Premesso che i livelli di istruzione più alti sono associati a migliori opportunità lavorative, a retribuzioni più elevate, a migliori condizioni sanitarie e maggiore impegno sociale, la quota di popolazione italiana con almeno un diploma è molto inferiore alla media europea.

 

Lo svantaggio dell’Italia rispetto all’Europa è marcato, prima di tutto, fra le generazioni: il 74,8 per cento dei 25-43enni ha almeno il diploma di scuola superiore contro il 47 per cento dei 60-64enni mentre permane il divario territoriale all’interno del Belpaese dove rimangono livelli di istruzione più bassi nel Mezzogiorno, anche fra i giovani.

Secondo le autorità italiane, sarebbero 125 i foreign fighters legati all’Italia e nonostante se ne contino solo 2 ogni milione di abitanti - pochi sia in termini assoluti sia in relazione all’intera popolazione - il Belpaese, storicamente, ha giocato un ruolo importante nelle prime mobilitazioni jihadiste. Basti pensare alla centralità di network egiziani e maghrebini basati in Lombardia durante il conflitto bosniaco o alla partenza dalla moschea di viale Jenner a Milano verso l’Iraq contro il neonato governo iracheno dell’immediato post Saddam.

Con 538 ordinanze di custodia cautelare, il 2017 è stato l’anno in cui sono stati effettuati tanti più arresti per crimini contro l’ambiente e tante più inchieste sui traffici illeciti di rifiuti che in tutta la storia italiana. Più 139 per cento rispetto al 2016. I numeri: 158 arresti per delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, 614 procedimenti penali avviati, 76 inchieste per traffico organizzato, 177 arresti, 992 trafficanti denunciati, 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati - settore dove si concentra la percentuale più alta di illeciti.

 

Predilette dai trafficanti per finte operazioni di trattamento e riciclo ci sono i fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, i materiali plastici, gli scarti metallici, carta e cartone. Più di 6mila le persone denunciate per reati contro la biodiversità e circa 7mila sono state le infrazioni.

 

Crescono i reati nel settore agroalimentare: 37mila, con 22mila persone denunciate, 2773 sequestri e 196 arresti: ittico, vini e alcolici, cosmesi, ristorazione. Una media di 10 infrazioni al giorno nel ciclo illegale del cemento, sebbene in diminuzione: secondo le stime del Cresme, riportate sul dossier Ecomafia 2018 di Legambiente, in Italia solo nel 2017, sarebbero state costruite circa 17mila nuove case abusive.

Da elemento di protezione a principale fattore di rischio: così diventa la famiglia per quattrocentoventimila bambini - che dal 2009 al 2014 - sono stati vittime di violenza assistita. Una forma di maltrattamento (subdola e indiretta) definita come l’esposizione del minore alla violenza, fisica e psichica, di una figura di riferimento per lui significativa.

 

Eppure, osservando le storie riportate nel dossier Abbattiamo il muro del silenzio, redatto da Save the children, appare evidente come sia ancora molto scarsa (in confronto all’ampiezza del fenomeno) la consapevolezza rispetto all’impatto che un clima di violenza dentro casa può avere sui figli. Tante donne, infatti, nonostante riportino ferite o segni inequivocabili e difficilmente nascondibili ai figli, sono restie a dichiarare che quest’ultimi abbaino assistito alla violenza e solo poche (solo quelle che riportano episodi più evidenti) riconoscono in misura maggiore che i figli ne siano stati testimoni.

 

Nonostante quasi una mamma su due abbia seri problemi psichici derivanti dalla violenza subìta dal partner, in poche riescono a lasciarla sia per la mancanza di indipendenza economica sia “per il bene dei figli”. I quali, invece, in quelle condizioni, vengono lesi nello sviluppo fisico, psichico e comportamentale, con conseguenze anche nel lungo periodo.

Sbarchi in calo, discorso chiuso. E, invece, siccome a prescindere dagli sbarchi, il numero di stranieri in Europa, Italia compresa, è in aumento, il discorso deve rimanere aperto. Perché non basta gestire i flussi per governare le migrazioni, bisogna, piuttosto, intervenire sull’integrazione. Cominciando dal basso. Dalle città, quelle più grandi e tecnologicamente più avanzate perché (potenzialmente) offrono migliori opportunità per accedere ai servizi pubblici, a reti sociali più capillari e al mondo del lavoro.


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