Richieste di denaro, favori o regali in cambio di servizi hanno coinvolto quasi l’8 per cento delle famiglie italiane almeno una volta nella vita, soprattutto, in concomitanza con la ricerca del lavoro, della partecipazione a concorsi o dell’avvio di qualche attività professionale. Ma non solo: il fenomeno della corruzione ha riguardato circa il 3 per cento dei nuclei famigliari che erano implicati in cause giudiziarie ai quali avvocati, giudici, pubblici ministeri, testimoni o cancellieri hanno fatto richiesta di doni o soldi.

Contro le disuguaglianze, gli sprechi alimentari, per il recupero delle eccedenze per gli indigenti e del diritto al cibo per tutti non si può prescindere da un’agricoltura sostenibile che valorizzi i piccoli produttori. Sono loro, infatti, che occupando un ruolo determinante nell’economia rurale, contribuiscono alla sicurezza alimentare. La quale traballa, fino a generare la fame nel mondo, quando sorgono squilibri nella distribuzione e nelle dinamiche della filiera agroalimentare.

Non sono mai stati così tanti da un decennio a questa parte: cinquemila e trecentottantre bambini e adolescenti vittime di violenza, di cui mille e seicentodiciotto, pari al 30 per cento del totale, quelli soggetti a maltrattamenti in famiglia, registrando un incremento del 12 per cento rispetto all’anno precedente.

Negli ultimi quindici anni, le performances economiche italiane sono apparse piuttosto fiacche. La responsabilità risiede tutta nelle competenze: basso il livello, debole la domanda e poche quelle disponibili. E se il buongiorno si vede dal mattino, le modeste prestazioni sono visibili già tra i laureati, lavoratori di domani, che possiederanno un basso livello medio di competenze, a oggi già riscontrabile nel paragone con quelli di altri paesi europei.

Chi l’avrebbe mai detto che il problema ambientale più grande da affrontare fosse il consumo eccessivo di prodotti tessili? In pochi, soprattutto di fronte alle soluzioni più recenti per risolvere i danni ambientali generati dal modello di consumo usa e getta e per liberare dai sensi di colpa l’industria della moda e i patiti di shopping. E cioè quelle che si basano sui principi dell’economia circolare.


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