di Carlo Benedetti

MOSCA. Quel “mi difendo da solo” che all’Aja Radovan Karadzic ha sbattuto in faccia ai giudici del Tribunale Penale Internazionale agita gli uomini del Cremlino, che temono che la Russia possa essere coinvolta nelle questioni balcaniche perchè chiamata in campo dalle eventuali “rivelazioni” dell’ex leader serbo-bosniaco. E la proccupazione maggiore riguarda l’eventuale comportamento di uno dei leader più prestigiosi della vecchia Unione Sovietica e, appunto, della nuova Russia. Si tratta di quell’Evghenij Maksimovic Primakov (fra il 1991 e il 1998 capo della prima sezione del Kgb, capo dello spionaggio all’estero, ex ministro degli Esteri dell’Urss, ex primo ministro ed attualmente presidente della Camera di commercio della Russia) che ora viene chiamato a testimoniare. Tutto questo avviene perchè è proprio lui, che è una figura di primo piano nella diplomazia internazionale, esperto e studioso del mondo balcanico ed arabo - che in questo momento potrebbe fornire alcune informazioni e testimonianze che Karadzic - accusato di genocidio e crimini di guerra - potrebbe utilizzare per la sua “autodifesa”.

di Mariavittoria Orsolato

La nota vaticana arriva a due settimane dal suo insediamento ufficiale come presidente del Paraguay: da oggi l’ex vescovo Fernando Armindo Lugo Mendez può considerarsi laico a tutti gli effetti. “Il Santo Padre gli concede la perdita dello stato clericale, con tutti gli obblighi, come sacerdote e Vescovo del Verbo Divino”, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa ad Asunción l'Arcivescovo Orlando Antonini, Nunzio apostolico per il Paraguay. Un inaspettato dietrofront quello di Santa Madre Chiesa, che lo scorso 20 gennaio aveva sospeso a divinis – facendo quindi decadere la possibilità di amministrare i sacramenti - il decano della diocesi più povera del Paraguay, quella San Pedro che gli ha dato i natali e che ha avuto un ruolo tutt’altro che marginale nella vittoria schiacciante dello scorso 20 aprile.

di Alessandro Iacuelli

Il 29 luglio 2008, appena pochi giorni dopo l'ultima contaminazione, che ha riguardato 94 lavoratori, presso la centrale nucleare di Tricastin, nel Dipartimento francese di Vaucluse, un centinaio di dipendenti sono stati evacuati in seguito ad un nuovo allarme provocato, questa volta, dalla sospetta fuoriuscita di polvere radioattiva dal reattore numero 4. Circa una quarantina di lavoratori sono stati trasferiti in infermeria e sottoposti a controlli medici. Due dipendenti, secondo quanto ha precisato la compagnia energetica francese EDF, hanno evidenziato tracce di contaminazione radioattiva. Nuove indagini sono in corso per accertare le cause di questo ennesimo incidente occorso alla centrale di Tricastin, dove già all'inizio del mese si è verificata una perdita di uranio nelle falde acquifere dell'area. Altri due incidenti, avvenuti nei giorni scorsi nelle centrali nucleari francesi, hanno coinvolto gli impianti di Romans sur Isere e Saint Alban, dove 15 operai sono rimasti contaminati. La differenza tra questo ed i precedenti incidenti è alquanto singolare.

di Eugenio Roscini Vitali

Costruito sulle cime del Chuor Phnom Dangkrek, il tempio di Preah Vihear domina da un lato la Cambogia e dall’altro la Thailandia. Fra le sue rovine i soldati di Phnom Penh montano la guardia tutti i giorni; all’ingresso della struttura sventola la bandiera cambogiana raffigurante Angkor Wat, il più vasto sito religioso del mondo, subito fuori si intravedono i militari Thai. Edificato nel X secolo dalla dinastia Suryavarman, Preah Vihear è stato per lungo tempo uno dei principali simboli della vita spirituale dell’impero Khmer e, anche se per motivi diversi, è ancora oggi considerato un tempio particolare: lo è per il suo interesse storico, artistico e religioso; perchè a differenza di tutti gli altri templi Khmer è costruito lungo l’asse meridiano; perché dal 7 luglio 2008 è entrato a far parte dei patrimoni dell'umanità; perché sorge a cavallo dell’omonima provincia cambogiana e del distretto thailandese di Sisaket e perché è ormai da anni al centro di una infuocata disputa tra Cambogia e Thailandia.

di Giuseppe Zaccagni

Per Napoleone valeva il motto “l’intendenza seguirà”. Per gli americani vale invece quello del “Prima i bombardamenti” e poi arriveranno gli affari. Ed è quello che si sta realizzando nell’Iraq a partire dal 20 marzo 2003, inizio dell’aggressione-occupazione. Ora il grande capitale, che ha appoggiato tutte le iniziative americane, presenta il conto. E nella lista di chi parteciperà al grande banchetto della ricostruzione c’è anche l’Italia. Lo annuncia il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. E’ lui che parla della volontà di rilanciare la partecipazione delle imprese italiane alla ricostruzione dell'Iraq. E rende noto l'impegno di convocare per il prossimo autunno la prima riunione di una "Commissione mista" allargata alle aziende. Comincia il grande gioco economico e il giro è di miliardi. Una manovra ben congegnata.


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