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di Sara Michelucci
Il cibo torna nuovamente ad essere il pretesto principale per parlare della vita e costruire attorno ad esso una storia familiare. Il regista premio Oscar, di Chocolat, Lasse Hallström, torna sul grande schermo con Amore, cucina e curry. Il film è un adattamento cinematografico del romanzo Madame Mallory e il piccolo chef indiano scritto da Richard C. Morais e sceneggiato da Steven Knight. Il cast vede una sempre brava Helen Mirren interpretare il ruolo della protagonista.
La storia è quella della famiglia Kadam di Mumbai che decide di intraprendere un viaggio in Europa alla ricerca di una vita più agiata e con delle nuove prospettive. Arrivati nel piccolo paese di Saint-Antonin-Noble-Val, nel sud della Francia, la famiglia decide di aprire un ristorante utilizzando le loro tradizioni culinarie.
Il giovane Hassan si dimostra uno chef capace e con tante iniziative, ma il ristorante di famiglia si ritrova a fare concorrenza al Le Saule Pleureur di proprietà di Madame Mallory, chef di fama internazionale premiata persino dalla guida Michelin. Questo scatena una vera e propria lotta tra i due ristoranti, che sfocia ben presto in una competizione non solo culinaria, ma anche culturale.
Ed è proprio la diversità, messa in evidenza attraverso la cucina, a tornare al centro anche in questo nuovo lavoro di Hallström, che già con Chocolat aveva mostrato, anche se in maniera un po’ troppo edulcorata, come si possa trovare un punto in comune grazie al cibo.
Anche in Amore, cucina e curry il conflitto iniziale si trasforma ben presto in altro e così inizia una forte amicizia tra i due protagonisti, con Madame Mallory che addirittura deciderà di guidare Hassan verso i segreti della cucina francese.
Amore, cucina e curry (Usa 2014)
REGIA: Lasse Hallström
SCENEGGIATURA: Steven Knight
ATTORI: Helen Mirren, Manish Dayal, Charlotte Le Bon, Om Puri, Amit Shah, Farzana Dua Elahe, Dillon Mitra, Aria Pandya
FOTOGRAFIA: Linus Sandgren
MONTAGGIO: Andrew Mondshein
MUSICHE: A.R. Rahman
PRODUZIONE: Amblin Entertainment, DreamWorks Studios, Harpo Films
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
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di Sara Michelucci
La città tetra e fumettistica di Sin City torna sugli schermi cinematografici, sequel del primo film del 2005. Sin City - Una donna per cui uccidere, diretto da Frank Miller e Robert Rodriguez, è l’adattamento cinematografico della graphic novel, Una donna per cui uccidere, di Frank Miller. L’ambientazione claustrofobica e la suddivisione in capitoli torna anche in questo nuovo lavoro, che non delude rispetto al primo, incentrandosi molto sulla caratterizzazione dei personaggi, senza perdere l’originalità del fumetto.
Tessendo insieme due delle classiche storie di Miller con nuovi racconti, i cittadini più incalliti della città si scontrano con alcuni degli abitanti più famigerati.
La prima parte, “Una Donna Per Cui Uccidere”, parte anni prima di “Un’abbuffata di morte”, dove Dwight McCarthy (Josh Brolin) lotta con i suoi demoni interiori e cerca di mantenere il controllo fino a quando non ritorna il suo primo amore, Ava Lord, che gli chiede aiuto per sfuggire alle grinfie del suo violento marito, il milionario Damien Lord (Marton Csokas) e della sua enorme guardia del corpo Manute (Dennis Haysbert).
Tuttavia, un innamorato Dwight scoprirà presto che le vere intenzioni di Ava sono più sinistre di quanto sembrino. Poi c’è “Solo un altro sabato sera”. La sera in cui John Hartigan incontra Nancy in “Quel bastardo giallo”, Marv (Mickey Rourke) riprende conoscenza mentre è sulla statale che domina i Projects, circondato da giovani morti e incapace di ricordare come ci è arrivato.
In “Quella lunga, brutta notte”, Johnny (Joseph Gordon-Levitt), un presuntuoso giocatore d’azzardo, trucca una missione per sconfiggere al suo stesso gioco il cittadino più malvagio di Sin City. Sfortunatamente se la prende con l’uomo sbagliato e gli eventi prendono una piega peggiore. La sua missione viene in qualche modo deviata quando incontra una giovane stripper di nome Marcy (Julia Garner). Per finire con “La grossa sconfitta”, ambientata dopo il suicidio di John Hartigan (Bruce Willis) alla fine di “Quel bastardo giallo”, la storia si concentra su una più temprata Nancy Callahan (Jessica Alba) che cerca di superare la sua morte mentre pianifica l’omicidio del Senatore Roark (Powers Boothe).
Donne sexy e dalle curve generose si alternano a eroi brutali, che vanno contro ogni legge o regola per inseguire un solo obiettivo: quello della vendetta e di una giustizia fai da te. Decisamente dei contro eroi, con cui è spesso difficile immedesimarsi, ma che comunque affascinano lo spettatore. La componente dell’azione è sicuramente preponderante, ma questa lascia spazio anche ai sentimenti, che possono essere ambivalenti e comunque molto forti e spesso estremi.
Anche la concezione classica di morale viene destrutturata, anche se questa non è una grande novità, con elementi piuttosto decisi, dove l’elemento sessuale è sicuramente predominante. Il film è stato presentato al San Diego Comic-Con International 2014, accompagnato da un nuovo trailer esteso, dove erano presenti Frank Miller, Robert Rodriguez ed il cast.
Sin City - Una donna per cui uccidere (Usa 2014)
REGIA: Robert Rodriguez
SCENEGGIATURA: Frank Miller, William Monahan
ATTORI: Rosario Dawson, Mickey Rourke, Bruce Willis, Eva Green, Jessica Alba, Jaime King, Josh Brolin, Michael Madsen, Clive Owen, Jamie Chung, Joseph Gordon-Levitt, Julia Garner, Juno Temple, Ray Liotta, Jeremy Piven, Christopher Meloni, Dennis Haysbert, Crystal McCahill
FOTOGRAFIA: Robert Rodriguez
MONTAGGIO: Robert Rodriguez
MUSICHE: Robert Rodriguez
PRODUZIONE: Dimension Films, AR Films, Quick Draw Productions
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
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di Sara Michelucci
Nuovo fil per Luc Besson, che sceglie un cast celebre formato Scarlett Johansson, Morgan Freeman e Min-sik Choi per il suo Lucy. È la storia di una ragazza di 24 anni, che studia a Taipei, ma non sa ancora quale sarà il suo posto nella vita ed è in cerca della sua strada. Un giorno il suo ragazzo la obbliga a consegnare una valigetta da parte sua, ma al momento della consegna viene ucciso e Lucy viene rapita da un gruppo di criminali.
Sarà quindi obbligata a lavorare come corriere della droga, e addirittura le viene inserita chirurgicamente nello stomaco una sacca contenente gli stupefacenti. Ma uno dei gangster la picchia così selvaggiamente che il pacchetto che trasporta in pancia si lacera e il contenuto di droga si riversa all'interno del suo corpo. Lucy, così, acquista straordinarie capacità fisiche e mentali, aumentando a dismisura la tenuta di sfruttamento del proprio cervello.
È ancora una donna forte ed eroica quella scelta da Besson, che ricorda in parte la celebre Nikita del 1990. Una donna che riesce a cavarsela e anche a essere più scaltra degli uomini. L’elemento di umanità resta predominante, ma il regista francese non rinuncia a quel lato "fantascientifico" che lo caratterizza in lavori precedenti come Il quinto elemento.
Ma allo stesso tempo, anche il genere d’azione torna preponderante in questo film ad alto tasso di adrenalina che non rinuncia a scene decise e forti, ma allo stesso tempo caratterizza i personaggi mostrando debolezze, paura, ma anche capacità risolutiva. Besson combina così un puzzle interessante sia a livello narrativo che visivo, dove il racconto non cede troppo sotto il peso dell’azione e dell’immagine.
Lucy (Francia, Usa 2014)
regia: Luc Besson
sceneggiatura: Luc Besson
attori: Scarlett Johansson, Morgan Freeman, Choi Min-sik, Amr Waked, Mason Lee
fotografia: Thierry Arbogast
produzione: EuropaCorp, TF1 Films Production
distribuzione: Universal Pictures
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di Sara Michelucci
Una terra difficile e piena di contraddizioni è quella da cui prende spunto il film di Francesco Munzi, Anime nere. È la storia di tre fratelli calabresi, figli di un pastore, coinvolti e sconvolti dalla malavita dell’Aspromonte. Il più piccolo, Luigi (Marco Leonardi) è un trafficante internazionale di droga; Rocco (Peppino Mazzotta) vive a Milano con la moglie Valeria (Barbora Bobulova) e la loro figlia, ma non è contento dello stile di vita del fratello minore, nonostante faccia l’imprenditore grazie ai suoi soldi sporchi.
Il più grande dei tre, Luciano (Fabrizio Ferracane), vorrebbe evitare qualsiasi tipo di problema e vivere pacificamente sulla sua terra. Ma non gli sarà consentito. Il figlio ventenne, Leo, infatti, spara alcuni colpi di fucile sulla saracinesca di un bar protetto dal clan rivale, scatenando così una faida che spingerà i personaggi in una guerra sanguinosa, fino agli archetipi della tragedia.
Il racconto, che inizia in Olanda, passa per Milano per poi raggiungere la Calabria, è come sospeso tra passato e presente, antico e moderno, mettendo in scena la vita difficile di una terra tormentata dalla malavita che non vuole il progresso o lo usa solo per scopi negativi.
La vicenda, liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, riesce a raccontare uno spaccato interessante della società contemporanea, che lotta ancora con il male oscuro delle mafie, anche se il tocco autoriale poteva essere più incisivo e deciso, mentre resta ancora piuttosto debole.
Anime nere (Francia-Italia 2014)
REGIA: Francesco Munzi
SCENEGGIATURA: Francesco Munzi, Maurizio Braucci, Fabrizio Ruggirello
ATTORI: Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Anna Ferruzzo, Fabrizio Ferracane, Barbora Bobulova
FOTOGRAFIA: Vladan Radovic
MONTAGGIO: Cristiano Travaglioli
MUSICHE: Giuliano Taviani
PRODUZIONE: Cinemaundici, Babe Films; in collaborazione con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: Good Films
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di Sara Michelucci
Genitori e figli ancora una volta a confronto sul grande schermo. Ma nel film di Ivano De Matteo, I nostri ragazzi, non è il rapporto generazionale e le sue difficoltà ad essere messo al centro del racconto. Bensì qualcosa di molto più doloroso e difficile da affrontare. La pellicola, che è stata selezionata per la 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia nella sezione Venice days - Giornate degli autori, racconta la storia di due famiglie.
Massimo, interpretato da un bravo e convincente Alessandro Gassmann, e Paolo (Luigi Lo Cascio) sono due fratelli quasi agli antipodi. Il primo è un avvocato di grido, molto sicuro di sé e piuttosto dedito al successo. Il secondo, invece, e pediatra in un ospedale. Anche le loro rispettive mogli, interpretate da Barbara Bobulova e Giovanna Mezzogiorno, sono molto diverse e spesso ostili fra loro. I loro incontri sono piuttosto freddi e l’unico modo trovato per dialogare un po’ è l’appuntamento mensile in un lussuoso ristorante.
Ma il finto benessere di queste due famiglie borghesi verrà ben presto spezzato da un video di alcune telecamere di sorveglianza che mostra i loro figli mentre compiono una bravata. Tutta la routine e le certezze andranno così a rotoli e per le due famiglie inizieranno problemi seri. Ma anche in questo caso saranno diverse le reazioni e i modi di procedere per rimediare a un tragico evento.
Dopo gli Equilibristi, tragico spaccato sulla separazione e la condizione dei padri, De Matteo torna ancora una volta a mettere al centro della sua analisi la famiglia e le sue contraddizioni, ma anche la sua forza. La capacità di questo nucleo di affrontare, nel bene e nel male, situazioni difficili e dolorose. Come, per l’appunto, la colpevolezza dei propri figli.
Come comportarsi allora? Il regista, attraverso le immagini, sembra chiederlo allo spettatore, lo coinvolge in una realtà che potrebbe benissimo essere la sua e lo porta alla riflessione. Ed è allora proprio in un ripensamento della morale e di luoghi comuni piuttosto facili che si nasconde la chiave di lettura di questo film, che ha sicuramente il pregio di porci di fronte a degli interrogativi.
I nostri ragazzi (Italia 2014)
REGIA: Ivano De Matteo
SCENEGGIATURA: Valentina Ferlan, Ivano De Matteo
ATTORI: Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Barbora Bobulova, Rosabell Laurenti Sellers, Jacopo Olmo Antinori
FOTOGRAFIA: Vittorio Omodei Zorini
MONTAGGIO: Marco Spoletini
PRODUZIONE: Rodeo Drive con Rai Cinema