L’incontro di questa settimana alla Casa Bianca tra il presidente americano Biden e il primo ministro iracheno, Mustafa al-Kadhimi, avrebbe dovuto segnare un punto di svolta nell’impegno degli Stati Uniti nel paese mediorientale. I due leader hanno infatti annunciato la fine della “missione di combattimento” USA entro il prossimo dicembre. Il numero di soldati e “contractor” sul campo resterà tuttavia quasi certamente invariato. L’utilità del faccia a faccia e della decisione presa in apparenza di comune accordo sembra essere perciò trascurabile, ma risponde alle esigenze strategiche di Washington e Baghdad, nonché ai calcoli politici immediati delle rispettive amministrazioni.

Nel fine settimana, la Tunisia è precipitata nella più grave crisi politica dai tempi della “Primavera Araba” e del movimento popolare che provocò il rovesciamento del regime di Ben Ali nel 2011. Le tensioni che attraversavano da mesi il paese nordafricano sono esplose dopo l’intervento nella serata di domenica del presidente, Kais Saied, che ha di fatto assunto i pieni poteri, sospendendo il parlamento e liquidando il primo ministro, Hicham Mechichi.

Dopo anni di polemiche, sanzioni e tentativi di boicottaggio, il gasdotto Nord Stream 2 dovrebbe finalmente essere completato e diventare operativo entro la fine di quest’anno. I governi di Stati Uniti e Germania hanno annunciato questa settimana un accordo che permetterà la fine dei lavori, lasciando cadere le minacce delle ultime due amministrazioni americane. Più che un vero e proprio accordo, in realtà, si tratta di una resa da parte di Washington che, in cambio di una serie di promesse e iniziative di facciata, ha preso atto dell’impossibilità di fermare il progetto da 11 miliardi di dollari senza mettere in grave pericolo i rapporti con Berlino.

Un giudice distrettuale americano ha emesso questa settimana la prima condanna a una pena detentiva a carico di uno dei partecipanti all’attacco neo-fascista contro l’edificio del Congresso di Washington del 6 gennaio scorso. L’imputato, il 38enne Paul Hodgkins, dovrebbe trascorrere solo pochi mesi dietro le sbarre e la sentenza tutt’altro che severa potrebbe essere da esempio per gli altri sostenitori di Donald Trump alla sbarra. La sorte di Hodgkins riflette l’attitudine fin troppo indulgente di gran parte della classe politica americana verso i responsabili e i “mandanti” della tentata rivolta a favore dell’ex presidente, proprio mentre sono emersi nuovi preoccupanti dettagli sulle manovre golpiste di quest’ultimo nei giorni precedenti l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca.

Secondo Edward Snowden, quella pubblicata nel fine settimana da 17 testate giornalistiche sarebbe semplicemente la “notizia dell’anno”. La rivelazione riguarda la vendita a numerosi governi, da parte di una compagnia informatica israeliana, di un avanzato strumento di sorveglianza in grado sostanzialmente di garantire il completo accesso al contenuto degli smartphone nei quali il software viene impiantato. Maggiori dettagli e informazioni dovrebbero arrivare nei prossimi giorni, ma alcuni aspetti allarmanti appaiono già evidenti, a cominciare dal controllo dei telefoni di centinaia di giornalisti in tutto il mondo.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy