La scomparsa di persone è, più di ogni altra cosa, un fenomeno umano e trasversale a tutti i livelli della società. In Italia, ogni anno, tra stranieri e italiani, ne spariscono circa un migliaio. Nonostante la maggior parte venga ritrovata dopo pochi giorni, il fenomeno genera allarme.

 

Prima che una questione statistica e burocratica, è un problema connotato da una sostanziosa dimensione umanitaria. La quale si è fatta così evidente in seguito ai due naufragi – quello del 2013 a largo di Lampedusa e quello del 2015 nel Canale di Sicilia – che hanno rappresentato un vero e proprio spartiacque nell’approccio alla problematica.

Sebbene in sensibile diminuzione - vuoi per i mutamenti del quadro legislativo, vuoi per il diverso ruolo dei media nonché per l’emergere di una nuova coscienza femminile - le donne che hanno subìto molestie o ricatti sessuali sul luogo di lavoro sono ancora troppe. Un milione e quattrocentomila.

 

Tentativi da parte di colleghi o superiori sul posto di lavoro di toccare, accarezzare o baciarle contro la loro volontà hanno coinvolto il 9 per cento circa delle lavoratrici, soprattutto che abitano in città delle aree metropolitane, principalmente del Centro Italia, dove Toscana e Lazio registrano percentuali al di sopra della media italiana, e nel Nord Est, con in testa l’Emilia Romagna.

Sono almeno diecimila le persone escluse dall’accoglienza istituzionale, tra richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria, costretti a vivere in condizioni di estrema vulnerabilità. Alle frontiere, negli spazi aperti, negli edifici occupati nelle città, nei ghetti delle aree rurali, sono relegati a una marginalità che li esclude dall’accesso ai beni essenziali e all’assistenza sanitaria.

C’è un liceo classico di Roma, il Visconti, che nell’intenzione di autopromuoversi ha deciso di raccontarsi nel modo peggiore e con le peggiori parole. A cinquant’anni dal 1968 e dalla “scuola di Barbiana”, sarebbe colpevole sottovalutare o  banalizzare quello che è successo in un luogo che è comunque un liceo pubblico.

 

La disputa gira innanzitutto attorno al tema del merito: la qualità dell’insegnamento di un liceo - si dice - deve riconoscere e premiare il merito e, quindi, non possono essere ammessi i poveri, i disabili, gli immigrati (si intende soprattutto neri). Ma che c’entra questo con la didattica? Ci si arrampica sugli specchi per non apparire quello che invece, mostruosamente, si è.  

Parola d’ordine: responsabilità. Che vacilla. Che dai piani alti della società si trasferisce ai singoli cittadini, rendendo difficile la tenuta del sistema, il quale, così, si è separato dal paese. Il Sistema paese, che per anni ha caratterizzato la struttura portante dell’Italia, ormai, secondo il "Rapporto Italia 2018", redatto da Eurispes, è un nucleo di separati in casa che convivono tra reciproci rimproveri.


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