di mazzetta

Che i politici israeliani siano ormai vittima di una pericolosa isteria, o di un ancor più pericoloso senso d'impunità derivato dalla protezione degli USA, si è potuto verificarlo al di là di ogni ragionevole dubbio poche ore dopo la Conferenza di Roma sul Medio Oriente. Il Ministro della Giustizia israeliano, dopo che il suo paese aveva anche schivato l'ennesima condanna dell'ONU (questa volta per aver bombardato una sua postazione uccidendo quattro caschi blu che per dieci volte avevano chiamato gli israeliani per dire che erano sotto il loro bombardamento), non ha trovato di meglio che dire che la dichiarazione rilasciata al termine del vertice era una autorizzazione per Israele a continuare l'aggressione al Libano. Un successo che Israele ha festeggiato bombardando anche Gaza, tanto perché i palestinesi non pensassero a un calo d'attenzione nei loro confronti. Il Dipartimento di Stato ci ha pensato un po' e poi ha mandato un portavoce a leggere una dichiarazione nella quale si afferma che "Ogni dichiarazione di questo genere è oltraggiosa".
Oltraggiosa; quindi il ministro israeliano ha insultato tutti i paesi presenti alla Conferenza di Roma, Stati Uniti compresi. Ce ne sarebbe abbastanza per una crisi diplomatica tra i due paesi, ma sarebbe davvero una novità. Israele ha sempre avuto licenza di dire quel che voleva, salvo sollevarsi indignato se qualcuno nel mondo eccepiva, anche negli Stati Uniti. La cosa più significativa è che prima del Dipartimento di Stato USA solo la Finlandia aveva eccepito a questo evidente esercizio di plateale arroganza verso la comunità internazionale e soprattutto verso gli "alleati". Sarebbe curioso sapere se gli altri paesi hanno lasciato l'iniziativa agli USA o se hanno considerato la dichiarazione una stupidaggine che non meritava risposta.

A volte sfugge, umiliata dall'asimmetria delle relazioni, che Israele è de facto il primo alleato degli Stati Uniti e che insieme sono alleati ad una vasta schiera di paesi che ormai si tende ad identificare come il blocco Occidentale, anche se comprende il Giappone, la Corea del Sud e l'Australia tra gli altri. Sfugge anche perché è evidente a tutti che dal 9/11 gli USA si sono presi mano libera e hanno assunto il controllo totale di quella War on Terror che Bush ha dichiarato e che molti, anche al di fuori dell'Occidente, hanno accolto con entusiasmo. A questo schema fa eccezione Israele, come non mai necessario supporto all'attacco degli USA in Medioriente e Afghanistan.

Israele infatti ha preso alla lettera i piani della destra americana e ha capito di avere a sua volta mano libera o di potersela prendere a piacimento. Il primo effetto della War on Terror è stato che Israele ha tacitamente stracciato la Road Map e cominciato una severa repressione sui palestinesi; sono cinque anni infatti che i palestinesi parlano con un muro, un muro di cemento alto otto metri che Israele ha costruito all'evidente scopo di annettere parte dei Territori Occupati. Sharon ha pensato bene che la guerra in corso fosse un'occasione irripetibile per forzare la mano.

Dopo quattro anni di tormenti i palestinesi hanno votato in massa per Hamas, un comportamento decisamente comprensibile visto che dopo la morte di Arafat il successore aveva dovuto avere il gradimento di Washington e di Tel Aviv per andare al governo. Abu Mazen non ha potuto far altro che fare buon viso al gioco sporco di Sharon, potendo lamentarsi delle angherie israeliane solo dopo lunghe premesse obbligatorie nelle quali doveva biasimare il "terrorismo" . La situazione ricorda da vicino il premier iracheno Al Maliki, asceso all'incarico per grazia degli americani. Dopo cinque mesi dalle famose elezioni irachene il governo non c'era ancora. Alla fine l'accordo era stato raggiunto sul nome di Al Safari, però sgradito.

Al Maliki è così diventato premier, l'ennesimo leader fantoccio nelle mani degli americani. Non è che Al Maliki e i suoi possano agire liberamente, il problema è che si danno parecchio da fare, ma poi gli USA dispongono diversamente. Al Maliki era riuscito a portare a casa un accordo unanime per un'amnistia ai combattenti che avrebbe dovuto essere la premessa per la fine delle violenze; l'unica ipotesi realmente praticabile nell'Iraq di oggi. L'ambasciata americana, barricata all'interno di un'immensa area requisita e recintata all'interno della Zona Verde ( estesa come il Vaticano, destinata ad ospitare 8.000 "diplomatici" americani…), ha detto che l'amnistia andava bene, ma non doveva essere concessa a chi aveva aggredito i soldati occupanti o la polizia irachena. Praticamente avrebbero avuto l'amnistia solo quelli che hanno ucciso sistematicamente i civili, con gli attentati, le esecuzioni sommarie o per rapine e vendette.

La cosa non ha funzionato e l'accordo è scemato. Non ha funzionato neanche il piano del governo (USA) per mettere in sicurezza Baghdad. Nonostante l'impiego di 40.000 uomini la violenza è aumentata. Ora a Washington hanno pensato di inviare altre truppe da combattimento - 8.000 americani e 8.000 iracheni - e di procedere per blocchi d'isolati a riportare la "sicurezza". Per la geniale iniziativa i soldati li hanno presi tra quelli impegnati a pacificare la provincia di Anbar, che è sotto attacco massiccio come la Falluja di qualche tempo fa; la coperta americana in Iraq è sempre stata corta. Il buon Maliki, allora, è andato a Washington a perorare la sua causa, ma al Congresso Israele è intoccabile anche per molti democratici, così è stato insultato nientemeno che da Howars Dean ( in precedenza candidato-internet alla nomination presidenziale) che gli ha detto che è un antisemita perché ha evitato di condannare Hezbollah. Condanna estorta dalla Rice agli alleati mediorientali, ma già ritirata e dimenticata sotto la pressione delle loro opinioni pubbliche.

Il resto dell'intervento americano, cioè la parte per la quale in teoria sono stati spesi miliardi di dollari ( secondo stime attendibili al guerra è costata a oggi un trilione di dollari: mille miliardi) è semplicemente evaporato. Nemmeno l'ospedale pediatrico, fiore all'occhiello della First Lady, è stato completato e langue come un qualsiasi ospedale italiano iniziato e mai finito. Non sono state costruite infrastrutture diverse dalle basi militari, la situazione di luce acqua e gas e rifornimenti di benzina è drammaticamente peggiore rispetto ai tempi di Saddam, quando il paese era sotto embargo.

Gli Stati Uniti in Iraq si sono coperti di tutte le vergogne possibili, dalle violazioni dei diritti umani degli iracheni al mancato adempimento dei doveri verso le popolazioni civili in tempo di guerra, all'uso di armi chimiche ( vietatissime), fino al totale annichilimento dei diritti dei prigionieri e per la tortura. A questo va aggiunta quella che è a tutti gli effetti la più grande rapina del secolo appena iniziato, quella dei fondi destinati all'Iraq e alla War on Terror.
Poi si dovrebbe anche considerare la violazione della privacy telefonica di tutti gli americani e di quella bancaria di tutte le aziende e di tutti i correntisti di tutto il globo.

Tutto questo gli Stati Uniti lo hanno realizzato nonostante i consigli da "amici" con i quali gli alleati, che poi si sarebbero sfilati uno ad uno, hanno cercato di richiamare l'attenzione degli alleati.
Lo stesso ha fatto Israele, che prima ha dichiarato l'annessione unilaterale di parte dei Territori spacciandola per un ritiro e poi ha aggredito Gaza e distrutto il Libano. Che incidentalmente è uno stato sovrano e una democrazia che non ha mai pensato di aggredire il potente vicino. Ora Israele ha "oltraggiato" gli Stati Uniti e probabilmente sarà l'ennesima pantomima con la quale gli americani si smarcano dagli errori della politica israeliana, troppo militarizzata per poter contemplare soluzioni civili.

Sarebbe sperabile che l'uscita degli USA fosse d'esempio agli europei, decisamente troppo timidi e che i contrasti si facessero più aperti e franchi, perché gli USA da tempo hanno bisogno di amici che dicano loro quanto stiano oltraggiandosi da soli, che sia per imperizia o per calcolo, giusto o sbagliato, poco importa. Fino a che tutti gli daranno ragione crederanno di essere nel giusto, fino a che gli alleati non avranno il coraggio di mettere all'ordine del giorno l'immane disastro della guerra voluta dagli americani, ne dovranno essere considerati complici. La situazione è paradossale, perché la guerra è sostenuta da una metà scarsa degli statunitensi, dagli israeliani in gran misura, ma per il resto è avversata con percentuali altissime in tutte le opinioni pubbliche mondiali. Eppure i rappresentanti democraticamente eletti di questa enorme maggioranza della popolazione mondiale, continuano a votare per una guerra che ha lo scopo ufficiale di costruire democrazie dove non ci sono mentre in realtà distrugge quelle che esistevano fino a ieri.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy