di Sara Michelucci

Il thriller torna al cinema con The Iceman, film del 2012 scritto e diretto dal regista israeliano, Ariel Vromen. La pellicola racconta la vera storia di Richard Kuklinski, interpretato da un convincente Michael Shannon, tra i più feroci serial killer di tutti i tempi, spesso al servizio della mafia italo-americana. Un criminale dai metodi brutali e sadici, con un’infanzia tradita.

The Iceman
, letteralmente l’uomo di ghiaccio, è il soprannome che gli fu affibbiato dai media dell’epoca, proprio perché il suo primo cadavere venne tenuto congelato per due anni in un frigorifero. Un criminale efferato, con una montagna di omicidi alle spalle e una doppia vita che sapientemente alterna tra famiglia e delitti.

La sua carriera inizia al servizio di un boss, per poi convergere in una “società” messa in piedi con un altro assassino, che lavora soprattutto per le famiglie mafiose. Incontrato casualmente il nuovo socio, Roy Demeo (Ray Liotta), Kuklinski continua ad uccidere utilizzando il cianuro come nuovo metodo nei casi in cui non si deve pensare ad un omicidio. Finirà la sua carriera e la sua vita in un carcere e con una condanna a due ergastoli.

Il film alterna, quindi, momenti di vita “normale”, in cui Kuklinski veste i panni di un padre di famiglia, creduto dai suoi vicini un uomo d’affari, a quelli di spietato assassino. Vromen riesce a calibrare bene le due metà di questo complesso personaggio, pescando in parte dal gangster movie e in parte dai biopic. Ma la vera forza sono gli attori.

Liotta rimanda a un certo cinema e la connessione con Quei bravi ragazzi è presto fatta. Dall’altro lato c’è Michael Shannon, che non è nuovo a vestire i panni di antieroe, avendo dalla sua la capacità di rappresentare a pieno la cupezza di un’anima nera e tormentata. Poi ci sono Winona Ryder, James Franco e Chris Evans che conferiscono alla pellicola un lustro in più, non tanto per la loro celebrità, quanto per la capacità di dare spessore al personaggio che sono chiamati a mettere in scena. La vita, intanto, scorre sulla pellicola quasi a mo’ di cronaca. E per il romanzato sembra esserci davvero poco spazio.

The Iceman
(Usa, 2013)
REGIA: Ariel Vromen
SCENEGGIATURA: Morgan Land, Ariel Vromen
ATTORI: Michael Shannon, Winona Ryder, Ray Liotta, Chris Evans, James Franco, David Schwimmer, Stephen Dorff, Erin Cummings, Robert Davi, Christa Campbell, Lindsay Clift, McKaley Miller, Garrett Kruithof
FOTOGRAFIA: Bobby Bukowski
MONTAGGIO: Danny Rafic
MUSICHE: Haim Mazar
PRODUZIONE: Bleiberg Entertainment, Millennium Films, Untitled Entertainment
DISTRIBUZIONE: Barter Entertainment

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Sono i rapporti personali, amicali e di coppia, ad essere messi a nudo nel nuovo film di Francesca Archibugi, Il nome del figlio. La regista, che sceglie un cast importante, con Valeria Golino, Alessandro Gassman, Micaela Ramazzotti, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo, adatta la piece, Le Prénom, di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte.

Al centro del racconto ci sono le vicende di una coppia in attesa del primo figlio: Paolo, estroverso e burlone agente immobiliare, e Simona, bellissima di periferia e autrice di un best seller. Oltre a loro Betta, sorella di Paolo, insegnante con due bambini, apparentemente quieta nella vita familiare, e Sandro, suo marito e cognato di Paolo, raffinato scrittore e professore universitario precario.

Tra le due coppie l'amico di infanzia Claudio, eccentrico musicista che cerca di mantenere in equilibrio gli squilibri altrui. Potrebbe essere la solita cena allegra tra amici che si frequentano e si sfottono da quando erano bambini e, invece, una domanda semplice sul nome del figlio che Paolo e Simona stanno per avere induce una discussione che porterà a sconvolgere una serata serena.

La Archibugi guarda con occhio attento, quasi clinico, la messa in discussione di valori, scelte e persone. Qualcosa che va al di là di semplici esternazioni, ma che toccano dal vivo la carne e l’animo di queste persone. Non mancano, infatti, attacchi volti ad offendere e ferire tutti, nessuno escluso. Ma il lieto fine è sempre alle porte, risultando, tuttavia, scontato. Ci si aspetterebbe qualcosa di più da un certo cinema italiano. 

Il nome del figlio (Italia 2014)

REGIA: Francesca Archibugi
SCENEGGIATURA: Francesca Archibugi, Francesco Piccolo
ATTORI: Valeria Golino, Alessandro Gassman, Micaela Ramazzotti, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo
FOTOGRAFIA: Fabio Cianchetti
MONTAGGIO: Esmeralda Calabria
DISTRIBUZIONE: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

A 85 anni suonati Clint Eastwood non rinuncia a raccontare sul grande schermo una nuova storia, tutta americana. American Sniper, che trae spunto dall’omonima autobiografia di Chris Kyle, e vede come protagonisti i bravi Bradley Cooper e Sienna Miller, ha ricevuto ben 6 nomination agli Oscar 2015. Lo scenario è quello della guerra in Iraq, dove Chris Kyle, giovane uomo del Texas, si reca per quattro turni, facendosi notare per le sue doti da cecchino.

Chris è stato cresciuto sulla base dei classici valori americani, crede in Dio, ama la caccia e ha un forte senso di giustizia. Dopo aver assistito in televisione agli attentati alle ambasciate statunitensi del 1998 in alcuni Paesi africani, decide di arruolarsi nei Navy Seal. Ma è un’altra vittima della guerra, proprio come quei reduci del Vietnam raccontati in altrettanti film. Da Platoon al meraviglioso Apocalypse now.

La sua fede incrollabile nella missione di proteggere i suoi compagni e il senso di colpa per non averli salvati tutti, diventano un handicap per l’uomo, soprattutto quando cerca di reinserirsi nella pacifica comunità dove abita con sua moglie. È un pesce fuor d’acqua, perché il conflitto cambia le persone e le imbruttisce.

La guerra, ancora un volta, è un mare di sensazioni contrastanti, di sentimenti che si mischiano, si logorano tra bene e male, giusto e sbagliato, dove è difficile, forse, prendere una posizione ben precisa. L’assuefazione alla guerra, quindi, cela un doppio sguardo: tra stupore e biasimo, tra glorificazione e riprovazione. Ma c’è anche una denuncia a quelli che sono alcuni miti americani, di stampo superomistico. È sempre un’America che immola i suoi figli per la conquista di nuovi territori e che poco ha imparato dal passato. 

American Sniper
(Usa 2015)

REGIA: Clint Eastwood
SCENEGGIATURA: Jason Hall
ATTORI: Bradley Cooper, Sienna Miller, Cory Hardrict, Jake McDorman, Navid Negahban, Luke Grimes, Kyle Gallner, Owain Yeoman, Brian Hallisay, Sam Jaeger, Eric Close, Bill Miller, Max Charles, Tom Stern
FOTOGRAFIA: Tom Stern
MONTAGGIO: Joel Cox, Gary Roach
PRODUZIONE: 22 & Indiana Pictures, Mad Chance Productions, Malpaso Productions
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Hungry Hearts. Cuori affamati. Quelli di Jude e Mina, che si incontrano a New York e si innamorano. Ma la loro è una felicità non destinata a durare. Lei scopre di essere incinta e si convince che il suo sarà un bambino speciale. Così decide di proteggerlo dal mondo esterno. Non lo porta mai fuori casa, non lo espone al sole e lo costringe a mangiare solo cibo vegano. Inizialmente Jude la asseconda, ma quando si accorge che l'ossessione della donna rischia di danneggiare la salute del bambino, decide di portarlo via con sé.

Saverio Costanzo sceglie di portare al cinema una storia dura, che pone lo spettatore di fronte a paure e fobie, mostrando la fragilità che può nascondersi dietro un coppia che, pur amandosi, non è destinata a condividere una vita insieme. Tratta dal libro ‘Il bambino indaco’, di Marco Franzoso, la pellicola è stata presentata in concorso all’ultimo Festival del cinema di Venezia, dove ha vinto due Coppe Volpi per le interpretazioni di Adam Driver e Alba Rohrwacher.

Costanzo ha la capacità di mostrare, anche attraverso l’utilizzo di immagini deformate, tutta la fatalità di un amore sbagliato tra madre e figlio. Un affetto che porterà Mina a compromettere la sua vita, ma anche quella del suo bambino, e solo l’amore di un’altra mamma potrà ristabilire, in qualche modo, un ordine che non è più tale. Un cinema esistenziale, che guarda alla quotidianità, ma allo stesso tempo ha la capacità di spingersi ai confini più oscuri dell’animo umano.

La bravura dei due attori, poi, riesce a conferire al film uno spessore in più, con una caratterizzazione precisa dei personaggi che si trovano ad interpretare, senza fronzoli e forzature. Corpi emaciati che diventano immagini quasi spettrali, che attraversano il mondo in cerca di una felicità che sembra ormai preclusa.

Hungry Hearts (Italia 2014)
REGIA: Saverio Costanzo
SCENEGGIATURA: Saverio Costanzo
ATTORI: Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell, Jake Weber, David Aaron Baker, Victoria Cartagena, Toshiko Onizawa, Dennis Rees
FOTOGRAFIA: Fabio Cianchetti
PRODUZIONE: Wildside Media, Rai Cinema, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Sara Michelucci

Eclettico e visionario, Tim Burton torna al cinema con Big Eyes, storia di amore e arte, di bugie e ricerca della propria individualità. Il film racconta la vera storia di Margaret Keane, pittrice degli anni cinquanta e sessanta, e del marito Walter Keane, ritenuto per anni il vero autore delle opere della moglie, che rivoluzionarono l’arte americana. Dopo Ed Wood, Burton sceglie nuovamente un’opera biografica, con gli stessi sceneggiatori, Scott Alexander e Larry Karaszewski.

A narrare la storia è Dick Nolan, che scrive per un giornale scandalistico. Si parte con il racconto di Margaret Ulbrich, la quale nel 1958 decide di scappare dalla sua abitazione in California assieme alla figlia Jane per San Francisco, perchè non riesce più a sostenere la sua relazione col marito Frank

Si trasferisce così nella nuova città in cerca di lavoro, ma purtroppo, nonostante il suo grande talento come pittrice, le possibilità di trovare un’occupazione sono pochissime. L’unica strada per il guadagno è costituita dalla realizzazione di ritratti per la strada, anche se il salario è esiguo.

È lì che incontra un altro pittore di strada di nome Walter Keane, che cerca di approcciarsi a Margaret, per la quale prova una forte attrazione. Walter è un agente immobiliare e come hobby dipinge dei vicoli di Parigi, mentre Margaret si ama ritrarre bambine con occhi di dimensioni sproporzionate al resto del corpo.

I due cominciano una relazione e Walter, dopo che l’ex marito di Margaret pretende che le venga assegnata la figlia Jane, propone a Margaret di sposarlo. Ma ben presto l’idillio svanisce. Walter decide, infatti, di far sue le opere della neo moglie, spacciandole come suoi lavori e ottenendo un grande successo. Margaret, però, non ha la forza di opporsi, così accetta suo malgrado la situazione.

Ma la cosa non è destinata a durare e la sua voglia di ribellarsi al malvagio marito avrà la meglio. È un Tim Burton meno originale del solito, che non osa più di tanto con narrazioni e immagini e diverte molto meno. 

Big Eyes (2014)

Regia: Tim Burton
SCeneggiatura: Scott Alexander, Larry Karaszewski
Attori: Christoph Waltz, Amy Adams, Krysten Ritter, Jason Schwartzman, Danny Huston, Terence Stamp
Produzione: Silverwood Films, Electric City Entertainment, Tim Burton Productions
Distribuzione: Lucky Red

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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