di Sara Michelucci

Quarto capitolo della saga cinematografica legata ai Transformers, il nuovo film di Michael Bay, Transformers 4 - L’era dell'estinzione, rimette in gioco il genere fantascientifico, ma senza riuscire a utilizzarne le sue peculiarità. Dopo la prima trilogia composta da Transformers, Transformers - La vendetta del caduto e Transformers 3, si torna a parlare delle vicende degli Autobot impegnati ad affrontare nuovi nemici. Per ogni singolo Transformers c’è stata una ridefinizione a livello grafico, con tanto di nuova forma veicolare, e per differenziarlo dai precedenti capitoli, i responsabili degli effetti speciali sono stati sostituiti.

La trama parte dalla distruzione di Chicago, fatto che scatena il bisogno degli uomini di ricomporsi. Ma un meccanico e sua figlia scoprono un camion che si rivelerà essere Optimus Prime. Gli Autobot si stanno nascondendo perché gli umani danno la caccia a tutti i Transformers senza distinzione.

Nel frattempo un gruppo di geni e scienziati si spingono troppo oltre i limiti della tecnologia umana ispirandosi dalle precedenti incursioni dei Transformers, tanto da riuscire a resuscitare e ricostruire Megatron, che prende il nuovo nome Galvatron.

In tutto questo, il cacciatore di taglie Lockdown raggiunge la Terra con la sua navetta-prigione, allo scopo di trovare e catturare i cybertroniani sulla Terra. Per contrastare queste minacce, Optimus deve costituire un nuovo esercito di Autobot, e avrà un aiuto insperato dalla scoperta di un gruppo di geologi che hanno trovato alcuni Transformers con forme di bestie estinte e/o sconosciute, i Dinobot.

Il problema di questo film sta certamente nella sua durata, che sfiora le tre ore. Troppe per un lavoro che non ha una grande trama e che poggia quasi esclusivamente sulle scene di azioni, sugli effetti speciali e sull’impatto visivo. I dialoghi lasciano decisamente a desiderare e, oltre a essere piuttosto banali, sono finanche noiosi e questo sicuramente penalizza ancora di più la pellicola che non ha nessuno sprint per riuscire ad innalzarsi dalla mera dicitura di blockbuster, nella sua più negativa delle accezioni.


Transformers 4 - L’era dell'estinzione
DATA USCITA: 16 luglio 2014
GENERE: Azione, Fantascienza
REGIA: Michael Bay
SCENEGGIATURA: Ehren Kruger
ATTORI: Mark Wahlberg, Stanley Tucci, Jack Reynor, Nicola Peltz, Sophia Myles, Kelsey Grammer, Titus Welliver, Bingbing Li, T.J. Miller, James Bachman, Thomas Lennon, Charles Parnell
FOTOGRAFIA: Amir M. Mokri
MONTAGGIO: Roger Barton, William Goldenberg, Paul Rubell
MUSICHE: Steve Jablonsky
PRODUZIONE: Paramount Pictures
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Il divorzio, visto attraverso gli occhi dei figli, torna nuovamente al cinema, tema centrale del film Quel che sapeva Maisie, diretto da Scott McGehee e David Siegel. Quasi quarant’anni dopo Kramer contro Kramer, che evidenziò in maniera diretta il dolore della separazione di due genitori, il nuovo lavoro di McGehee e Siegel ambienta nella moderna New York il romanzo del 1897 di Henry James, Ciò che sapeva Maisie.

Maisie ha solo sei anni, ma è dotata di uno spiccato spirito d’osservazione che la rende molto più matura della sua età. Quando i suoi genitori, una rockstar (la brava Julianne Moore) e un mercante d'arte, decidono di divorziare, la piccola si ritrova al centro della battaglia tra i due genitori.

Della loro storia non sappiamo molto, perché il tutto si concentra sulla figlia e sulla sua visione delle cose, su come la separazione incide sulla sua vita di bambina che vive l’amore dei genitori come una lotta continua. I due, infatti, vogliono a tutti i costi il suo affidamento e sono disposti a usare qualsiasi mezzo, pur di veder appagato il loro desiderio.

E a Maisie non resta che guarda silenziosa un mondo fatto da adulti capricciosi. Le passano davanti i nuovi matrimoni dei suoi genitori. Il padre sposa la giovane tata Margo, mentre la madre, per ripicca, un giovane barman, cercando così di ottenere la custodia della figlia.

La pellicola, però, non ha quella profondità e quel sapore di verità da pugno allo stomaco come lavori del passato. I luoghi sono piuttosto ingessati e più da cartolina di New York che non da vita vissuta.

Quel che sapeva Maisie (Usa 2012)
Regia: Scott McGehee, David Siegel
Sceneggiatura: Nancy Doyne, Carroll Cartwright
Distribuzione: Teodora Film
Fotografia: Giles Nuttgens
Montaggio: Madeleine Gavin
Musiche: Nick Urata
Scenografia: Kelly McGehee
Interpreti e personaggi: Julianne Moore, Alexander Skarsgård, Steve Coogan, Onata Aprile

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

L'attrice Robin Wright è sul viale del tramonto. Oltre alla sua carriera ormai in declino ha un figlio disabile che deve seguire e per questo decide di fare qualche soldo vendendo i diritti della sua immagine a uno studio cinematografico, che la digitalizzerà per creare un'attrice digitale. Come parte dell'accordo, lei non avrà il controllo della propria immagine e lo studio potrà utilizzare la nuova attrice virtuale in qualsiasi modo ritenga opportuno per 20 anni.

Scaduto il tempo, la Wright si reca nuovamente agli studi dove si sta per tenere un grande congresso. All’ingresso, però, viene fermata da una guardia che dopo aver controllato la sua identità la obbliga a bere una fiala contenente uno strano liquido.

Tutto quello che la circonda, così, diventa una fantastica allucinazione. È quanto accade in The Congress, film diretto dall’eclettico Ari Folman e basato sul romanzo di Stanislaw Lem, dal titolo Il congresso di futurologia.

Live action e animazione in rotoscope si alternano, creando un lavoro interessante soprattutto dal punto di vista delle immagini. L’animazione, infatti, assume un tono non convenzionale e si sperimenta con essa la possibilità di portare il racconto su un livello diverso dal consueto, spingendo l’immaginazione al limite. La protagonista è proprio Robin Wright, che interpreta una versione fittizia di se stessa.

The Congress
(Usa 2013)

Regia: Ari Folman
Soggetto: Stanis?aw Lem
Sceneggiatura: Ari Folman
Produttore: Sébastien Delloye, David Grumbach, Eitan Mansuri, Diana Elbaum (co-produttore)
Distribuzione: Wider Films
Fotografia: Michal Englert
Montaggio: Nili Feller
Musiche: Max Richter
Scenografia: David Polonsky

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

L’amore alla terza età è ancora possibile? Se lo chiede il regista Roger Michell nel nuovo film, Le Week-End, che racconta la storia di una coppia di insegnanti inglese, Meg e Nick. Trent’anni dopo la loro luna di miele a Parigi, hanno deciso di tornarci per un lungo weekend. L’incontro inaspettato con un vecchio amico, Morgan, riuscirà a far capire a Nick tutto quello a cui tiene davvero nella vita, ma soprattutto nel suo matrimonio.

Meg, interpretata da Lindsay Duncan, è un’insegnante di liceo, mentre Nick (Jim Broadbent) ha una cattedra all’università. La loro vita insieme, come quella di ogni coppia sposata da tanti anni, alterna momenti di felicità a quelli di dolore e insoddisfazione.

Il rancore e l’amore si confondono tra loro, così come l’amarezza e l’affetto. I trent’anni trascorsi insieme vengono ripercorsi nel breve lasso temporale di un fine settimana, che però serve ai due per capire se stessi, il loro rapporto e ciò che vogliono l’uno dall’altro.

Il regista di Notting Hill e Hyde Park on Hudson riesce a creare un’atmosfera piacevole e a tratti anche divertente ed esilarante - come quando i due decidono di defilarsi da un lussuoso ristorante a causa del conto troppo salato - affrontando però questioni importanti. Lo humour è sicuramente dosato in maniera consapevole, senza eccedere, ma lanciando allo spettatore alcune tematiche su cui riflettere.

Molto bravi gli attori che riescono a dare una peso giusto ai personaggi di cui vestono i panni, e il trio risulta sicuramente vincente e molto empatico. Buona anche la sceneggiatura di Hanif Kureishi, che caratterizza i personaggi con successo e dosa al meglio tutti i passaggi che fanno si che questa commedia non sia scontata e banale come se ne vedono in altre occasioni. Il merito sta anche nella scelta di non chiudere con un happy end.

Le Week-End
(Francia, Gran Bretagna 2014)
regia: Roger Michell
sceneggiatura: Hanif Kureishi
attori: Lindsay Duncan, Jim Broadbent, Sophie-Charlotte Husson, Jeff Goldblum, Olly Alexander, Judith Davis
fotografia: Nathalie Durand
montaggio: Kristina Hetherington
musiche: Jeremy Sams
produzione: Film4, Free Range Films, Le Bureau
distribuzione: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Dopo L’Appartamento Spagnolo, cult movie generazionale, e Bambole russe, il regista Cédric Klapisch porta sul grande schermo il terzo capitolo che vede protagonista, ancora una volta, lo scrittore Xavier Russeau. Rompicapo a New York continua le avventure di questo ragazzo francese, ormai 40enne, che dopo l’Erasmus in Spagna e l’esperienza a San Pietroburgo, si trasferisce a New York.

I due figli e la sua passione per il mondo lo hanno condotto negli Stati Uniti, e per la precisione nel quartiere colorato e un tantino caotico di Chinatown, dopo è costretto a trasferirsi dopo la crisi matrimoniale.

Ma Xavier è ancora alla ricerca di se stesso e di un ruolo preciso da seguire. E tra separazioni, genitori gay, famiglie in affido, immigrazione, lavoro nero, globalizzazione, la sua nuova vita americana è un rompicapo. E la città di New York rispecchia a pieno il romanzo che sta scrivendo: nevrotico e disordinato.

Sono tre le fasi della vita che sono state messe in scena da Klapisch: la prima è quella universitaria, sicuramente più spensierata, ma allo stesso tempo anche quella delle decisioni importanti legate al lavoro in particolare; la seconda è quella intermedia, dove si iniziano a progettare scelte importanti, come la realizzazione sentimentale e i figli e la terza, infine, è quella dove si fanno i conti con le decisioni prese e, a volte, con gli errori commessi.

Anche in questo terzo capitolo i temi trattati, seppur importanti, risultano affrontati in modo piuttosto leggero e lo stile della commedia, un po’ agrodolce, la fa da padrona. Conosciamo, quindi, tutto il percorso della vita di Xavier, che oscilla tra passato e presente in una perenne ricerca di un posto nel mondo. E il suo continuo spostamento da una città ad un’altra, dove incrocia figure e stili di vita differenti, fanno si che la sua ricerca sia ancora più complessa. Quello che, forse, accade un po’ ad ognuno di noi e per questo l’immedesimazione con il personaggio risulta piuttosto facile.  

Rompicapo a New York (Belgio, Francia, Usa 2014)

Regia: Cédric Klapisch

Attori: Romain Duris, Audrey Tautou, Cécile de France, Kelly Reilly, Sandrine Holt

Sceneggiatura: Cédric Klapisch, Elizabeth Tremblay (supervisione)

Fotografia: Natasha Braier

Montaggio: Anne-Sophie Bion

Musiche: Loïc Dury,Christophe Minck

Produzione: Cn2 productions

Distribuzione: Academy Two

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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