A volte, raggiunta la maggiore età, non hanno la possibilità di poter contare su una famiglia, su un appoggio economico, su una casa, su qualcuno che possa accompagnarli ancora un po’ nel cammino della vita. Fuori dalla famiglia di origine sin da piccoli, dopo molti anni trascorsi nelle case famiglia, i neomaggiorenni - spesso diciassettenni – si trovano in quel territorio di preoccupazione e di vuoto di tutela e protezione.

Diciamolo chiaro e senza perifrasi: a fine legislatura e nella migliore delle ipotesi, si può tranquillamente definire Gian Luca Galletti come il peggior ministro dai tempi in cui fu istituito il Dicastero Ambiente a oggi. Una materia nella quale non hanno certo brillato i suoi predecessori, ma l’arroganza, il pressapochismo, l’asservimento alle lobbie dettati a suon di decreti dal governo Gentiloni, non ha avuto pari e purtroppo, da destra a sinistra con le elezioni alle porte non s’intuisce uno spiraglio per un cambiamento di rotta, in pratica, ciò che si teme per le questioni ambientali, è inscritto in un panorama politico desolante.

Dal 1989, anno del decreto ministeriale sulle barriere architettoniche, preceduto, nel 1968, da quello sugli standard urbanistici, lo scenario socio-demografico dell’Italia è cambiato radicalmente, a causa della crescente longevità dei cittadini. Dal 2013, il Belpaese ha visto raddoppiare la sua popolazione anziana da meno di uno su dieci a più di uno su cinque, che devono fare i conti, oltretutto, con una spiccata urbanizzazione delle cui conseguenze - impatto sulle strutture del welfare, frantumazione delle reti di relazioni sociali e culturali in ambito locale e di vicinato e perdita d’identità dei luoghi - risentiranno a lungo termine.

Quando la raffigurazione della tragedia è inessenziale alla comprensione del fatto di cronaca raccontato e diventa un mero strumento di accrescimento del pathos, siamo sintonizzati sulla televisione del dolore. Quando questo è protagonista incessante delle storie narrate, incorniciate da musiche malinconiche o ipnotiche, stiamo guardando la sua spettacolarizzazione strumentale.

Sebbene con qualche acciacco, il sistema sanitario italiano gode, tutto sommato, di discreta salute. E la diagnosi, riportata nel I° Rapporto sul sistema sanitario italiano, effettuata dall’Enpam e dall’Eurispes, è relativa al suo funzionamento: a parte i disagi conseguenti al mancato turn over, sostanzialmente fermo da sette anni, alla sempre più invasiva precarietà del lavoro a chiamata per periodi anche brevissimi o secondo la logica interinale, e malgrado l’Italia si attesti fra i primi sette paesi europei a ritenersi “insoddisfatti” delle cure mediche ricevute, il sistema sanitario italiano, pur con qualche carenza, non si può certamente dire inadempiente.


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