di Eugenio Roscini Vitali

Con l’accusa di genocidio e crimini contro l’umanità, il Tribunale penale internazionale (Tpi) dell’Aja ha incriminato il presidente della Repubblica del Sudan, Omar Hassan al-Beshir. L’impianto accusatorio sviluppato dal procuratore generale del tribunale delle Nazioni Unite, Luis Moreno-Ocampo, si riferisce ai fatti riguardanti la guerra civile che dal febbraio 2003 sconvolge la regione occidentale del Paese e alle atrocità commesse contro la popolazione autoctona del Darfur. Secondo il magistrato argentino il presidente del Sudan avrebbe orchestrato e guidato la sanguinosa campagna di violenze che in cinque anni ha causato più di trecentomila vittime e duemilioni di profughi. Moreno, che ha presentato nuove documentazioni, è certo che i vertici politico-militari di Khartoum avrebbero armato le milizie arabe janjaweed allo scopo di impedire e reprimere ogni possibile rivolta. Nei giorni scorsi il procuratore generale aveva già chiesto l’arresto del ministro degli Affari Umanitari sudanesi, Ahmed Harun, e del leader dei janjaweed, Ali Kosheib, accusati di esse coinvolti in 51 casi di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

di Elena Ferrara

Alle spalle ha già otto viaggi: ha visitato varie parti d'Europa (Colonia, la Polonia, Valencia, la Baviera, la Turchia e l'Austria) e dell'America (Brasile e Stati Uniti): ora affronta l’Oceania, il “nuovissimo continente” dove il Vaticano non gode buona salute pur se sul piano del proselitismo ha già fatto notevoli passi. La missione - iniziata il 12 luglio - si protrarrà sino al 21 luglio per un totale di 32.836 chilometri a bordo di un aereo “Alitalia B777-4000”. Per Papa Ratzinger saranno nove giorni di attività più che mai intensa. Un vero tour de force all’insegna della propaganda per cercare di portare il continente nell’area di influenza vaticana. L’occasione ufficiale del lungo raid, comunque, è quella della partecipazione alla XXIII Giornata mondiale della gioventù. Perché in terra australiana si stanno dando appuntamento le organizzazioni cattoliche di ogni parte del mondo. Una sorta di congresso mondiale per il quale il Vaticano e la Chiesa hanno investito miliardi portando sul posto intere flotte aeree dalle quali sbarcano giovani, suore, missionari ed organizzatori religiosi.

di Carlo Benedetti

A Mosca i “russi-sovietici” della vecchia nomenklatura comunista lo ricordano per quel lavoro “fondamentale” intitolato “L’insegnamento di Lenin nell’esperienza e nella prospettiva del Pci”. Un intervento del 22 aprile 1970 pronunciato nel corso di una seduta pubblica del Cc del Partito comunista e ripreso immediatamente dall’agenzia di Mosca, Tass: tradotto e riprodotto. E sempre a Mosca si ricordano altre tappe come la visita in Ungheria avvenuta nel 2006 dopo aver manifestato, nel 1956, posizioni filosovietiche. Ora tutto questo è alle spalle. E per il presidente Giorgio Napolitano il viaggio delle prossime ore a Mosca e a San Pietroburgo - su invito del capo del Cremlino Dmitry Medvedev - sarà un fatto epocale anche per il fatto che sarà la prima volta che un presidente italiano (che i russi ricordano come “comunista”) arriverà in una Russia che non è più sovietica e che, anzi, fa dell’antisovietismo e dell’anticomunismo la sua ideologia.

di Valentina Laviola

“Good news for people in Darfur”. Così i gruppi ribelli hanno salutato la notizia, ormai confermata dal dipartimento di Stato americano e da fonti Onu e diplomatiche, che il procuratore generale del tribunale delle Nazioni Unite, il magistrato argentino Luis Moreno-Ocampo, emetterà lunedì un mandato d’arresto nei confronti del presidente sudanese al-Bashir. Le prove a carico saranno presentate ai giudici dell’Aia, i quali, se le riterranno sufficienti, dovranno incriminarlo ufficialmente entro un paio di mesi. I reati ipotizzati sono genocidio e crimini contro l’umanità. La reazione di Khartoum non si è fatta attendere e il mandato d’arresto è stato già definito un “piano criminale”. L’ambasciatore sudanese presso le Nazioni Unite, ‘Abdalmahmoud ‘Abdalhaleem Mohamad, ha dichiarato che “Moreno-Ocampo gioca con il fuoco....accusare il simbolo dell’autorità nel nostro paese è una faccenda seria e ci saranno gravi ripercussioni”. Se l’incriminazione dovesse divenire ufficiale, al-Bashir - generale che salì al potere con un colpo di stato nel 1989 - sarebbe il primo Capo di Stato in carica a sedere davanti ai giudici del Tribunale dell’Aia.

di Ilvio Pannullo

Quando si finisce di vedere Zero si rimane quasi impietriti. Ci si riscopre persi tra l’incredulità per quello che si è visto e l’impotenza di reagire. Quando si finisce di vedere Zero si riscopre la voglia di parlare, di confrontarsi, ma è l’angoscia a dominare la scena. L’angoscia di quanti si fermano a ragionare sulle conseguenze di una simile affermazione: quanto ci è stato detto dalla commissione ufficiale sui fatti dell’ 11/9 è un falso. E’ questa, infatti, la dura realtà dei fatti che siamo chiamati ad affrontare. E questo non certo per quello che il film dovrebbe lasciar intendere attraverso supposizioni e teorie, secondo quanto sostenuto da quanti sono soliti abdicare ad un vaglio attento delle critiche semplicemente nascondendosi dietro il termine “complottisti”, ma quanto piuttosto per le ineludibili certezze scientifiche che sono emerse dopo oramai quasi 7 anni di lavoro. Dopotutto è stato lo stesso George J. Tenet, direttore della CIA dal 1997 al 2004, a dire: “Solo un ingenuo può credere che gli attentati dell’11/9 siano stati opera di 19 dirottatori suicidi”.


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