“Chi ragiona concretamente è consapevole che la situazione è difficile e che sono necessari coraggio e lungimiranza, facendo perno sulla memoria del grande esodo (tra l’altro, da poco ripreso) che ha caratterizzato, in passato, l’Italia. Il percorso è difficile ma percorribile”, si legge nell’introduzione al “Dossier Statistico Immigrazione 2017”, curato dal Centro Studi e Ricerche Idos e dal Centro Studi Confronti.

Non si muore solo per le guerre o per l’esplosione di bombe ma anche di stenti. Di fame. Quello che nel nord del mondo sembra un problema ormai superato, nei paesi in via di sviluppo è una delle più grandi piaghe sociali. Di proporzioni talmente significative che 155 milioni di bambini nel mondo soffrono di malnutrizione cronica e 52 milioni sono affetti da malnutrizione acuta.

Nata con intenti di solidarietà e orientata a interventi per lo sradicamento della povertà, la cooperazione allo sviluppo ha perso, nel corso degli anni, in concomitanza con il fenomeno migratorio e in seguito alla strumentalizzazione degli aiuti in chiave securitaria, la sua originale funzione. La virata è da ricondursi al cambiamento della visione (che determina le successive politiche) sulla migrazione: da fattore indispensabile alla crescita economica dei paesi di approdo è diventata, nella percezione dell’opinione pubblica e dei suoi governanti, una “pressione” intollerabile.

Richieste di denaro, favori o regali in cambio di servizi hanno coinvolto quasi l’8 per cento delle famiglie italiane almeno una volta nella vita, soprattutto, in concomitanza con la ricerca del lavoro, della partecipazione a concorsi o dell’avvio di qualche attività professionale. Ma non solo: il fenomeno della corruzione ha riguardato circa il 3 per cento dei nuclei famigliari che erano implicati in cause giudiziarie ai quali avvocati, giudici, pubblici ministeri, testimoni o cancellieri hanno fatto richiesta di doni o soldi.

Contro le disuguaglianze, gli sprechi alimentari, per il recupero delle eccedenze per gli indigenti e del diritto al cibo per tutti non si può prescindere da un’agricoltura sostenibile che valorizzi i piccoli produttori. Sono loro, infatti, che occupando un ruolo determinante nell’economia rurale, contribuiscono alla sicurezza alimentare. La quale traballa, fino a generare la fame nel mondo, quando sorgono squilibri nella distribuzione e nelle dinamiche della filiera agroalimentare.


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