di Elena Ferrara

Il “no” irlandese scotta ancora e subito si profila all’orizzonte un nuovo e possibile “no”. Piccolo, anzi piccolissimo, ma pur sempre un “no”. Viene da una regione quasi sconosciuta e precisamente dall’arcipelago delle isole Aland (6.500 abitanti tra scogli e isolotti nel cuore del mar Baltico, regione autonoma, demilitarizzata) che si prepara a non ratificare il testo di riforma delle istituzioni europee per protestare contro le istituzioni di Bruxelles. L’accusa che viene dagli isolani (quasi tutti di madrelingua svedese) può sembrare banale, ma è destinata - proprio in questo particolare momento - a cadere sull’Unione Europea come un macigno. Il fatto è che nell’arcipelago, ora interessato al referendum sull’Ue, la protesta è notevole: tutti sono contro le istituzioni di Bruxelles ritenute “irrispettose” degli interessi degli abitanti. Nessuna motivazione geopolitica o geostrategica, no. Il fatto è che a Brando, la “capitale” si stanno scatenando sempre più le ire delle popolazioni dell’intero arcipelago - Lemland, Sund e Geta - contro la decisione dell’Ue di vietare l’uso e il commercio dello “snus”.

di Carlo Benedetti

Il presidente americano George W. Bush, già pronto a cambiare casacca dopo la consultazione del prossimo novembre, chiude la sua campagna acquisti nella vecchia Europa. Scalda i motori dell’Air Force One e si prepara a sistemare negli archivi quel poco che ha raccolto nell’ultima fase diplomatica in aree geopolitiche che stanno sempre più sfuggendo al controllo statunitense. In questi giorni ha passato in rassegna paesi e gruppi dirigenti, politiche e strategie, progetti e idee con un tentativo di decifrare un mondo che non mostra più piattaforme comuni. Ha raccolto ben poco. C’è stato, comunque, l’onore delle armi che i suoi alleati gli hanno riservato a tutti i livelli. Due, comunque, le benedizioni. L’ultima, in ordine di tempo, quella in Vaticano da Benedetto XVI e impartita a rate: prima alla Torre di San Giovanni e poi nello studio papale. Colloquio faccia-a-faccia, ma non si è compreso chi fosse “Dio in terra”. E, tra l’altro, i fedeli non hanno avuto modo di ascoltare le rivelazioni e gli annunci.

di Marco Montemurro

Il più grande sindacato britannico “Unite” e il sindacato americano “United Steelworkers” hanno annunciato un accordo per la nascita della prima organizzazione dei lavoratori intercontinentale. Si terrà a Las Vegas l’incontro per delineare la nuova formazione, città da dove prenderà il via la globalizzazione, questa volta non dei mercati, ma delle lotte dei lavoratori. Di fronte all’avanzare delle multinazionali i sindacati intendono superare i confini nazionali per poter agire su scale mondiale. La nuova sigla infatti è considerata dai promotori un primo passo verso la creazione di un sindacato globale nel quale potranno far parte in futuro anche le organizzazioni dei lavoratori dei paesi emergenti nell'est Europa, in America Latina e in Asia. “Unite” rappresenta oltre due milioni di lavoratori britannici e irlandesi e la “United Steelworkers”, con circa 850.000 iscritti, è radicata soprattutto nell’industria siderurgia e manifatturiera in America e Canada.

di mazzetta

Solo cinque anni fa l'ONU aveva ancora una parvenza di organismo internazionale ed era tutti i giorni sulle nostre prime pagine. L'Iraq era appena stato invaso e tra l'ONU e gli Stati Uniti era in corso una vera e propria guerra. L'ONU e l'AIEA sostenevano con forza che non esistesse alcun motivo tra quelli vantati da Bush per invadere l'Iraq: ciò nonostante Bush invase l'Iraq e l'ONU si trovò sconfitta. Da quel momento sono passati pochi anni, durante i quali gli Stati Uniti hanno letteralmente dirottato l'organizzazione, distruggendola insieme a quel che restava del diritto internazionale. Tutto questo è avvenuto nel silenzio complice dell'Occidente che, almeno in teoria, ha tutto da guadagnare con una ONU asservita ai propri interessi. Un silenzio fragoroso se si pensa che negli anni precedenti l'invasione irachena l'ONU era oggetto di furiose critiche da parte dell'apparato propagandistico neoconservatore, mentre oggi che è agli stracci tutto tace.

di Bianca Cerri

Lo scandalo del Santa Rita, la clinica milanese dove un gruppo di medici effettuava interventi chirurgici non motivati, al fine di incassare indebiti rimborsi, ha subito riacceso il dibattito sull’urgenza di trasformare la sanità italiana, magari equiparandola a quella statunitense. Meglio dunque chiarire fin da subito che la pratica di truffare le assicurazioni seviziando corpi umani è nata proprio negli Stati Uniti, dove molte cliniche si servono di mediatori per reclutare disperati pronti a fare qualunque cosa pur di sopravvivere o modesti lavoratori che non riescono più a sfamare la famiglia con il loro salario disposti a sottoporsi ad un’operazione qualunque in cambio di un compenso in denaro. Si tratta di un giro d’affari stratosferico, che ha il suo punto nevralgico nella California del Sud. Una sola cavia può servire più volte a truffare le assicurazioni.


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