di mazzetta

In Turchia è scoppiata una grave crisi istituzionale; il numero due dell'esercito, il generale Yasar Buyukanit, è stato incriminato dal procuratore Ferhat Sarikaya, che lo accusa di gestire una rete militare clandestina dedita al perseguimento della "strategia della tensione" contro la popolazione e i movimenti curdi.
Tutto cominciò a Semdinli il 9 novembre del 2005, con un attentato ad una libreria curda.
Gli attentatori però riuscirono a sfuggire alla folla, che bloccò l'auto con la quale volevano darsi alla fuga.
A bordo, oltre a un ex esponente del Pkk, prima incarcerato e poi assoldato dai servizi turchi, sono stati trovati 2 agenti, 3 kalashnikov, una pianta dell'edificio colpito ed alcuni detonatori, oltre ai documenti che provano come anche gli altri occupanti fossero poliziotti e che la stessa vettura fosse intestata alla gendarmeria.
Mentre la folla rimaneva sul luogo dell'attentato, esigendo che il magistrato intervenuto registrasse le clamorose prove, da una macchina di passaggio (riconosciuta per una vettura della gendarmeria) sono stati esplosi numerosi colpi che hanno ferito altre 6 persone, oltre ai due morti causati dall'esplosione. A questi eventi seguirono per giorni varie dimostrazioni e scontri in tutta la provincia curda di Hakkari, con uno strascico di altri 7 morti e decine di feriti tra i curdi.

di Fabrizio Casari

Alcuni milioni di telefonate di cittadini degli Stati Uniti sono state controllate, i loro movimenti spiati, le loro attività monitorate. Non è solo una deduzione ovvia legata allo sviluppo del Patrioct act, torsione legale del codice civile e penale statunitense, grazie alla quale la popolazione passa dalla categoria dei cittadini a quella dei possibili nemici. Si tratta invece di una vicenda inquietante che viene da molto più lontano nel tempo e che coinvolge personaggi che nemmeno il tempo sembra voler benignamente togliere di torno. Ad alcuni alti dirigenti dello spionaggio Usa, la Commissione d'inchiesta che indaga sul controllo illegale dei cittadini operato dai vertici spionistici statunitensi, ha rivolto domande precise circa l'esistenza di un programma denominato TIA.
Il TIA (Total Information Awareness), é un gigantesco sistema di Data-Mining, in sostanza tecniche informatiche per penetrare nelle banche dati e sottrarre informazioni da utilizzare per i più vari scopi. Dati bancari, utenze telefoniche, viaggi, carte di credito: tutti i movimenti di qualunque individuo possono essere costantemente visionati e, se necessario, alterati. Il TIA, attivo dalla metà degli anni '80, era di competenza del "Darpa" (Defense Advance Research Pojects Agency) una delle tante organizzazioni spionistiche statunitensi.

di Bianca Cerri

Ogni anno centinaia di squali blu restano impigliati nelle reti dei pescatori e si teme che la specie possa estinguersi. Nel 2006 le cose andranno ancora peggio perché il Pentagono ha deciso di servirsi di questi maestosi animali in grado di captare anche gli ultrasuoni inserendo un chip sotto la loro pelle e mettendoli a pattugliare i mari. L’esperimento verrà condotto dal DARPA, l’Agenzia per la Ricerca Tecnologica Avanzata del Dipartimento della Difesa Usa, dove vengono elaborati i progetti più vari per conto del Pentagono. Il direttore del DARPA, Charles Herzfeld,. ammette che anche il DARPA fallisce ogni tanto, ma le invenzioni dei suoi scienziati sono “le più rivoluzionarie che l’umanità abbia mai conosciuto”.

di mazzetta

Il confronto tra Iran e Usa continua ad impegnare inutilmente le pagine dei nostri giornali e i servizi televisivi. Inutilmente, perché è chiaro che le pressioni americane non riusciranno mai ad ottenere del Consiglio di Sicurezza dell'Onu una condanna per l'Iran, o un embargo, o l'autorizzazione ad un attacco. Soluzioni del genere non sono gradite alla stessa Onu, ad almeno due paesi con il diritto di veto (Russia e Cina), ai paesi non allineati (Nam) e nemmeno agli stessi alleati occidentali, preoccupati del prezzo del petrolio. Gli Stati Uniti non possono fare altro che insistere e replicare lo spettacolo messo in scena prima di attaccare l'Iraq. Il menù è lo stesso ed è fatto di una serie di affermazioni assolutamente inconsistenti che mirano a focalizzare l'attenzione sull'Iran per distrarre le opinioni pubbliche, in particolare quella interna, dal fallimento iracheno e dal disastro della situazione interna americana.

di Carlo Benedetti

L'appuntamento per i bielorussi è domenica 19 marzo quando si svolgeranno le elezioni per il rinnovo della Presidenza. L'atmosfera generale è pessima e si attende - a dir poco - un finale spumeggiante…A nulla valgono (almeno secondo gli osservatori occidentali) le tante e tante affermazioni dell'attuale dirigenza su una reale stabilità e su un'economia che resiste all'urto della transizione post-sovietica. Il Presidente Aleksandr Lukascenko (classe 1954, due lauree in agraria, ex funzionario del Pcus, in carica dal 10 luglio 1994 e rieletto nel settembre 2001 con il 75,65%) è impegnato in una difficilissima battaglia contro un'opposizione che si fa ogni giorno più forte. Perché appoggiata dalla vicina Polonia e dagli ancor più vicini Stati Uniti d'America. Lukascenko, invece, ha al suo fianco solo la popolazione contadina e gran parte della classe operaia. Quanto alla Russia, è riuscito a mantenere buonissimi rapporti con il Cremlino di Putin, sottolineando in ogni occasione il carattere slavo che unisce i due popoli.


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