di Alessandro Iacuelli

Nuova inquietante ipotesi sui 118 morti del sottomarino russo Kursk, affondato il 12 agosto 2000 ad oltre 100 metri di profondità nel Mare di Barents. In una intervista al giornale on line Svobodnaia pressa, successivamente ripresa dal quotidiano Komsomolskaia Pravda, il settantenne capitano di vascello in pensione, Aleksandr Leskov, ex comandante di un sottomarino nucleare, smonta la versione ufficiale, quella dell'esplosione accidentale di un siluro che avrebbe innescato una reazione a catena. Secondo Leskov, il Kursk potrebbe essere stato colpito per errore in fase di emersione dal fuoco amico, probabilmente due missili terra terra, nel corso delle esercitazioni navali russe durante le quali avvenne l'incidente. Un episodio ancora pieno di misteri, di non detti, di depistaggi e polemiche, in particolare sul ritardo nei soccorsi.

di Carlo Benedetti

La “disinformazija” al Cremlino è sempre di moda. Sulla Cecenia continuano ad imperversare le cortine fumogene della propaganda di Mosca. All’occidente e agli amici del grande capitale si annuncia ogni giorno che nell’area caucasica la situazione è sotto controllo e che quello che avviene (uccisioni, attentati..) è solo il risultato di “attività” di formazioni terroristiche clandestine che stanno tentando di far marciare indietro la storia del Caucaso. Per il resto, si annuncia, “è tutto tranquillo” e, contemporaneamente, non si spiegano le cause del fallimento geopolitico dell’area. E così la bugia epocale che viene diffusa è un vero monumento di ipocrisia, mentre intere popolazioni si battono per l’indipendenza e contro il prepotere di eserciti e gruppi dirigenti che prima si chiamavano “sovietici” e che ora, più semplicemente, sono “russi”.

di Michele Paris

Il verdetto tutto politico nel processo messo in piedi nella ex Birmania, ai danni del premio Nobel Daw Aung San Suu Kyi, è stato emesso ieri, con qualche giorno di ritardo, da un tribunale di Yangon. Nonostante la scontata sentenza di colpevolezza, alla leader del partito di opposizione “National League for Democracy” sono stati risparmiati la detenzione e i lavori forzati che si prospettavano minacciosamente. I 18 mesi di arresti domiciliari inflitti ad Aung San Suu Kyi rischiano in ogni caso di peggiorare ulteriormente le relazioni tra la giunta militare del Myanmar e i governi occidentali, in particolare gli Stati Uniti, proprio in un momento nel quale a Washington sembrava essere in corso un processo di revisione della tradizionale politica di sanzioni economiche e di duro confronto politico.

di Luca Mazzucato

L'atteggiamento della sinistra europea nei confronti dello Stato d'Israele è ambivalente: le due opposte anime filo-israeliana e anti-sionista convivono con difficoltà. Esiste un partner naturale per la sinistra radicale europea tra i movimenti politici israeliani? Ne discutiamo con Daniel Ziethen, regista tedesco che nel suo ultimo documentario è andato alla scoperta di quella strana galassia di ebrei israeliani che si dichiarano anti-sionisti. Per l'establishment ebraico e i media si tratta di quinte colonne al servizio del nemico arabo; tuttavia vi sono dei non-sionisti già all'interno della Knesset, i quattro deputati di Hadash. Dunque la questione dell'anti-sionismo va al cuore del problema israelo-palestinese.

di Alessandro Iacuelli

Nei giorni scorsi, con la sigla dell'accordo con la Turchia, il gasdotto italo-russo South Stream ha fatto un deciso passo avanti. Il progetto, lanciato nell'ambito dell'accordo Eni-Gazprom del 2006, prevede di portare gas russo verso l'Italia e verso i paesi dell'Europa centrale senza passare per l'Ucraina, che tanti scontri e incidenti ha avuto in passato con la Russia, ma attraversando il Mar Nero. Si tratta in sostanza della risposta congiunta, teorizzata a suo tempo da Tremonti e Scajola, dell'Italia e della Russia alla crisi ucraina del gas che investì l'Europa nell'inverno 2005/2006, e che s’integra con l'altro progetto russo, il North Stream, che collegherà la Russia con la Germania passando lungo il Mar Baltico.


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