle cosiddette Forze di Mobilitazione Popolare, a loro volta integrate nelle strutture delle forze di sicurezza irachene e in prima linea nella guerra contro lo Stato Islamico (ISIS). Obiettivi simili erano stati colpiti dagli USA il 25 febbraio scorso in quello che fu il primo ordine, dato da Biden in veste di presidente, per condurre un bombardamento in un paese straniero.

La mozione dell'OSA (Organizzazione degli Stati Americani, OEA in spagnolo ndr) che sostanzialmente accusa il Nicaragua di un uso politico della giustizia, è un capolavoro di ipocrisia. Non solo perché non prende minimamente atto della realtà dei fatti e impone - essa si - una lettura tutta politicizzata degli eventi, ma anche perché esige dal Nicaragua ciò che a nessun altro Paese chiede. In parallelo appare almeno curioso il disinteresse per l’inchiesta giudiziaria che scuote il Costa Rica, la cui classe dirigente è annoverata tra le più corrotte del mondo.


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