Le recenti dichiarazioni di Ursula Von der Leyen, che impegna l’Unione Europea all’erogazione di un miliardo e mezzo di Euro al mese (oltre alle armi), sono manifestazione di dissennatezza politica. L’aspetto più sconcertante è che la reiterata assenza di fondi per sostenere la crisi sociale europea, però viene agevolmente superata dall’esigenza di mantenere la cricca al potere a Kiev. Il tutto mentre, a causa della subordinazione totale della UE, la crisi economica del continente ha prodotto - e sempre più produrrà - dei riflessi di notevole importanza sull’assetto economico, politico e militare europeo.

Un primo timidissimo appello pubblico, proveniente dall’interno dell’establishment americano, a cercare una soluzione negoziata del conflitto in Ucraina era sembrato arrivare questa settimana con l’invio di una lettera aperta alla Casa Bianca sottoscritta da 30 deputati del Partito Democratico. I firmatari, tutti appartenenti al gruppo dei democratici “progressisti” della Camera dei Rappresentanti (“Progressive Caucus”), chiedevano all’amministrazione Biden di impegnarsi attivamente per far cessare la guerra attraverso il dialogo con Mosca. Questo modesto tentativo è però naufragato letteralmente in poche ore, fino al clamoroso ritiro della lettera nella giornata di martedì in seguito alle polemiche esplose all’interno del Partito Democratico.

Il logico favorito alla successione di Liz Truss alla leadership del Partito Conservatore britannico, l’ex Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak, è stato dichiarato vincitore della competizione interna nel primo pomeriggio di lunedì e assumerà a breve l’incarico di primo ministro. La candidatura di Sunak aveva avuto il favore dell’industria finanziaria d’oltremanica, determinando un accordo sostanziale sul suo nome da parte di un partito che resta profondamente diviso, ma che un prolungamento del confronto con altri possibili aspiranti alla leadership avrebbe fatto letteralmente implodere.

L’allarme lanciato dal ministero della Difesa russo circa il possibile utilizzo di una bomba “sporca” da parte del regime ucraino ha come previsto provocato la netta smentita sia di Kiev sia dei governi occidentali. Una provocazione a questo punto del conflitto in Ucraina avrebbe però senso, almeno in teoria, e, oltretutto, i precedenti attribuibili a Stati Uniti ed Europa non mancano di certo. Il livello di disperazione che si registra a Washington e nelle capitali europee è tale da far pensare a un’iniziativa clamorosa nei prossimi giorni o settimane, anche se ci sono segnali, per il momento per lo più sotto traccia, di una crescente impazienza per la situazione sul fronte ucraino e della volontà di creare le condizioni per la riapertura di un tavolo diplomatico.

Il governo di minoranza del presidente Macron questa settimana ha ricorso per la prima volta dall’inizio della nuova legislatura a un articolo della Costituzione francese che permette all’esecutivo di fare approvare una determinata legge senza il voto del Parlamento. L’espediente si è reso per così dire necessario in merito al piano di bilancio del 2023 vista l’indisponibilità dei partiti di opposizione ad approvare la proposta del governo, privato dopo il voto del maggio scorso della maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale. La manovra anti-democratica decisa da Macron si inserisce in un clima di estrema tensione in Francia e, significativamente, all’indomani della conclusione forzata di uno sciopero nel settore petrolifero che, fino alla scorsa settimana, aveva quasi paralizzato il paese.


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