di Sara Michelucci

Vincitore del premio della Giuria al Festival di Cannes 2014, Timbuktu, il nuovo film del regista mauritano, Abderrahmane Sissako, racconta uno spaccato interessante del fondamentalismo islamico, ma senza pregiudizi o facili luoghi comuni. Un pastore di bestiame vive con la sua famiglia in un villaggio nei pressi di Timbuktu, in Mali. La sua è una vita semplice, molto tranquilla e scandita dal duro lavoro, vissuto fra le dune del deserto. Una calma che, però, viene bruscamente turbata dall’arrivo di elementi armati jihadisti che impongono la Sharia.

Niente sigarette, musica o football. Tutto diventa proibito e vengono imposti matrimoni forzati, le donne iniziano ad essere perseguitate e private della libertà e cominciano ad essere emanate dai loro tribunali delle sentenze basate su una visione settaria dell’Islam. Un modo di agire basato su ferocia e repressione, che, però, non ferma la popolazione, la quale resiste con forza e determinazione agli ‘invasori’.

Sissako costruisce chiaramente la storia su un dualismo tra due visioni dell’Islam opposte: quella moderata e quella integralista. Due mondi diversi, dicotomici, che non possono essere assimilati. Un film che arriva in un periodo storico difficilissimo per il mondo islamico, dove lo spettro dell’Isis genera paura e confusione, distruggendo intere culture e inasprendo la divisione tra Oriente e Occidente. Un film sulla diversità, ma anche sulla resistenza di un popolo, capace di tirare fuori la propria grinta per scacciare ‘un invasore’ che, in questo caso, proviene dal suo stesso paese.

Ma aprire gli occhi è possibile, su quelle che realmente sono le differenze tra chi usa la religione per accaparrarsi il potere e generare sottomissione e chi, invece, ha semplicemente un credo proprio e vive la vita nel rispetto degli altri. Ed è quello che un film come questo, forse, ci chiede di fare. 

Timbuktu (Francia 2014)

Regia: Abderrahmane Sissako
Personaggi: Ibrahim Ahmed, Abel Jafri, Hichem Yacoubi, Toulou Kiki, Kettly Noël
Sceneggiatura: Abderrahmane Sissako, Kessen Tall
Produttore: Sylvie Pialat
Fotografia: Sofian El Fani
Montaggio: Nadia Ben Rachid
Musiche: Amin Bouhafa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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