Una delle accuse più gravi rivolte dagli Stati Uniti a Julian Assange è che la pubblicazione di documenti riservati su WikiLeaks, come quelli del dipartimento di Stato divulgati nel 2010, è stata un’azione irresponsabile che avrebbe messo in serio pericolo funzionari e militari americani di stanza all’estero. Il giornalista australiano ha invece sempre sostenuto di essersi adoperato per limitare eventuali conseguenze negative per il personale americano, offrendo anche la propria collaborazione al governo di Washington. A dimostrare come questi scrupoli fossero reali è stata una registrazione audio di una telefonata del 2011 tra Assange e un legale del dipartimento di Stato USA, pubblicata in questi giorni dal gruppo di attivisti ultra-conservatori Project Veritas.

Secondo un recente studio di un’organizzazione non governativa americana, nel corso del 2020 il numero di giornalisti arrestati negli Stati Uniti è stato quasi tre volte superiore a quello registrato l’anno precedente in Cina e in Turchia. Se per il momento le conseguenze per i primi non sembrano essere così pesanti come quelle spesso riservate da questi ultimi paesi ai giornalisti detenuti o condannati, la tendenza e alcune circostanze particolari, evidenziate dalla ricerca stessa, sono ampiamente sufficienti a testimoniare il deterioramento in atto del clima democratico in America.

L’amministrazione americana uscente di Donald Trump ha alla fine deciso di imporre sanzioni punitive contro la Turchia in relazione all’acquisto del sistema missilistico difensivo russo S-400. Questo provvedimento è stato a lungo discusso negli Stati Uniti, vista l’importanza delle relazioni con l’alleato NATO, e arriva in un momento di tensioni crescenti per via delle iniziative di politica estera del presidente Erdogan. La scelta di Washington appare più come un avvertimento al governo turco, ma rischia comunque di spingere Ankara ancora di più verso Mosca e Pechino.

Se un accordo per il dopo Brexit dovesse alla fine esserci tra Londra e Bruxelles, è probabile che sarà siglato e finalizzato in extremis se non addirittura dopo la scadenza ufficiale del 31 dicembre prossimo. I negoziati tra il governo britannico e l’Unione Europea continuano infatti a essere prorogati vista l’impossibilità finora registrata di superare le divisioni attorno ad alcune questioni controverse. La decisione del primo ministro Boris Johnson e della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, di non rompere le trattative dopo la mancata intesa del fine settimana sembra comunque suggerire, anche se in maniera molto cauta, che una soluzione possa essere finalmente vicina.

La nuova misurazione congiunta del monte Everest da parte di Cina e Nepal questa settimana ha fatto aumentare ufficialmente di quasi un metro l’altezza del tetto del mondo e ha offerto nel contempo un’altra testimonianza del consolidamento delle relazioni tra i due paesi divisi dalla catena himalayana. Il Nepal è tradizionalmente considerato una sorta di “giardino di casa” dell’India e i progressi fatti tra Pechino e Kathmandu negli ultimi anni sul fronte diplomatico, economico e militare rappresentano perciò un serio campanello d’allarme per Nuova Delhi. Visto l’evolversi delle rivalità nel continente asiatico, inoltre, il riassetto strategico del Nepal ha implicazioni non indifferenti anche per i piani di contenimento americani della Cina, nei quali l’India e, di riflesso, i suoi alleati storici dovrebbero giocare un ruolo determinante.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy