di Ilvio Pannullo

Più vigilanza e più trasparenza. Ruota attorno a queste due indicazioni il rapporto presentato, in questi giorni, ai ministri dell'Economia e delle Finanze dei sette Paesi più industrializzati del mondo dal Financial Stability Forum, presieduto dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Draghi ha illustrato le linee guida del rapporto del Financial Stability Forum, presentato venerdì al G7: “Si tratta di un primo passo per evitare il ripetersi degli stessi rischi in futuro”. Il governatore, infatti, ha precisato che è “difficile” dire quando questa crisi terminerà. “La lezione imparata è che siamo convinti che grazie a incentivi perversi, il sistema aveva accumulato leverage eccessivo”, ha proseguito Draghi, evidenziando come la crisi si è manifestata in ogni Paese in modo diverso e come, quindi, ci debbano essere risposte diverse per ogni Paese.

di Nino Galloni

La Bafin (l'istituto di controllo delle banche in Germania) e la Goldman Sachs concordano su una stima delle perdite derivanti dall'attuale crisi finanziaria per cifre comprese fa i 500 ed i 600 miliardi di dollari, in gran parte dovute alle insolvenze sui prestiti "sub-prime" ed alle relative conseguenze sui cosiddetti derivati. Per quanto ci si riferisca a cifre pari a circa un terzo del PIL italiano, tuttavia si tratta solo di ipotesi riguardanti l'immediato presente, di cifre che non tengono in nessuna considerazione l'effetto valanga dei derivati stessi entro qualche mese o qualche settimana; quando cioé, negli Stati Uniti, comunque ben prima delle prossime presidenziali, gli “edge funds” strangoleranno le banche.

di Alessandro Iacuelli


L'Amministratore Delegato di Enel Fulvio Conti ha incontrato a Mosca, nella sede di Gazprom, il presidente del gruppo russo Alexey Miller. Poi, ha incontrato anche il presidente uscente Vladimir Putin. Nell'incontro, si legge in una nota di Enel, "i due manager hanno affrontato il tema della cooperazione nei settori del gas ed del petrolio con particolare riguardo all'ulteriore sviluppo di progetti comuni nel campo dell'elettricità e del gas, in Italia, in Russia e in Paesi terzi". Immediatamente dopo Enel, nella stessa giornata, anche Eni ha fatto sapere in una nota di aver partecipato a Mosca presso la sede centrale di Gazprom ad un incontro di lavoro con Miller, per Eni era presente l'amministratore delegato, Paolo Scaroni. Nel corso dell'incontro, spiega la nota, le due società hanno discusso l’implementazione dell’accordo di alleanza strategica raggiunto nel novembre del 2006 e l'ulteriore sviluppo della collaborazione nel settore del petrolio e del gas. In particolare, anche in questo caso le due società hanno discusso della realizzazione di progetti congiunti nell’upstream di Paesi terzi.

di Sara Nicoli

Anche chi lo sostiene, ormai ha capito che la pazza idea di Berlusconi di “fermare i francesi” e di dare il via alla favola della cordata italiana è una bugia di quelle con le gambe tanto corte da non essere arrivata neppure alla naturale scadenza per la quale era stata formulata, ovvero dopo le elezioni in modo da intascare il voto dei lavoratori di Alitalia e del suo indotto. I sindacati che fino a qualche giorno fa hanno gigioneggiato in attesa di testare “l’effettiva consistenza” della proposta del Cavaliere, come sottolineato da un Bonanni (Cisl) imbarazzante più del solito, alla fine hanno dovuto gettare la spugna e ammettere che, allo stato non c’è alcuna alternativa possibile al piano proposto da Air France per salvare l’Alitalia. Il problema è che Berlusconi, ormai solo per ripicca, ha deciso che hai francesi dirà comunque no quando sarà a Palazzo Chigi (e, ahinoi, ci andrà) e dunque per i lavoratori dell’ex compagnia di bandiera non rimane che pensare a trovarsi rapidamente un altro posto di lavoro. In vista, con il Caimano al comando, c’è solo il fallimento. Che farà sembrare il piano “lacrime e sangue” di Spinetta una grande occasione perduta dietro gli interessi dei principali azionisti di Sea, tra cui la Moratti e Formigoni, tutti del Pdl. Almeno non ci sarà bisogno di cercarlo, il colpevole.

di Nino Galloni

Per cercare di capire l'attuale situazione finanziaria, aldilà di momentanei assestamenti che vengono salutati, ogni volta, da molti analisti come segnali di ripresa e recupero che invece poi non si realizzano, occorrerebbe, forse, fare qualche passettino indietro. I primi segnali di una crisi borsistica strutturale si sono avuti nel corso del 2000, quando è apparso evidente che il ciclo dei prodotti della "new economy" si rivelava molto più corto del previsto e che, quindi, i mirabolanti rendimenti della finanza non trovavano le conferme tanto attese, al fine di proseguire nella speculazione al rialzo. Da una parte, infatti, i mercati non potevano più accontentarsi di rendimenti di poco superiori ai corsi obbligazionari, perché i grandi investitori (fra cui gli stessi fondi pensione) che avevano preso impegni di valorizzazione del capitale attorno al 7% netto all'anno durante gli anni '80 - quando era questo il rendimento reale dei titoli obbligazionari - acquistavano solo azioni che garantivano il mantenimento della promessa di elevati rendimenti; dall'altra, i redditi non tenevano il passo né della produzione, né dei corsi finanziari.


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