Ultima tra le tredici città europee analizzate dal Wuppertal Institute per conto di Greenpeace, nella ricerca Living. Moving. Breathing. Ranking of european cities in sustainable transport, Roma è la capitale più insostenibile dal punto di vista della mobilità urbana.I dati e le conseguenti valutazioni non lascino spazio a dubbi.

 

“Ingorghi e rallentamenti condizionano negativamente i tempi di spostamento e rappresentano una chiara perdita in termini economici; l’inquinamento atmosferico e acustico coincidono con seri problemi ambientali e sanitari, le patologie legate allo smog e al rumore sono diffuse e in aumento e il sistema di mobilità urbana fondata sull’auto privata, alimentato da fonti fossili, consuma enormi quantità di energia e tende a esaurire risorse ambientali preziose”, si legge nel dossier, che ha utilizzato dati provenienti da fonti pubbliche ufficiali o direttamente dalle amministrazioni cittadine.

“Si può oggi parlare di una società dei ‘tre terzi’: un terzo super garantito da livelli di reddito di gran lunga più elevato di quelli sperimentati nel recente passato, non solo in assoluto ma anche se confrontati con la media e, soprattutto, con i redditi più bassi. Al contrario, sopravvive, a stento il terzo degli esclusi che, non solo non si è ridotto ma che ha visto anche svanire la propria speranza di riscatto e confermata la condanna all’esclusione.

 

Ma la novità degli ultimi anni è rappresentata dal terzo intermedio che si colloca fra gli altri due, avendo caratteristiche distinte dagli uni e dagli altri. Non gode di particolari privilegi e raccoglie tutti coloro che pensavano che la loro capacità di lavoro, la loro professionalità e il loro spirito di iniziativa e di intrapresa potessero essere sufficienti a mantenerli o a farli entrare nei due terzi dei fortunati di galbraithiana memoria. Fra di loro possiamo trovare gli elementi più attivi e più dinamici della società civile. Ma essi sono diventati tutti a rischio di povertà.

Le persone senza fissa dimora LGBT hanno bisogni e problemi specifici che, spesso, non trovano risposta nella rete dei servizi della grave emarginazione. Per esempio: le strutture di accoglienza, essendo concepite secondo una separazione per genere, non prevedono sistemazioni per transessuali; le persone senza fissa dimora manifestano, più o meno, velata ostilità all’omosessualità e gli operatori si dichiarano spiazzati.

Contronatura, esibizionisti e portatori (malati) di esibizionismo. Per il 15 per cento degli italiani, queste le definizioni più ricorrenti per descrivere le persone gay o lesbiche (ancora) nel 2018. E, così, sull’onda del disgusto, l’omotransfobia ‘miete’ cinquanta vittime al giorno. “Il dato che emerge maggiormente, nell’ultimo anno, è il crescente livello di omofobia, con un incremento del 2 per cento (ora al 72 per cento) e un aumento del 4 per cento (ora al 17 per cento) dei ricatti a scapito delle persone lesbiche e gay non dichiarate”, dichiara il responsabile del Numero Verde Gay Help Line (800 713 713) e portavoce di Gay Center, Fabrizio Marrazzo.

“Una famiglia che si restringe riduce l’ampiezza delle reti famigliari. Quando i centri minori perdono popolazione e chi resta invecchia, si assottigliano le reti di vicinato. Nelle città che si riorganizzano nelle loro funzioni, separando un centro terziarizzato e destinato allo shopping e al divertimento dalla aree destinate alle funzioni residenziali, le possibilità di relazione si fanno più selettive e si spostano dai luoghi dell’abitazione e del lavoro a quelli della cultura e del tempo libero nelle sue diverse declinazioni.


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