di Carlo Benedetti

L'appuntamento per i bielorussi è domenica 19 marzo quando si svolgeranno le elezioni per il rinnovo della Presidenza. L'atmosfera generale è pessima e si attende - a dir poco - un finale spumeggiante…A nulla valgono (almeno secondo gli osservatori occidentali) le tante e tante affermazioni dell'attuale dirigenza su una reale stabilità e su un'economia che resiste all'urto della transizione post-sovietica. Il Presidente Aleksandr Lukascenko (classe 1954, due lauree in agraria, ex funzionario del Pcus, in carica dal 10 luglio 1994 e rieletto nel settembre 2001 con il 75,65%) è impegnato in una difficilissima battaglia contro un'opposizione che si fa ogni giorno più forte. Perché appoggiata dalla vicina Polonia e dagli ancor più vicini Stati Uniti d'America. Lukascenko, invece, ha al suo fianco solo la popolazione contadina e gran parte della classe operaia. Quanto alla Russia, è riuscito a mantenere buonissimi rapporti con il Cremlino di Putin, sottolineando in ogni occasione il carattere slavo che unisce i due popoli.

di Patrizia Orlandi

L'occupazione dell'Iraq è stata un fallimento completo. Mentre i politici e i maggiorenti iracheni fanno quel che possono per evitare che il loro paese imploda nella guerra civile, mentre persino Hamas respinge la chiamata alle armi dell'ultimo videomessaggio di al Qaeda, gli americani hanno raggiunto conclusioni quasi univoche in questo senso. Lo dice un esteso sondaggio della Gallup, la società statunitense forse numero uno al mondo nel rilevamento delle opinioni.
Una serie di sondaggi usciti nella scorsa settimana ha dimostrato che anche gli americani hanno raggiunto la consapevolezza del fallimento. Purtroppo manca ancora la minima iniziativa che lo sancisca ufficialmente, anche se sono circolate voci di un ritiro totale entro l'anno, forse lasciate circolare proprio per sondare le reazioni ad un'ipotesi del genere.
Andando al dettaglio si apprende che oltre l'80% degli americani ritiene che in Iraq una guerra civile sia "probabile" in un futuro prossimo. Interrogati in particolare sul presidente Bush, meno del 40% gli da fiducia e il 63% ritiene che i politici stranieri "non lo rispettano molto"; mentre solo il 43% pensa che l'immagine di Washington sia positiva all'estero.

di Bianca Cerri

Pat Tillman Pat Tillman era il ragazzo più popolare della Leland High School: alto, biondo, occhi chiari, eccellente giocatore di football, tanto da essere ingaggiato dall'Arizona Cardinals per nove milioni di dollari l'anno, ma tutto questo a lui non interessava, la sua vera aspirazione era quella di entrare nell'esercito. Nel 2002, anno il cui era stato premiato come miglior difensore dell'anno, la giovane star del football aveva mollato squadra, tifosi e assegno per andare a Fort Lewis, Washington, e arruolarsi nei Rangers, spina dorsale delle Forze Armate Usa, sempre pronti a trasferirsi in poche ore da una zona di guerra all'altra. Dopo un breve corso di addestramento e qualche esercitazione, la partenza per Bagdad, pochi mesi dopo il trasferimento nel sud dell'Afghanistan.
Il 22 aprile 2004, il battaglione di Tillman era stato attirato in un'imboscata la confine fra Pakistan ed Afghanistan. Nello scontro a fuoco che ne era seguito, i guerriglieri avevano ucciso Tillman ed altri 3 militari. Nello scontro, anche la jeep Humvee sulla quale viaggiavano i soldati, dotata di vetri antiproiettile, era andata completamente distrutta. Il 30 aprile l'esercito Usa assegnò una medaglia alla memoria dell'atleta-soldato "la cui voce autorevole aveva impartito ordini secchi e precisi fino al momento in cui era stato colpito a morte". Per l'amministrazione Bush, un eroe.

di mazzetta

Olmert La Road Map è morta, Israele "deve prendere l'iniziativa da sé, dice Avi Ditcher alla Reuters, commentando i programmi che il premier Ehud Olmert ha annunciato in vista della prossima campagna elettorale. Con Sharon ancora immobilizzato in ospedale il suo successore accoglie i piani che si erano già intuiti dietro alle azioni del suo predecessore; piani che consistono, per andare al nocciolo, nell'annessione di una buona parte dei territori occupati.
Dai nostri giornali e telegiornali la notizia che passa è quella che il governo israeliano avrebbe deciso di continuare la "coraggiosa" politica di sgombero delle colonie; ma si tratta esattamente del contrario. I nostri media "vedono" la notizia dello sgombero di alcune piccole colonie isolate, ma si "distraggono" e non registrano l'intenzione israeliana di rinunciare a qualsiasi accordo e di procedere unilateralmente ad un'annessione di gran parte del Territori Occupati.

di Raffaele Matteotti

Si allarga in Africa la crisi della provincia sudanese del Darfur e tracima nel vicino Ciad. Un disastro umanitario di proporzioni enormi si avvia a divenire una confusa zona di massacri attraverso i confini di diversi paesi dell'Africa Sub-Sahariana.
Sono ormai tre anni che il mondo ignora la crisi del Darfur. Il Darfur è grande come la Francia e alcuni anni fa delle formazioni locali si ribellarono al governo sudanese, innescando la reazione governativa. In Darfur è in corso da anni una pulizia etnica che il governo ha affidato a milizie locali, occasionalmente rinforzati dall'esercito. I Janjaweed operano in bande, bruciano i villaggi del Darfur, hanno provocato finora oltre 200.000 morti, due milioni di profughi e continuano imperterriti a spadroneggiare sulle masse di civili indifesi che peregrinano nel deserto. La comunità internazionale ha brillato per assenza e si è allertata con un ritardo di oltre un anno, per non disturbare gli importanti accordi di pace tra il governo sudanese e i cristiani del Sud, prologo alla commercializzazione del petrolio sudanese.


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