di Alessandro Iacuelli

Stavolta alzare i toni dell'allarmismo è toccato a Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel: "Rischiamo ancora di rimanere al freddo e al buio. Siamo ancora più fragili di due anni fa, quando scoppiò la crisi dei rifornimenti del gas." Di regola, alle persone non dovrebbe piacere il farsi prendere in giro, ma a quanto pare l'Italia intera gradisce spesso lasciarsi prendere in giro. In caso contrario, le falsità contenute nelle dichiarazioni che Conti ha rilasciato durante un seminario a Frascati sarebbero state evidenziate tutte, sia dal mondo politico sia dalla stampa. Invece, a rispondere immediatamente a Conti è stato solo il ministro dell’ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, ma non sulla questione di fondo, sul rischio di restare al buio. Alla dichiarazione di Conti - "sono aumentati i consumi ma sono stati ridotti gli stoccaggi, anche a causa di una errata interpretazione del ministero dell’Ambiente" - il Ministro ha risposto: "Se il dottor Conti si riferisce al sito di stoccaggio di gas naturale di Settala, in provincia di Milano, è bene chiarire quanto segue: nessuna errata interpretazione né tanto meno alcun atto che abbia ridotto la capacità di stoccaggio di gas nel nostro paese è stato assunto dal Ministero dell’Ambiente". Ma non è affatto a questo, che Conti si riferisce. Le parole dell’Ad di’Enel significano invece tre cose molto precise, strategiche, nelle quali la riduzione degli stoccaggi di gas hanno un ruolo centrale e sulle quali occorrerebbe riflettere. Prima di tutto dal black-out nazionale del 28 settembre 2003 poco è stato fatto e ben due governi, quello Berlusconi prima e quello Prodi poi, hanno fallito nell'aumentare la quantità di gas nell’insieme di combustibile usato in Italia per la produzione di energia.

In seconda battuta, Conti ci ricorda che l’efficienza energetica e il risparmio sono ancora un miraggio e lo saranno ancora per molto. Infine, sta mettendo in campo la vera strategia dell’Enel che ha come primario obiettivo quello di aumentare la quantità di carbone da bruciare nelle sue centrali. Infatti, il manager ha avvertito: "Il gas costerà sempre di più e sarà sempre legato al prezzo del petrolio. Anche con i rigassificatori - ha continuato - il prezzo non scenderà: non sta scendendo in Francia dove se ne stanno realizzando quattro, né in Spagna dove se ne stanno facendo sette."

La politica, a parte la piccata reazione del ministero dell'Ambiente sugli stoccaggi, non ha dato risposte. A dare risposte è stata Coldiretti, che ha lanciato la proposta della promozione di riscaldamenti alternativi al gas: a legna, o a granoturco. Tutto da guadagnarci secondo gli agricoltori: si riduce il rischio di rimanere al buio e al freddo, si risparmia in bolletta e non si inquina. Per un appartamento di 100 mq, utilizzando una caldaia a granoturco, le tasche degli utenti potrebbero risparmiare dal 50 al 60% rispetto al gasolio o al metano. Ma sono proposte, ancora lontane dal diventare soluzioni, che ad un colosso come Enel non interessano.

L'obiettivo dell'azienda energetica italiana è oramai chiaro da mesi e trapela da ogni dichiarazione dei suoi dirigenti: è il carbone. Conti soffia sul fuoco dei timori collettivi a fine estate, in vista dell'autunno, quando proporrà la soluzione al problema, che indicherà come inevitabile: quello che Enel si ostina a chiamare demagogicamente e retoricamente "carbone pulito". Che non esiste. Perfino il petrolio è più “pulito” del carbone.

Una cosa però, Conti si guarda bene dallo spiegare, anzi è molto attento ad evitare di parlarne. Per quale motivo, se davvero abbiamo tutta questa carenza di rifornimenti, Enel esporta energia? Per quale motivo si continua a sottolineare che l'Italia importa energia da Francia e Svizzera, prodotta via nucleare, e si tace delle esportazioni? Per quale motivo Enel continua ad investire all’estero, soprattutto in Europa dell’est?

Il potenziale di energia elettrica installata è di oltre 80 mila MW, più di quella che si consuma nel nostro paese. Quindi, se Enel vende energia, e quella in sovrappiù la esporta, il prezzo della stessa sale, la necessità di aumentare il potenziale energetico del paese rimane e, verosimilmente, aumentano i guadagni di Enel. Con il carbone.

In questo quadro, lanciare allarmi artificiosi su un inverno che potrebbe vederci al freddo e al buio, è una strategia vergognosa. Ma anche stavolta l'Italia intera ci cascherà, governo in testa, come dimostra la preoccupazione subito espressa dal ministro dello sviluppo economico Pierluigi Bersani, che non nasconde la fragilità del sistema: "Non siamo riusciti a tener dietro con investimenti e infrastrutture. Siamo ancora abbastanza nei guai dal punto di vista di sicurezza del sistema energetico".

C'è del vero e del falso nelle parole di Bersani. E' vero che gli investimenti non ci sono stati, mentre di infrastrutture ne abbiamo anche troppe. Troppe e mal organizzate: la liberalizzazione nel settore dell'energia ha dato vita ad un sistema troppo frammentato e fortemente scoordinato. Questa forte frammentazione tra produttori e distributori rende la sicurezza del sistema energetico italiano qualcosa di ridicolo rispetto al resto d'Europa. Ma non saranno altre centrali a carbone a risolvere il problema. Il carbone poco pulito è solo quel che conviene di più alle finanze di Enel.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy