di Michele Paris

Spesso criticato da avversari e compagni di Partito per la sua scarsa capacità di comprendere i meccanismi dell’economia nazionale e globale, il candidato repubblicano alla Casa Bianca John McCain sta finalmente chiarendo da qualche giorno a questa parte le proposte che, in caso di elezione, la sua amministrazione metterà in atto per venire incontro ad una allarmante recessione che, con ogni probabilità, deve ancora produrre i propri effetti più dirompenti. Se però sono gli americani delle classi medio-basse a vivere quotidianamente le angustie determinate dalla crisi dei mutui, dalla scomparsa dei posti di lavoro e da un crescente costo della vita, le ricette proposte dal Senatore dell’Arizona non sembrano discostarsi troppo dalla politica di George W. Bush, basata in gran parte sul taglio delle tasse per le grandi aziende e per i redditi più alti. Una posizione questa che suona come un cambio di rotta per McCain dopo che negli anni passati si era tenacemente opposto alla politica fiscale del Presidente uscente.

di Carlo Benedetti

Putin non dimentica il suo protettore Eltsin. E Medvedev, uomo di Putin, si accoda. E tutti e due decidono di rendere omaggio - in occasione del primo anniversario della morte - al “Primo presidente della Russia” che si distinse per aver ordinato il cannoneggiamento del Parlamento e la conseguente distruzione dell’Urss. La storia, ovviamente, va avanti. Ma i conti con il passato vanno pur sempre saldati. E così il Cremlino fa costruire un monumento a Eltsin che è inaugurato con tutti gli onori - politici e militari - nel cimitero di Novodievici (quello delle “Vergini”) accanto alle tombe di uomini di ben altro calibro come Cechov e Krusciov. Alla cerimonia inaugurale si sono ritrovati Putin (“presidente funzionante”, così è definito nel linguaggio burocratico del vertice russo che attende la fine ufficiale del mandato) e Medvedev (“presidente eletto” secondo la definizione del Cremlino). Ma accanto ai due - come previsto nel cerimoniale della presidenza - si sono allineati il Patriarca di tutte le Russie Alexei II e i famigliari del defunto, la vedova Naina, le figlie Tatjana (che curava l’immagine del padre e che non disprezzava gli affari di famiglia) ed Elena accompagnata dal marito Valerij Okulov, un personaggio che in questi giorni è al centro dell’attenzione del mondo dei grandi affari. E’ lui, infatti, il direttore generale della compagnia aerea “Aeroflot”. Sistemato da Eltsin ed ora sponsorizzato dal duo Putin-Medvedev nella corsa verso l’Alitalia.

di Giuseppe Zaccagni

Questa è cronaca di crudo capitalismo reale. Cominciamo dalla “fine”: l’annuncio che la Fiat ha raggiunto un accordo con il governo della Serbia per una “partnership” con l’azienda automobilistica Zastava. Il documento, siglato dai dirigenti del Lingotto, è definito “storico”. E su questa definizione si scatenano i laudatores del sistema. “Storico” - ci spiegano - perché per il governo di Belgrado si tratta del primo frutto concreto di quel “cammino d'apertura all'Europa rilanciato pochi giorni orsono con la firma dell'accordo di associazione e stabilizzazione (Asa) con Bruxelles”. Ma “storico” - aggiungono quanti si stanno impegnando nella reclamizzazione dell’accordo - anche per il fatto che la Fiat ritorna in grande stile nel cuore industriale della maggiore repubblica dell'ex Jugoslavia (“a mezzo secolo di distanza dal suo primo sbarco nell'Europa allora comunista”) acquisendo il controllo del 70% dell’azienda. E sull’onda dei dati tecnici si ricorda che la Zastava era, ai tempi di Tito, il simbolo dell’industria della Yugoslavia.

di Carlo Benedetti

La balalaika degli oligarchi russi - dopo aver incantato l’ex cancelliere tedesco Gerhard Fritz Kurt Schröder (amico di Putin) che è stato inserito nel vertice del Gazprom - continua le sue serenate offrendo posti di tutto rispetto per esponenti stranieri. E così è toccato anche a Prodi al quale il russo Alexei Miller - presidente del Gazprom e uomo di fiducia di Putin - ha offerto un posto di responsabilità nella gestione del South Stream. Prodi, pur se “lusingato”, ha declinato l’offerta relativa a questo “progetto congiunto di esplorazione e produzione in Paesi terzi, tra cui la Libia”. Ma non è detto che un invito del genere arrivi a qualche altro personaggio di spicco. E questa volta potrebbe essere un uomo dell’entourage di Berlusconi vista la linea diretta tra il Cremlino e la villa di Arcore.

di mazzetta

La Somalia è ufficialmente la più grave crisi mondiale, anche se questo riconoscimento non sembra in grado di portare alcun beneficio ai somali. Nelle parole dei nostri media, dei telegiornali, in Somalia ci sarebbe una “guerra civile” e non una guerra che è lo specchio dell'invasione irachena. La Somalia implode nuovamente perché il paese è stato invaso dalla vicina Etiopia su invito americano al fine di rimuovere il primo governo che il paese fosse riuscito a darsi dopo quindici anni di anarchici conflitti tra bande di “signori della guerra”. Per una non infrequente combinazione, i portatori di democrazia hanno affidato il governo del paese proprio a questi leader, dalla dubbia reputazione, ma dalle sicure capacità predatorie.


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