di Bianca Cerri

Carlito, Jesus e Violeta nacquero a pochi giorni di distanza uno dall’altro da tre madri di origine ispanica che si guadagnavano da vivere raccogliendo pomodori per conto della Ag-Mart nei campi della Florida. Un lavoro faticoso, soprattutto per donne in stato di gravidanza avanzata ma per chi è assediato dalla miseria e costretto alla clandestinità spezzarsi la schiena è spesso l’unica alternativa possibile. Finita la stagione dei pomodori, i genitori di Carlito e degli altri due bambini si sarebbero spostati nella Carolina del Nord portandosi dietro i nuovi nati perché la vita dei braccianti che lavorano in nero è un continuo inseguire i cicli delle raccolte. Gli ispanici alle dipendenze della Ag-Mart hanno affrontato quasi tutti un lungo viaggio attraverso il deserto e rischiato la morte per disidratazione per arrivare fino in Florida, dove l’industria agro-alimentare rende miliardi.

di Elena Ferrara

C’era una volta il “ping-pong” della diplomazia. Ora - quanto a rapporti tra Vaticano e Pechino - è la volta della grande musica classica. Quella di Wolfgang Amadeus Mozart con il suo Requiem, capolavoro spinoso, irto com’è di punti interrogativi e di interpretazioni controverse. Sono proprio i cinesi della grande “China Philarmonic Orchestra” a portare il loro messaggio musicale al Papa Ratzinger con un concerto nell’Aula vaticana intitolata a Paolo VI. L’avvenimento è di grande portata ed è stato ufficializzato nelle colonne dell’Osservatore Romano. Ed è appunto questa notizia che desta grande attenzione tra tutti i vaticanisti e tra quanti seguono l’evolversi del rapporto tra l’Oltretevere e l’Oltremuraglia. Gesto - questo della musica mozartiana - che diviene subito estremamente significativo proprio perchè tra Santa Sede e Pechino non ci sono rapporti diplomatici e sono ben note le difficoltà che la Chiesa cattolica incontra in Cina. Una Chiesa, tra l’altro, sconvolta da divisioni interne tra comunità ufficiali, riconosciute e spesso controllate dalle autorità civili tramite la filogovernativa Associazione patriottica. Quella che controlla il “Movimento delle tre autonomie”, cioè una chiesa indipendente da Roma, ponendo in essere una situazione molto complessa e delicata. Che tuttora, appunto, condiziona i rapporti tra Cina e Vaticano.

di Carlo Benedetti

Una Bielorussia divisa in “tre fronti militari” con generali che si chiamavano Jukov e Rokossovskij: era una guerra tutta sovietica che dall’Est spingeva indietro i nemici nazisti che venivano dall’Ovest. Oggi l’attacco continua ed ha un carattere prettamente ideologico. Perché la Bielorussia post-Urss è ancora considerata come un baluardo del vecchio impero di Mosca. Un collegamento che a tutt’oggi appare pur sempre pericoloso. Vero e proprio seguito della guerra fredda. Con analisi politologiche e resoconti giornalistici che portano questi titoli: Il buio regna a Minsk; Lukashenko è una sfida per l’Europa; Il paese chiede democrazia; L’Europa è vietata a Lukashenko; Sanzioni della Ue per il governo bielorusso; Minsk è il governo dei manganelli; L’ultima dittatura d’Europa…

di mazzetta

Assistere all'ondata di arresti eccellenti che ha scosso la Turchia e alle conseguenti polemiche che li hanno seguiti, provoca robusti deja-vu. Gli arresti sono scaturiti dallo svelamento di una rete di potere ultra-nazionalista dedita ad attentati, golpe ed altre amene attività. Dalla struttura di Ergenekon, rete di origine atlantica trasformatasi poi nel baricentro di quello che è stato chiamato “lo stato profondo”, le indagini hanno preso le mosse fino a delineare una lunga serie di reati gravissimi commessi da importanti personalità turche. I fatti non ti esauriscono tuttavia nel contrasto ad una rete accusata di ricorrere sistematicamente alla violenza per perseguire i proprio obiettivi politici ed economici. La grande retata è scattata infatti a pochi giorni dall'attesa relazione del Procuratore turco di fronte alla Corte Costituzionale, relazione che dovrebbe provare le accuse di “lesa secolarità” da parte dell'AKP, il partito di ispirazione musulmana che esprime il premier ed il Presidente della Repubblica. L'accusa, se riconosciuta fondata, porterebbe al paradossale bando del partito di maggioranza e all'esclusione del Premier e del Presidente della Repubblica dalla vita politica.

di Fabrizio Casari

Ingrid Betancourt è libera. Dopo più di sei anni di prigionìa nella giungla colombiana, la senatrice pacifista e ambientalista, divenuta da anni una icona della lotta per una Colombia diversa, è tornata ad abbracciare i suoi cari e quanti, in questi anni, per la sua liberazione si erano battuti senza sosta. Un’operazione d’intelligence dell’esercito colombiano ha riportato a casa lei ed altri quattordici ostaggi in mano alle Farc, tra i quali tre militari statunitensi e dieci militari colombiani. La liberazione di Ingrid Betancourt è una di quelle notizie che fanno bene. A tutti coloro che credono che qualunque conflitto non possa avere come vittime principali gli innocenti, a coloro i quali ritengono che il sequestro di chi a quella guerra è estraneo sia solo una odiosa manifestazione di debolezza isterica e, soprattutto, a quanti pensano che anche la più dura delle guerre dovrebbe avere delle regole comportamentali, prima fra tutte quella di saper distinguere tra belligeranti e testimoni, tra colpevoli e innocenti, tra nemici e vittime.


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