di Alessandro Iacuelli

Stavolta alzare i toni dell'allarmismo è toccato a Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel: "Rischiamo ancora di rimanere al freddo e al buio. Siamo ancora più fragili di due anni fa, quando scoppiò la crisi dei rifornimenti del gas." Di regola, alle persone non dovrebbe piacere il farsi prendere in giro, ma a quanto pare l'Italia intera gradisce spesso lasciarsi prendere in giro. In caso contrario, le falsità contenute nelle dichiarazioni che Conti ha rilasciato durante un seminario a Frascati sarebbero state evidenziate tutte, sia dal mondo politico sia dalla stampa. Invece, a rispondere immediatamente a Conti è stato solo il ministro dell’ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, ma non sulla questione di fondo, sul rischio di restare al buio. Alla dichiarazione di Conti - "sono aumentati i consumi ma sono stati ridotti gli stoccaggi, anche a causa di una errata interpretazione del ministero dell’Ambiente" - il Ministro ha risposto: "Se il dottor Conti si riferisce al sito di stoccaggio di gas naturale di Settala, in provincia di Milano, è bene chiarire quanto segue: nessuna errata interpretazione né tanto meno alcun atto che abbia ridotto la capacità di stoccaggio di gas nel nostro paese è stato assunto dal Ministero dell’Ambiente". Ma non è affatto a questo, che Conti si riferisce.

di Agnese Licata

Negli ultimi tempi non si è davvero persa neanche un’occasione per discutere di biocarburanti, etanolo e simili. Dal 7 all’11 agosto Luiz Inacio Lula da Silva e Ugo Chavez hanno visitato otto Paesi dell’America Latina con l’obiettivo non solo di estendere il Mercosur (il mercato comune dell’America meridionale), ma soprattutto con quello d’incentivare la produzione di etanolo, in modo da ridurre la dipendenza del continente dalle importazioni energetiche. Per tutta risposta, in un vertice a tre, i membri del Nafta - Stati Uniti, Canada e Messico - si sono impegnati a collaborare per sviluppare “tecnologie per la produzione di energia pulita”. Lunedì scorso, il giorno prima dell’apertura a Brasilia del terzo Foro della cooperazione America latina-Asia dell’Est (Focalae), gli imprenditori delle 33 nazioni aderenti hanno avuto parole di elogio per il futuro dell’etanolo brasiliano, ottenuto principalmente dalla canna da zucchero. A stemperare le tante speranze del settore, durante la “Settimana mondiale dell’acqua” svoltasi a Stoccolma dal 12 al 18, il Siwi (Stockholm International Water Institute) ha lanciato l’allarme: se si va avanti di questo passo, aumentando i campi destinati a produrre carburante, la richiesta di acqua per l’agricoltura potrebbe anche raddoppiare nel giro di pochi anni, mettendo in seria difficoltà un sistema idrico già fortemente compromesso da inquinamento, dighe, canali d’irrigazione e desertificazione.

di Alessandro Iacuelli

Risale agli anni novanta il dubbio che dall'impianto nucleare dell’Itrec di Trisaia, in Basilicata, sia stato sottratto materiale nucleare. All’inizio si trattava di voci flebili. Poi nel tempo emersero alcuni particolari: il carico sarebbe stato consegnato all’Iraq, forse grazie ad intermediari della ‘ndrangheta. L’Itrec venne costruito col compito, strategico per l’Italia dell’epoca, di ricavare uranio con un buon grado di purezza a partire da materiali radioattivi di scarto, in modo efficiente. Oggi viene desecretato un documento dell'agenzia di intelligence statunitense, nel quale si descrive come nel '79 e nel '82 "la Snia-Techint, attraverso il Cnen" effettuò tre vendite al regime di Saddam Hussein, che intendeva dotarsi di armamenti atomici. Nei decenni scorsi, l’ipotesi è sempre stata smentita da chiunque avesse responsabilità nella gestione dell’impianto, vanificando la lunga inchiesta del magistrato Nicola Maria Pace, della procura di Matera. Lo stesso Pace inciampò nella questione per puro caso, mentre indagava su alcuni incidenti avvenuti in quell’impianto nel ‘93 e nel ‘94. Così, coinvolgendo cinque dirigenti Enea con capi di imputazione come lo “smaltimento abusivo di rifiuti nucleari”, nel 1998 chiuse le indagini e si traferì a Trieste.

di Alessandro Iacuelli

Si è riunito a Torino, coordinato dall’assessore all’Ambiente Nicola de Ruggiero, il "tavolo della trasparenza", costituito dalla precedente Giunta regionale per informare periodicamente enti locali e cittadini sulle attività di disattivazione dei siti nucleari piemontesi di Bosco Marengo (Al) e Trino Vercellese-Saluggia (Vc). La società Sogin, titolare di tali impianti, ha comunicato che il decommissioning (smantellamento) dovrebbe terminare entro il 2009 a Bosco Marengo, mentre a Trino si cercherà di contenere i lavori in 7/8 anni e a Saluggia l'attività potrebbe durare per un'altra quindicina d'anni. La Sogin sta adottando nuovi sistemi di sicurezza più adatti a una fase di lavori che non di esercizio. Gli amministratori del Monferrato e dell'Astigiano, interessati all'approvvigionamento idrico nel campo pozzi di Saluggia, hanno espresso tutta la loro preoccupazione. Inoltre, un consigliere regionale ha richiesto che "ci sia un coinvolgimento dei Comuni e dei loro tecnici in tutte le fasi di esame dei documenti e dei progetti, al fine di poter accelerare gli iter autorizzativi. Ho chiesto anche conto dell'arcinoto problema del deposito nazionale per le scorie nucleari, visto che presso gli impianti piemontesi i rifiuti residui vengono stoccati a titolo provvisorio".

di Alessandro Iacuelli

Eni e Gazprom hanno firmato un memorandum d'intesa per la realizzazione del South Stream, un sistema di nuovi gasdotti che collegheranno la Russia all'Unione Europea attraverso il Mar Nero. La firma è avvenuta alla presenza del ministro dell'Industria ed Energia della Federazione Russa Viktor Khristenko e del ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani. L'accordo prevede lo studio della fattibilità tecnica ed economica del progetto, le opportune verifiche politiche e regolatorie e definisce le modalità di collaborazione tra le due società per la progettazione, il finanziamento, la costruzione e la gestione tecnica e commerciale dei gasdotti. L'opera sarà imponente: 900 chilometri di gasdotti per un investimento che non è ancora stato quantificato, ma indicato dell'ordine di molti miliardi di dollari. Il gas russo arriverà in Europa attraverso due linee in Austria, ed in Italia attraverso due linee sottomarine che raggiungeranno la penisola in Puglia, nella zona di Otranto, scorrendo sotto il Mar Nero e l'Adriatico, toccando profondità di oltre 2000 metri, con una capacità stimata di circa 30 miliardi di metri cubi.


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