Diminuisce l’intolleranza contro le persone omossessuali ma esplodono xenofobia, islamofobia, antisemitismo e odio contro le donne. Questo è quanto. A dirlo, la Mappa dell’Intolleranza, realizzata da Vox-Osservatorio italiano sui diritti che, da tre anni, rileva la tendenza all’odio on line.

 

Tramite ‘innocui cinguettii’. A scorrere i dati, si nota un’estremizzazione dell’odio: la concentrazione di tweet, con un aumento esponenziale di quelli contro gli islamici, i migranti e gli ebrei, mostra che la comunità on line si sta polarizzando verso specifici gruppi sociali. Atteggiamento certamente predittivo di forte intolleranza verso persone considerate “aliene”, diverse.

 

La seconda (dietro solo alla misoginia) categoria più colpita, i migranti contro i quali si scatena un’intolleranza pervasiva e diffusa che si alimenta con gli sbarchi dei profughi e genera rabbia figlia della paura. Verso i jihadisti, i terroristi e i vu cumprà: così la rete fotografa i musulmani, dilagando verso l’islamofobia che cresce dove è minore la presenza di islamici, in un contesto di polarizzazione dell’odio made in Italy. Da Torino al Veneto, da Firenze a Bari. E, soprattutto, a Napoli e dintorni. Roma e il centro Italia restano, come gli anni precedenti, le zone in cui si concentrano anche i tweet antisemiti che, in quest’ultima rilevazione, hanno invaso pure la Lombardia: strozzini, avari, sionisti.

La macchina sanzionatoria, che ingolfa uffici amministrativi e di polizia, e la legislazione proibizionista con le sue conseguenze penali, sono le basi dell’immobilismo politico sul tema delle droghe. Visto che il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana quando si parla di droga è l’impianto repressivo che ispira l’intero Testo Unico sulle sostanze stupefacenti Jervolino-Vassalli, vecchio di vent’otto anni.

 

Senza le leggi repressive e carcerarie non si avrebbe il sovraffollamento nelle carceri: quasi il 30 per cento dei detenuti entra in carcere per un articolo di legge e un quarto della popolazione detenuta è tossicodipendente. E la repressione si abbatte sui consumatori tanto che, rispetto al 2015, c’è un più 40 per cento di segnalazioni per consumo di sostanze.

 

Dal lavoro forzato sui pescherecci nel Sudest asiatico ai miseri salari percepiti nelle piantagioni indiane di tè fino alla fame di cui soffrono i lavoratori delle aziende vitivinicole del Sudafrica: violazioni dei diritti umani e dei lavoratori che riforniscono i grandi supermercati, cominciando dalle lunghe filiere di produzione e alimentando la spirale della disuguaglianza.

 

I numeri: nell’Unione europea, solo dieci supermercati gestiscono la metà di tutte le vendite al dettaglio di prodotti alimentari; nel mondo, solo cinquanta industrie alimentari controllano la metà di tutte le vendite di prodotti alimentari; quattro imprese detengono il 70 per cento dei guadagni del commercio globale di derrate agricole e tre imperi industriali dominano quasi il 60 per cento del volume di affari relativo al commercio delle sementi e dei prodotti chimici per l’agricoltura.

Da dove vieni? Where do you come from? Una volta era questa la prima domanda che si faceva a una persona straniera, con il rispetto e la curiosità di sapere, di conoscere la sua storia, da dove veniva, per immaginare e anche sognare orizzonti lontani. Da tempo non è più così.  L’ospitalità - preziosa attitudine e consuetudine  di  tutte le popolazioni rivierasche, celebrata fin dall’antichità - è stata soffocata dentro la diffidenza, la paura, l’ostilità. La parola  “straniero” evoca solo distanza, irriducibile alterità.  L’ospite (hospes) diventa il nemico (hostis). Noi e loro, appunto.

 

Al di là del confine, sanno di trovare parenti che li aspettano, reti di connazionali che possono sostenerli o condizioni socio-economiche tali da garantire maggiori opportunità di lavoro e di effettiva integrazione. Ma non ci possono arrivare.

 

Perché, chiusa la frontiera italo-francese di Ventimiglia e aperto un campo di transito voluto dalla Prefettura (e, contestualmente, creatosi un insediamento informale sul greto del fiume Roja), a tre anni di distanza, la situazione resta molto delicata per le, ormai palesi, violazioni della normativa sull’asilo da parte delle autorità locali italiane.

 

Accampati sotto un cavalcavia per poter restare nei pressi della stazione ferroviaria e poter più facilmente entrare in contatto con chi può aiutarli ad attraversare il confine, i migranti di Ventimiglia sono stati sgomberati dall’area sotto il viadotto.


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