di Tania Careddu

Oltre che la più grave ingiustizia sociale e uno degli indicatori chiave della salute e del benessere dei bambini, la mortalità infantile rappresenta, anche, il livello dei progressi (umani) compiuti per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030. Che, nello specifico, consistono nell’impegno di porre fine alle morti prevedibili di almeno venticinque bambini ogni mille sotto i cinque anni, e a quelle neonatali, riducendole ad almeno dodici decessi ogni mille neonati.

Su 3570 casette richieste ne sono state consegnate 995. Su 108 scuole da ricostruire, una è stata realizzata e un’altra è ancora in cantiere. E le restanti? A un anno dal sisma (e al secondo inverno), la ricostruzione nel Centro Italia è ancora in alto mare. A giustificare il ritardo generalizzato ci sono, certamente, cause oggettive come il susseguirsi degli eventi sismici che ha allargato l’area del cratere e allungato i tempi per la verifica dei danni sugli immobili, ma si riscontrano anche ostacoli di matrice umana.

“Chi ragiona concretamente è consapevole che la situazione è difficile e che sono necessari coraggio e lungimiranza, facendo perno sulla memoria del grande esodo (tra l’altro, da poco ripreso) che ha caratterizzato, in passato, l’Italia. Il percorso è difficile ma percorribile”, si legge nell’introduzione al “Dossier Statistico Immigrazione 2017”, curato dal Centro Studi e Ricerche Idos e dal Centro Studi Confronti.

Non si muore solo per le guerre o per l’esplosione di bombe ma anche di stenti. Di fame. Quello che nel nord del mondo sembra un problema ormai superato, nei paesi in via di sviluppo è una delle più grandi piaghe sociali. Di proporzioni talmente significative che 155 milioni di bambini nel mondo soffrono di malnutrizione cronica e 52 milioni sono affetti da malnutrizione acuta.

Nata con intenti di solidarietà e orientata a interventi per lo sradicamento della povertà, la cooperazione allo sviluppo ha perso, nel corso degli anni, in concomitanza con il fenomeno migratorio e in seguito alla strumentalizzazione degli aiuti in chiave securitaria, la sua originale funzione. La virata è da ricondursi al cambiamento della visione (che determina le successive politiche) sulla migrazione: da fattore indispensabile alla crescita economica dei paesi di approdo è diventata, nella percezione dell’opinione pubblica e dei suoi governanti, una “pressione” intollerabile.


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