Ancora sconosciuto nella sua dimensione reale, il maltrattamento all’infanzia è tra le emergenze sociali le più deplorevoli. Anche per la sproporzione tra il maltrattante e il maltrattato. L’Organizzazione mondiale della Salute stima che per ogni caso conosciuto ce ne siano nove sommersi che sommati ai nove ogni mille bambini assistiti dai servizi sociali dei comuni italiani si arriva a una presenza di quasi sei milioni di maltrattati.

 

Dalla trascuratezza all’abuso, la violenza sui minori è la conseguenza ultima di una condizione di disagio che coinvolge il contesto famigliare e ambientale nel quale i minori crescono.

E’ uno dei pilastri dell’approccio europeo all’immigrazione: l’esternalizzazione delle frontiere dei paesi confinanti con l’Unione europea. Cioè, oltre a fortificare le proprie, ad aver sviluppato una sorveglianza sempre più sofisticata, a intensificare la tracciabilità delle persone, l’Europa ha sviluppato politiche per esternalizzare le sue frontiere. Stringendo accordi con i paesi confinanti, spesso profondamente autoritari, repressivi e irrispettosi dei diritti umani fondamentali, per accettare di espellere i migranti, rendendo la pratica completamente invisibile ai cittadini europei.

Ultima tra le tredici città europee analizzate dal Wuppertal Institute per conto di Greenpeace, nella ricerca Living. Moving. Breathing. Ranking of european cities in sustainable transport, Roma è la capitale più insostenibile dal punto di vista della mobilità urbana.I dati e le conseguenti valutazioni non lascino spazio a dubbi.

 

“Ingorghi e rallentamenti condizionano negativamente i tempi di spostamento e rappresentano una chiara perdita in termini economici; l’inquinamento atmosferico e acustico coincidono con seri problemi ambientali e sanitari, le patologie legate allo smog e al rumore sono diffuse e in aumento e il sistema di mobilità urbana fondata sull’auto privata, alimentato da fonti fossili, consuma enormi quantità di energia e tende a esaurire risorse ambientali preziose”, si legge nel dossier, che ha utilizzato dati provenienti da fonti pubbliche ufficiali o direttamente dalle amministrazioni cittadine.

“Si può oggi parlare di una società dei ‘tre terzi’: un terzo super garantito da livelli di reddito di gran lunga più elevato di quelli sperimentati nel recente passato, non solo in assoluto ma anche se confrontati con la media e, soprattutto, con i redditi più bassi. Al contrario, sopravvive, a stento il terzo degli esclusi che, non solo non si è ridotto ma che ha visto anche svanire la propria speranza di riscatto e confermata la condanna all’esclusione.

 

Ma la novità degli ultimi anni è rappresentata dal terzo intermedio che si colloca fra gli altri due, avendo caratteristiche distinte dagli uni e dagli altri. Non gode di particolari privilegi e raccoglie tutti coloro che pensavano che la loro capacità di lavoro, la loro professionalità e il loro spirito di iniziativa e di intrapresa potessero essere sufficienti a mantenerli o a farli entrare nei due terzi dei fortunati di galbraithiana memoria. Fra di loro possiamo trovare gli elementi più attivi e più dinamici della società civile. Ma essi sono diventati tutti a rischio di povertà.

Le persone senza fissa dimora LGBT hanno bisogni e problemi specifici che, spesso, non trovano risposta nella rete dei servizi della grave emarginazione. Per esempio: le strutture di accoglienza, essendo concepite secondo una separazione per genere, non prevedono sistemazioni per transessuali; le persone senza fissa dimora manifestano, più o meno, velata ostilità all’omosessualità e gli operatori si dichiarano spiazzati.


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