Le operazioni militari russe in Ucraina stanno producendo i primi riflessi su altri scenari internazionali di crisi, le cui conseguenze si possono fin da ora ipotizzare ma che risulteranno probabilmente più chiare nel medio e lungo periodo. Una delle aree maggiormente interessate è il Medio Oriente e, in particolare, l’Iran, con implicazioni sulla rivalità con Israele da una parte e sulle trattative per il ripristino dell’accordo sul nucleare di Vienna (JCPOA) dall’altra. Una scossa alla regione è stata data qualche giorno fa dal lancio di missili iraniani contro quella che Teheran ha definito come una centrale operativa segreta del Mossad israeliano sul territorio del Kurdistan iracheno.

Tra gli argomenti preferiti dalla propaganda USA/EU sulle operazioni militari russe in Ucraina spicca soprattutto in questi ultimi giorni quello dei crimini di guerra, di cui Vladimir Putin si sarebbe già abbondantemente macchiato. Violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale sono più che probabili in situazioni come quella in atto e, se esse hanno effettivamente avuto luogo, dovrebbero in teoria essere oggetto almeno di indagine. Tuttavia, anche accettando come vere le accuse fino ad ora rivolte dall’Occidente al presidente russo, il livello di gravità dei crimini commessi in Ucraina non si avvicina nemmeno lontanamente a quelli attribuibili ai suoi accusatori, oltretutto con prove e testimonianze quasi sempre incontrovertibili.

Quito. Solo tra il 1946 e il 2022, gli Stati Uniti hanno condotto 69 invasioni militari di altri paesi. Sono 1,10 invasioni all'anno. Tutto questo senza contare i colpi di stato che hanno sostenuto, gli interventi della CIA, gli assassinii o i tentati omicidi di leader o le donazioni di armi a gruppi paramilitari. Hanno 800 basi militari sparse in tutto il mondo e 1.000.000 circa di soldati sparsi per il pianeta, che non sono lì per decorare le piazze.

"Negoziare, finirla con il pensiero unico e la propaganda, aiutare l’Ucraina a ritrovare la ragione e la Russia ad uscire dal tunnel della sindrome da accerchiamento non con le chiacchiere ma con atti concreti." E' il pensiero di Fabio Mini, generale di Corpo d’Armata dell’Esercito Italiano, già Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione internazionale in Kosovo. "E quando la crisi sarà superata, sperando di essere ancora vivi, Italia ed Europa dovranno impegnarsi seriamente a conquistare quella autonomia, dignità e indipendenza strategica che garantisca la sicurezza europea a prescindere dagli interessi altrui".

La crisi ucraina esplosa il 24 febbraio scorso con l’inizio delle operazioni militari russe sembra essere caratterizzata, da un lato, dall’avanzata relativamente lenta ma efficace delle forze di Mosca e dall’altro da una certa ambivalenza dei governi occidentali nel loro sostegno a Kiev. Questi ultimi continuano ad adottare misure economiche punitive di ampia portata, sia pure risparmiando in alcuni casi il settore energetico, ma sottraendosi da iniziative militari che comporterebbero uno scontro diretto con la Russia. Ciononostante, le provocazioni occidentali e il trasferimento di armamenti al regime ucraino continuano senza sosta, mentre anche su altri fronti nei giorni scorsi gli eventi collegati alla guerra hanno fatto segnare sviluppi decisamente interessanti.


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