di mazzetta

Non poteva essere più esplicito e più completo il fallimento dell’operazione che mirava al trasferimento del TFR dei lavoratori dipendenti ai fondi d’investimento. Su dodici milioni e mezzo di lavoratori interessati, nei primi sei mesi dell’anno solo il 5% ha deciso di mettere il proprio TFR nei fondi chiusi e solo il 2.5% nelle altre forme pensionistiche previste dalla nuova normativa. A fornire il dato è stata qualche giorno fa la Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione), dati che sono stati accolti da un fragoroso silenzio. Dopo anni di lavoro per dirottare verso la finanza il trattamento di fine rapporto dei lavoratori dipendenti, dopo mesi e mesi di pubblicità tambureggiante ai nuovi “strumenti” pensionistici, meno di un lavoratore su tredici è stato convinto ad abbracciare la splendida opportunità che tanti soggetti si sono dannati per offrirgli. Diffidenza verso una finanza troppo creativa per essere ritenuta degna di fede, anche quando l’investimento sia più sicuro per effetto delle tutele offerte dalla legge, scarsa fiducia nell’affidare il proprio denaro a soggetti creati ad hoc, scarsa dimestichezza con strumenti finanziari poco trasparenti, ma anche una sana diffidenza verso sindacati in crisi di credibilità, hanno determinato una vera e propria Caporetto per i sostenitori della pensione fai-da-te.

di Daniele John Angrisani

Sebbene siano passate ormai tre settimane dall'inizio della cosiddetta "crisi dei mutui", la situazione è lungi dall'essersi schiarita. Neanche pochi giorni fa in Gran Bretagna si è assistito a scene che ricordavano molto da vicino quelle della bancarotta in Argentina, o peggio ancora alle scene della Grande Depressione americana del 1929: code di persone agli sportelli di una delle principali banche inglesi che si occupa di mutui, la Northern Rock, e conseguente crollo in Borsa del valore delle azioni della banca in questione. Solo l'intervento pesante delle Banche Centrali internazionali, in primis la Federal Reserve americana e la Banca Centrale Europea, ha evitato sinora il peggio, con costanti e cospicue immissioni di liquidità nel sistema. Ciò nonostante, e bene lo sa chi è nel settore, anche le banche italiane - che da questa crisi, per fortuna, sono toccate solo marginalmente - hanno avuto alcuni problemi di liquidità nelle settimane passate ed è dovuto intervenire lo stesso Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, per rassicurare il mercato sulla solidità delle nostre istituzioni finanziarie, così come hanno fatto, a loro volta, i governatori delle Banche Centrali dei Paesi più toccati dalla crisi.

di Alessandro Iacuelli

Dal primo ottobre, causa la corsa al rialzo del prezzo del petrolio, le famiglie italiane saranno probabilmente costrette a pagare 30 euro in più all'anno per le bollette di luce e gas. A dichiararlo è Nomisma Energia che, più precisamente, stima per l’elettricità un rincaro dell’1,6% e per il gas del 2,3%. In sostanza, se tali previsioni saranno confermate, un cliente medio dovrà sborsare rispettivamente 7 e 22 euro in più. Una nuova stangata, quindi, a meno di un anno di distanza dai rincari fatti segnare nell’ultimo trimestre 2006. "A pesare", dichiara Davide Tabarelli, esperto tariffario di Nomisma Energia, "è l’andamento del greggio degli ultimi mesi: il barile si è mantenuto sempre sopra quota 70 dollari registrando fiammate che nell’ultima settimana hanno visto il barile spingersi fino a quasi 82 dollari." A questo si aggiunga che si è provvidenzialmente riaccesa anche la polemica tra Minsk e Mosca per quanto riguarda le forniture di gas da parte di Gazprom alla Bielorussia, ma probabilmente alla base dei rincari c’è anche la debolezza strutturale del nostro Paese, che dipende dall’estero per l’85% del suo approvvigionamento e che produce oltre la metà della propria elettricità con il gas, e non bisogna mai dimenticare che le quotazioni del metano sono fatalmente agganciate a quelle del petrolio.

di Alessandro Iacuelli

Stavolta alzare i toni dell'allarmismo è toccato a Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel: "Rischiamo ancora di rimanere al freddo e al buio. Siamo ancora più fragili di due anni fa, quando scoppiò la crisi dei rifornimenti del gas." Di regola, alle persone non dovrebbe piacere il farsi prendere in giro, ma a quanto pare l'Italia intera gradisce spesso lasciarsi prendere in giro. In caso contrario, le falsità contenute nelle dichiarazioni che Conti ha rilasciato durante un seminario a Frascati sarebbero state evidenziate tutte, sia dal mondo politico sia dalla stampa. Invece, a rispondere immediatamente a Conti è stato solo il ministro dell’ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, ma non sulla questione di fondo, sul rischio di restare al buio. Alla dichiarazione di Conti - "sono aumentati i consumi ma sono stati ridotti gli stoccaggi, anche a causa di una errata interpretazione del ministero dell’Ambiente" - il Ministro ha risposto: "Se il dottor Conti si riferisce al sito di stoccaggio di gas naturale di Settala, in provincia di Milano, è bene chiarire quanto segue: nessuna errata interpretazione né tanto meno alcun atto che abbia ridotto la capacità di stoccaggio di gas nel nostro paese è stato assunto dal Ministero dell’Ambiente". Ma non è affatto a questo, che Conti si riferisce.

di Agnese Licata

Negli ultimi tempi non si è davvero persa neanche un’occasione per discutere di biocarburanti, etanolo e simili. Dal 7 all’11 agosto Luiz Inacio Lula da Silva e Ugo Chavez hanno visitato otto Paesi dell’America Latina con l’obiettivo non solo di estendere il Mercosur (il mercato comune dell’America meridionale), ma soprattutto con quello d’incentivare la produzione di etanolo, in modo da ridurre la dipendenza del continente dalle importazioni energetiche. Per tutta risposta, in un vertice a tre, i membri del Nafta - Stati Uniti, Canada e Messico - si sono impegnati a collaborare per sviluppare “tecnologie per la produzione di energia pulita”. Lunedì scorso, il giorno prima dell’apertura a Brasilia del terzo Foro della cooperazione America latina-Asia dell’Est (Focalae), gli imprenditori delle 33 nazioni aderenti hanno avuto parole di elogio per il futuro dell’etanolo brasiliano, ottenuto principalmente dalla canna da zucchero. A stemperare le tante speranze del settore, durante la “Settimana mondiale dell’acqua” svoltasi a Stoccolma dal 12 al 18, il Siwi (Stockholm International Water Institute) ha lanciato l’allarme: se si va avanti di questo passo, aumentando i campi destinati a produrre carburante, la richiesta di acqua per l’agricoltura potrebbe anche raddoppiare nel giro di pochi anni, mettendo in seria difficoltà un sistema idrico già fortemente compromesso da inquinamento, dighe, canali d’irrigazione e desertificazione.


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