Guardando i dati del XXVII Rapporto Immigrazione, redatto da Caritas e Migrantes, il recente decreto del governo sul tema non avrebbe ragione d’esistere. Perché, secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), riportate nel dossier, nel 2015 la quota dei migranti irregolari sul totale dei flussi migratori ammonta al massimo al 15 per cento.

 

E anche perché, in Europa, l’Italia è al primo posto per numero di acquisizioni di cittadinanza, con oltre duecentomila nuovi cittadini, soprattutto donne e, principalmente nelle regioni del Nord, e che diventano italiani soprattutto con la residenza e non con la modalità del matrimonio che rimane una modalità residuale. Poi perché l’Italia si colloca la quinto posto in Europa e all’undicesimo nel mondo per numero di immigrati residenti regolarmente nel territorio. Infine, perché, secondo l’UHCR, nel 2018 è sbarcato nel Belpaese l’80 per cento in meno di migranti rispetto al 2017.

“A Catania c’è un’area che, a prima vista, sembra essere una terra desolata di erba secca, erbacce e rifiuti. Si tratta di file di tombe non segnate, sotto le quali giacciono i resti di rifugiati e migranti che sono morti nel mar Mediterraneo, cercando di raggiungere l’Europa”, è scritto nel rapporto Viaggi disperati, redatto da UNHCR.

 

A quelli si aggiungono, solo nel 2018, circa mille e seicento persone - un decesso ogni diciotto - e dalla fine di agosto, gli ostacoli ai salvataggi in mare a opera delle Ong e i cambiamenti delle rotte per attraversare l’Europa hanno moltiplicato le morti: settantaquattro, rispetto alle quarantadue dell’anno precedente, quelle registrate nelle nuove rotte. Lungo quella del Mediterraneo occidentale (dal Nord Africa alla Spagna), il numero di decessi è aumentato da centotredici a trecentodiciotto.

 

Questi stravolgimenti, compreso quello relativo al fatto che i salvataggi e le intercettazioni, ormai, avvengono sempre più lontani dalle coste salvifiche, non solo hanno portato dei cambiamenti delle nazionalità che tentano di raggiungere l’Europa ma non hanno previsto alternative sicure per i migranti.

Riconoscono l’italiano come propria lingua madre, vivono con e come i loro coetanei italiani e condividono con loro ogni cosa (tranne la cittadinanza). Sono gli alunni stranieri nati in Italia che rappresentano una quota sempre più ampia e sempre in aumento: se nell’anno scolastico 2007/2008 erano un terzo di tutti gli alunni stranieri, ora sono i tre quinti di totale.

 

Esattamente mezzo milione. A dichiararlo, i dati raccolti nel Dossier Statistico Immigrazione di Idos, che in occasione dell’apertura delle scuole, anticipa numeri e tendenze. Tipo quella delle classi a essere sempre più multiculturali.

 

Sono ottocentoventiseimila gli iscritti di cittadinanza straniera, ossia un decimo della popolazione scolastica. Che, senza l’apporto numerico (e non solo) degli studenti stranieri sarebbe in tendente diminuzione, contando novantaseimila alunni in meno in un anno.

 

Più della metà degli alunni stranieri frequenta la scuola dell’infanzia e quella primaria, dove rappresentano l’11 per cento di tutti gli scolari, mentre circa un quarto, le scuole superiori, preferendo gli istituti professionali per un inserimento immediato nel mondo lavorativo, a scapito della mobilità generazionale.

 

Centonovanta le nazionalità, fra le quali spiccano, per oltre la metà dei casi, i giovani romeni, albanesi, marocchini e cinesi. Perciò “se fino a diversi anni fa, la priorità della scuola in Italia era di mandare a regime una didattica meno incentrata sulla sola storia, geografia e cultura italiana e più aperta alla conoscenza del mondo, in considerazione delle provenienze e dei portati culturali degli studenti stranieri, oggi che i tre quinti di essi sono nati e cresciuti in Italia senza esserne cittadini, la priorità è diventata la necessità di affrontare e gestire il loro conflitto di identità, perché esso non finisca per esplodere quando, usciti dalle aule, questi giovani si inseriranno nella società”, dichiara il presidente di Idos, Luca Di Sciullo.

 

Che spiega: “Si tratta di identità non riconosciute dalla legge e spesso scisse tra due mondi culturali di riferimento, ora in conflitto con le famiglie immigrate d’origine quando ne rifiutano il modello identitario, ora con la società italiana quando accade il contrario”. Quindi, oltre che alle famiglie, alle associazioni e alle varie istituzioni della comunità educante, alla scuola l’arduo compito di arginare e prevenire il duplice conflitto.

 

Ma le premesse non virano in questa direzione: nel focus Principali dati della scuola. Avvio anno scolastico 2018/2019, diffuso dal Miur per fornire una sintesi dei più importanti dati relativi alla scuola statale, nessun riferimento a quelli riguardanti gli alunni stranieri. Forse non sono considerati dati principali.

A Bequia, nell’arcipelago delle Granadine, la luna illumina un arco di roccia vulcanica, le curve di porte e finestre, fino a tratteggiare un eccentrico edificio lambito dal mare e scavato nella pietra naturale dei Caraibi, una fortezza in rovina a guardia di un paradiso perduto. Le sue stanze sono vuote, come uno spazio eretto ma abbandonato da anni. Eppure, Moonhole non evoca soltanto una visione incantata opponendosi al tempo e alla solitudine, ma ha anche un’emblematica storia da raccontare.

Non aspettava altro, questa massa di trogloditi. Oggi la destra italiana più becera agita il feticcio di Asia Argento come fosse la dimostrazione dei suoi teoremi testicolari. E non si rende conto che, così facendo, è lei a dimostrare la propria ottusità (o, in alternativa, la propria malafede). L’attrice è stata accusata di aver molestato in passato un 17enne e di averne poi comprato il silenzio. Tristemente, la notizia ha scatenato l’euforia di molti destrorsi, solerti nel produrre un fiume di post e di articoli imbarazzanti per la specie umana.

 


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