di Sara Michelucci

Gabriele Salvatores rischia e torna sul grande schermo con un genere del tutto nuovo, il fantasy, che si discosta dalla sua carriera cinematografica. Il ragazzo invisibile racconta, infatti, la storia di Michele, un adolescente apparentemente come tanti che vive in una tranquilla città sul mare. Non si può dire che a scuola sia popolare, non brilla nello studio, non eccelle negli sport. Ma a lui in fondo non importa.

A Michele basterebbe avere l’attenzione di Stella, la ragazza che in classe non riesce a smettere di guardare. Eppure ha la sensazione che lei proprio non si accorga di lui. Ma ecco che un giorno il succedersi monotono delle giornate viene interrotto da una scoperta straordinaria: Michele si guarda allo specchio e si scopre invisibile. La più incredibile avventura della sua vita sta per avere inizio.

Salvatores dedica il film prima di tutto ai più giovani, mostrando come sia difficile capire se stessi e i proprio talenti. È un film di formazione che scava dentro se stessi, mostrando la difficoltà di diventare grandi, ma al tempo stesso mettendo in luce la possibilità di poter contare sulle proprie capacità. Ed è proprio dai personaggi che il regista parte, dalla loro capacità di mostrare le proprie peculiarità, caratterizzandoli in maniera puntuale e precisa, andando a fondo alle caratteristiche di ognuno.

La metamorfosi e il cambiamento di Michele sono quelle di una intera società che condivide la necessità di una evoluzione, pena la sua cancellazione. La scoperta di avere poteri sovraumani, come quello dell’invisibilità, ha una valenza sicuramente metaforica, che richiama significati altri, come la difficoltà di diventare grandi e di affrontare un periodo così complicato come quello dell’adolescenza.

Il ragazzo invisibile
(Francia, Italia, Irlanda, 2014)

Regia: Gabriele Salvatores
Sceneggiatura: Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo
Attori: Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio, Kseniya Rappoport, Noa Zatta, Laura Sampedro, Aleksey Guskov
Fotografia: Italo Petriccione
Produzione: Indigo Film, Rai Cinema, Babe Film, Element Pictures
Distribuzione: 01 Distribution

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un noir ambientato sulle montagne abruzzesi, dove la neve candida sembra coprire quello che di losco sta per verificarsi. Il nuovo film di Stefano Incerti, Neve, racconta il viaggio di un infermiere di un carcere napoletano, il quale è alla ricerca della la refurtiva di una rapina dimenticata. Sulla sua strada incontra una giovane donna dalla pelle scura, amante di un piccolo gangster di paese, che lo aiuterà nell’impresa.

Tra Norah e Donato inizia, così, un rapporto di condivisione che porta l’uomo ad aprirsi con lei e a rivelarle la sua strategia per recuperare quanto rubato in una rapina da un suo paziente, che ora si trova in carcere. La sua è una ricerca disperata, mossa dall’amore per la figlia malata, che ha bisogno di costose cure negli Stati Uniti.

Due destini che si incrociano, quelli di Norah e Donato, due vite difficili che hanno bisogno di una svolta, cercata a ogni costo, anche mettendo a repentaglio le proprie vite o tradendosi l’un l’altro. Incerti è bravo in questo e si dimostra nuovamente all’altezza di storie difficile. Sullo sfondo c’è una provincia italiana che si stenta a riconoscere. Chiusa nei suoi non detti, nelle bravate di personaggi poco raccomandabili che non hanno prospettive concrete e densa di un impoverimento morale. Un paesaggio senza luoghi, dove una neve quasi accecante si scontra con l’oscurità di una vita con le spalle al muro.


Neve (Italia 2014)

REGIA: Stefano Incerti
SCENEGGIATURA: Stefano Incerti
ATTORI: Roberto De Francesco, Esther Elisha, Massimiliano Gallo, Antonella Attili, Angela Pagano
FOTOGRAFIA: Pasquale Mari, Daria D'Antonio
MONTAGGIO: Dario Incerti
MUSICHE: Francesco Galano
PRODUZIONE: Eskimo
DISTRIBUZIONE: Microcinema

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Un figlio problematico e una madre sola, che lo ama ma che non sa come farlo stare bene. Mommy, il film del giovane regista canadese Xavier Dolan, racconta con estrema lucidità il complicato rapporto di una mamma vedova che si ritrova da sola a allevare il violento figlio quindicenne. Mentre i due cercano di sbarcare il lunario e di cercare di andare avanti insieme, nel modo più tranquillo possibile, una vicina di casa, Kyla, che soffre di balbuzie e nasconde una forte dolore che l’ha portata a prendersi un periodo sabbatico dalla sua professione di insegnante, offre loro il suo supporto. Insieme, i tre troveranno un nuovo senso di equilibrio e speranza.

Mommy è un film libero, che non bada alle classiche regole cinematografiche, ma sceglie un formato nuovo, un linguaggio sicuramente crudo e diretto e pone di fronte allo spettatore delle scelte difficili e non ortodosse.

Un film che riesce a colpire nel segno, a raggiungere lo spettatore attraverso nuovi livelli narrativi, dove le immagini sono supportate da una colonna sonora che dà ancora più significato e valore ai concetti che si vanno a veicolare.

Il valore attoriale, poi, è messo ben in vista, dove gli sguardi e i movimenti del volto, sono i mezzi prediletti per diffondere le emozioni. È un film pieno Mommy, carico di significato e bravura registica, denso di un amore genitoriale che non sfocia nei soliti cliché, ma va ben oltre e attraversa la vita vera. 


Mommy (Francia, Canada 2014)

REGIA: Xavier Dolan
SCENEGGIATURA: Xavier Dolan
ATTORI: Anne Dorval, Antoine-Olivier Pilon, Suzanne Clément
FOTOGRAFIA: André Turpin
MONTAGGIO: Xavier Dolan
PRODUZIONE: Nancy Grant
DISTRIBUZIONE: Good Films

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Prendere un bonus di mille euro o salvare la collega dal licenziamento? È questo il dilemma che si trovano ad affrontare i dipendenti di una ditta di panelli solari, messi alle strette dal loro padrone. Ed è questa la scelta drammatica che i fratelli Dardenne pongono allo spettatore, nel nuovo film Due giorni, una notte.

A farne le spese è Sandra, interpretata da una bravissima Marion Cotrillard, che vorrebbe tornare al proprio lavoro dopo un lungo periodo di assenza in cui si è curata dalla depressione. Il proprietario della fabbrica, che nel frattempo ha riorganizzato il processo senza di lei, distribuendo il lavoro tra gli altri dipendenti, propone loro un bonus di 1.000 euro ciascuno in cambio del licenziamento di Sandra.

La prima votazione è ampiamente a favore del bonus. Ma Juliette, amica della donna oltre che sua collega, ottiene che il referendum, che è stato influenzato dalle pressioni del capo reparto, contrario al rientro di Sandra, venga ripetuto il lunedì mattina. Sandra ha così solo il week end per convincere i suoi colleghi a votare a suo favore e quindi a rinunciare al bonus.

È ancora una volta il crudo realismo nella narrazione a essere protagonista del lavoro di Jean-Pierre e Luc Dardenne, che raccontano il mondo del lavoro in maniera spietata. Qualcosa che destabilizza la psiche dell’uomo, che lo costringe a scelte contro natura, che lo porta alla divisione dagli altri. Una dura condanna a certe politiche che prediligono il profitto alla dignità e tutela del lavoratore, senza che vi sia nessuna responsabilità. I lavoratori diventano, così, una sorta di pedine, mosse a piacimento dal datore di lavoro che, celandosi dietro l’alibi della crisi economica, prende decisioni anche immorali.

Un tema che torna nei film dei Dardenne, che già ne La promesse affrontarono la questione del lavoro clandestino e in Rosetta di quello giovanile. Nei personaggi dei Dardenne emerge tutta la veridicità, dove le fragilità, tipiche degli esseri umani, hanno il sopravvento sulla finzione. Sono messi a nudo nelle loro debolezze, nella loro quotidianità e nella drammaticità della loro condizione.

Lo ricordiamo bene nel Ragazzo con la bicicletta, dove il rapporto padre-figlio viene reso in maniera cruda e drammatica, proprio perché solcato dall’abbandono. E l’immedesimazione è qualcosa di naturale, quasi scontato, vista la vicinanza delle tematiche affrontate nella finzione con quelle della società contemporanea. Il montaggio netto e le scene ‘nude’, poi, finiscono di comporre un quadro a tratti neorealista.

Due giorni, una notte (Francia 2014)
Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Soggetto: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Sceneggiatura: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Casa di produzione: Les Films du Fleuve, Archipel 35, BiM Distribuzione, Eyeworks, France 2 Cinéma, Radio Télévision Belge Francophone, Belgacom
Distribuzione: BiM Distribuzione
Fotografia: Alain Marcoen
Montaggio: Marie-Hélène Dozo
Scenografia: Igor Gabriel

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

La fantascienza torna sul grande schermo in forma smagliante. Christopher Nolan firma la regia di Interstellar, pellicola che prende spunto da un trattato del fisico teorico del California Institute of Technology Kip Thorne. La trama è decisamente interessante. Le risorse naturali terrestri si sono irrimediabilmente consumate a causa delle tempeste di sabbia e buona parte delle colture non sono più coltivabili e persino il grano è morto, lasciando come unica fonte di cibo il mais. Un uomo di nome Cooper vive in una fattoria con i suoi figli, Murphy (detta Murph) e Tom, ed il nonno Donald.

Ma Murphy è una ragazza difficile, ipercritica anche con i suoi insegnanti, ai quali ribatte con le informazioni dei libri scientifici che possiede nella propria casa, smontando le informazioni dei testi scolastici che avvalorano alcune teorie cospirazionistiche. Un giorno, tornando a casa durante una tempesta di sabbia, Cooper si rende conto che nella camera di Murph sono presenti delle anomalie gravitazionali. Rappresentano le coordinate di un luogo verso il quale parte con la figlia.

Una volta lì, i due scoprono che si tratta di una base della Nasa, ormai ridotta a società segreta, dove un gruppo di scienziati, capitanati dal dottor Brand e sua figlia Amelia, stanno tentando di risollevare le sorti della razza umana. Il loro obiettivo è mandare una squadra di astronauti e ricercatori attraverso un wormhole, nelle vicinanze di Saturno, in modo che possano raggiungere nuovi pianeti potenzialmente abitabili. Da qui inizia l’avventura.

Il regista, che ha regalato film altrettanto interessanti come Memento o Inception, conduce lo spettatore, attraverso una serie di interrogativi, a delle risposte, costruendo in maniera sapiente il racconto, senza lasciare spazio a incomprensioni o forzature. Il suo è un montaggio preciso, che porta verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati, dove la spettacolarità delle immagini non priva la storia di sostanza.

Interstellar
(Usa 2014)

REGIA: Christopher Nolan
SCENEGGIATURA: Christopher Nolan, Jonathan Nolan
ATTORI: Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Wes Bentley, Casey Affleck, Michael Caine, Matt Damon, Topher Grace, Mackenzie Foy, John Lithgow, Ellen Burstyn, David Oyelowo, Bill Irwin, Elyes Gabel
FOTOGRAFIA: Hoyte van Hoytema
MONTAGGIO: Lee Smith
MUSICHE: Hans Zimmer
PRODUZIONE: Paramount e Warner Bros
DISTRIBUZIONE: Warner Bros.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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